[QUEST EVENTO] Festa delle Gemme

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Grande Flusso
     
    .

    User deleted


    Avviso quest: Link

    Partecipanti: Aakim, Astherja, Dalilah, Ji-Hun, Jasmine, Alia.
    Alert: Giallo
    Quest Master: Grande Flusso
    Data inizio: 4 Aprile
    Tempi di risposta: 3 giorni dall'ultimo utente che aziona, in base al turno. | Chi non risponderà entro il tempo stabilito, verrà sorpassato.
    Tempo max per concludere: //

    Turnazioni: Astherja, Aakim, Ji-Hun, Jasmine, Dalilah, Alia.



    tumblr_onstdabWDQ1rxh4qfo1_540



    (Credits: www.pixiv.net/member.php?id=30959)



    Incipit



    Musta'sim, un Regno che pian piano stava rinascendo dalle proprie ceneri.
    Un embrione che ancora titubava nel proprio sviluppo e nella crescita.
    Un timido bocciolo scarlatto nascosto tra migliaia di rose in fiore mille volte più belle e colorite in un giardino sconfinato quale poteva essere il mondo.

    Rimettere in piedi un Regno raso completamente al suolo si stava rivelando essere una missione più ardua di quanto si potesse pensare, ma per Dalilah questo era soltanto uno dei tanti ostacoli che il Fato s'ostinava a porle innanzi con l'aspettativa che lei lo superasse, come aveva sempre fatto.
    Lei che, nel suo piccolo, aveva avuto questa idea e che per anni si era adoperata al fine di vederla realizzata al solo scopo di attirare a sé l'attenzione del fratello gemello di cui aveva perso le tracce tempo addietro non avrebbe desistito proprio ora che il suo sogno stava finalmente prendendo forma.

    Se dal punto di vista politico e legislativo stava cominciando a vincere qualche battaglia, come sarebbe riuscita ad attirare a sé persone disposte ad abitare nel suo piccolo Regno, senza che esse dovessero temere costantemente di finire schiavizzate per suo volere? Di certo il vecchio Regno di Musta'sim non si era guadagnato una buona fama tra i maghi, ma se per questo nemmeno Magnostadt con i comuni esseri umani, quindi lei avrebbe dovuto trovare una soluzione che potesse fungere da ponte di mediazione tra estremi rimasti tali per troppo tempo.
    Necessitava di apprezzamenti e di consensi, di gioia e di un clima disteso che potesse conciliare gli animi sospettosi o restii ad avvicinarsi a quella terra che era destinata a perire nuovamente, altrimenti.

    Delle tante idee che le balenarono in mente una soltanto rimase immutata nella sua testolina.
    Un'idea legata ad uno dei ricordi più belli legati alla sua infanzia, agli anni in cui aveva vissuto a Musta'sim assieme alla madre e al fratello gemello Brahim.

    Cadeva ai primi di aprile e si chiamava “La Festa delle Gemme”.
    A Musta'sim accorrevano così tanti minatori accompagnati dalle rispettive famiglie che tutte le locande del Regno dovevano dichiarare di aver esaurito le camere disponibili per la notte.
    Le strade della città si riempivano di banchetti appartenenti a rivenditori di gemme scarlatte estratte direttamente dalle miniere di cui soltanto i minatori conoscevano l'esatta ubicazione.
    Alcune bancarelle invece erano soltanto a titolo espositivo e le famiglie si raggruppavano proprio presso queste ultime per disporre ordinatamente quelle pietre che padri, madri, figli, nipoti, mariti, mogli e chi più ne ha più ne metta avevano portato con orgoglio per tutta una vita.
    Molti visitatori giungevano dai Regni vicini e talvolta anche da molto lontano soltanto per poter ammirare quei manufatti artigianali che contraddistinguevano la nostra terra da tutte le altre.
    Le svariate forme delle gemme, il loro utilizzo nelle collane o negli anelli, nei monili femminili o nei bracciali maschili. Tutti a Musta'sim possedevano una propria gemma sin dalla nascita e tutti ne andavano estremamente fieri.
    Era quella fierezza, quell'orgoglio a guidare gli altri popoli nel nostro Regno e noi ne eravamo alquanto felici. Persino i regnanti esponevano all'interno di una sala del castello le gemme che la Famiglia Reale portava con orgoglio da generazioni e che per il resto dell'anno giacevano conservate al sicuro.
    Vi era anche chi acquistava una gemma intagliata in modo particolare per il figlio che presto sarebbe nato o per la persona amata a cui si voleva chiedere la mano.
    In quei giorni Musta'sim era permeato da un'aura felice, calda e scarlatta.
    Proprio come le gemme che fungevano da protagoniste indiscusse della manifestazione.


    Quel ricordo che ancora nel presente le donava calore e dolcezza guidò le sue azioni con una spontaneità disarmante; in primo luogo Dalilah decise di assoldare alcuni dei mercanti con cui aveva trascorso parte della propria prima giovinezza in veste di garzone affinché essi diffondessero la voce sull'imminente manifestazione che si sarebbe tenuta nei pressi del rinnovato Regno di Musta'sim, quindi pregò loro di raggiungerla quanto prima in modo tale da poter allestire quante più bancarelle possibili su cui avrebbe disposto tutte le gemme che sarebbe riuscita a trovare tra i resti di quella che un tempo era stata la sua adorata terra natia.
    Nel mentre ella si recò a “casa” per iniziare a rovistare tra le macerie che Mogamett aveva lasciato in segno di monito della sua collera e per puro caso riuscì a trovare tra i resti di quello che un tempo era stato il castello in cui lei, il gemello Brahim, Isaac e Dunya avevano vissuto le gemme appartenenti ai regnanti di Musta'sim quasi del tutto intatte.

    Recuperate le gemme più importanti, Dalilah iniziò a rovistare anche tra i resti delle abitazioni e per quanto arduo risultò essere quel compito riuscì a trovare qualche gemma ancora intatta e in buono stato. Nel frattempo alcuni dei mercanti che l'avevano cresciuta quando ancora si faceva chiamare Seimei la raggiunsero a Musta'sim, aiutandola nella costruzione di alcune tende che avrebbero permesso ai visitatori di alloggiare durante i giorni della Festa delle Gemme.
    Altri invece si occuparono dell'allestimento di diversi banchetti che presto sarebbero stati adibiti all'esposizione delle gemme e alla vendita di alcune di esse, appositamente estratte e modellate dai minatori che, attratti dalle voci riguardanti la rinascita di Musta'sim, erano accorsi numerosi per poter nuovamente celebrare il frutto dei loro sforzi assieme a molte altre persone in un Regno che li aveva sempre accolti con affetto e calore.

    La voce sembrò spargersi a macchia d'olio e ben presto Musta'sim si tramutò in una piccola oasi gioiosa e festante, colma di colori e di volti amici che Dalilah osservava con il cuore gonfio di gioia e le lacrime di commozione agli occhi.
    Tutti sembravano essere lì per sostenerla e incoraggiarla nel suo progetto e ogni giorno si aggiungevano persone che un tempo per lei erano state al pari di una famiglia: mercanti erranti, garzoni divenuti a loro volta padroni di banchetti al mercato, anziani che un tempo le avevano insegnato il duro mestiere del commerciante.
    Tutti erano lì, pronti a darle una pacca sulla spalla o ad aiutarla ad allestire i banchi espositivi, e lei non sarebbe potuta essere più felice di così.

    Quando i preparativi furono ormai ultimati Dalilah decise di donare ad ognuna delle persone che erano accorse lì per lei una piccola gemma scarlatta in segno di ringraziamento e gratitudine.
    Per lei, tutte quelle persone, erano come una seconda famiglia.
    Quella che lei si era scelta e che mai avrebbe abbandonato.


    Infine il giorno dell'inizio della Festa delle Gemme giunse.
    I banchetti espositivi aprirono i battenti e con essi anche le bancarelle dei vari mercanti; i musici iniziarono a suonare e le persone presenti iniziarono a conversare animatamente tra loro.
    L'atmosfera sembrò alleggerirsi e un'aura calda e confortante prese ad aleggiare per quelle vie gremite di volti amici a cui Dalilah doveva proprio tanto.
    Osservando tutti, ma senza venir notata, si inchinò e li ringraziò sentitamente a bassa voce mentre dagli occhi umidi scivolavano lungo le guance le prime, calde lacrime di gratitudine.
    Musta'sim stava finalmente rinascendo e tutto questo soltanto grazie alle persone presenti.

    Edited by Grande Flusso - 15/5/2017, 23:42
     
    Top
    .
  2. Astherja
     
    .

    User deleted


    Musta'sim, piccolo paese rispetto al grande Impero Reim a cui era abituata la bionda, ma a vederlo così, altrettanto festoso e orgoglioso delle proprie radici.
    La gente pareva avere una luce propria negli occhi che difficilmente aveva potuto notare in persone con difficoltà simili. Eppure tutto il paese sembrava in festa e la gente si era riversata per le strade in occasione della tanto attesa festa delle gemme. Quale occasione migliore per visitare un paese in cui non aveva mai messo piede prima. Era quasi certa di poter ammirare ricchezze incredibili e non solo per quanto concernesse le gemme stesse, preziosi al centro della commemorazione storica, a quanto aveva capito. Non era una festa nata su due piedi e dopo aver chiesto in giro a più persone, le era stato spiegato il motivo di tanto fermento per le piazze e per le vie della capitale. Certo l'idea di poter sgraffignare qualcosa la sfiorò per un secondo, ma i tempi delle ruberie erano finiti. Forse. Finché non ne avesse avuto necessità, sarebbe rimasta alle regole, limitandosi alle rappresentazioni artistiche dei banchi disposti per le vie, con le varie merci in esposizione, stuzzicata dal suono dei vari strumenti presenti.

    Non ci mise molto a togliersi le scarpe, posando la sacca che sempre si portava appresso, contenente cianfrusaglie trovate in giro e i propri strumenti da disegno, iniziando a danzare a suon di musica. Mettersi in mostra in campo artistico in parte le piaceva. Corpo flesso, slanciato grazie ai pantaloni a palloncino raccolti ora sopra al ginocchio per non impedirle i movimenti, la maglia alla Heliohapt con fascia bianca a sostenere i lembi davanti e sul retro, dello stesso colore, lasciando i fianchi scoperti. Una reimana vestita da ragazzo Heliohapt non passava certo inosservata, specie se la maglia tanto aperta lasciava intravedere anche troppo, cosa normale nel paese desertico, un po’ meno in altri. Ma aveva poca importanza finché poteva danzare tranquilla, volendo racimolando pure qualche moneta per chi fosse stato tanto gentile da offrirne.

    Al termine della melodia corrente si limitò a un lieve inchino, recuperando scarpe e sacca, fissando di nuovo lo stiletto alla schiena tramite l’apposito sistema in cuoio, per poi riprendere a girare per i banchi allestiti, chiaramente scalza. Che non fosse esattamente una persona sana di mente(?) era evidente, ma capitela, è un'artista. Potevano forse non saltare all'occhio quegli occhi dai colori tanto cozzanti tra loro? Il destro azzurro rifletteva i colori del cielo e del mare, l'altro castano, il paesaggio montuoso delle catene reimane, schiarendosi a tratti in base alla luce del sole. Ormai non si sorprendeva più se qualcuno la fermava per strada o inizialmente poteva rimanere sorpreso nel vederla con quegli occhi. Non seppe se anche il commerciante a cui si rivolse dopo aver raggiunto un banco di pietre rosse, pensasse o meno la stessa cosa.

    “Salve signore, posso chiedervi a quanto le vendete queste splendide pietre?”

    Domanda generale, non è che sia attratta dal lusso o simile, ma è certa di poter far lavorare al fratello una cosa simile, magari un paio di minuscole pietruzze da incastonare a un bracciale a forma di serpe, per crearne gli occhi luminosi. Sì, adora tutt'oggi i serpenti, è solo dispiaciuta di non poter chiedere a ogni nobile Heliohapt di poter coccolare i loro. Poco importa, un giorno ne comprerà uno per sé, forse. Quella piccola casa in cui vive diventerà un piccolo zoo oltre a una galleria d'arte con colori, tele, fogli e chissà che altro in giro, come già è. Pensare a casa la fece sorridere, in attesa della risposta dell’uomo. Già, ormai Reim non è più casa propria, benché la senta ancora parte di sé, ma al momento è più interessata a conoscere quel paese completamente nuovo per lei, affascinante quanto basta con gli sbrilluccichii di pietre esposte al sole della giornata primaverile carica di festa.
     
    Top
    .
  3.  
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Member
    Posts
    40

    Status
    Offline
    Si presentava in quella giornata in tenuta sindriana. I lunghissimi capelli corvini venivano raccolti da un cordino azzurro in una coda alta che permetteva comunque loro di ondeggiare lungo la schiena, fino a metà. A lato del viso, tra le ciocche scure che glielo incorniciavano, vi erano monili dorati che tintinnavano ai movimenti e piume di colore violaceo, tendenti al blu.
    La carnagione olivastra permetteva ai suoi occhi chiari, di un ambrato luminoso tendente al dorato, di spiccare in ogni tonalità scura, specie sotto un qualsiasi tipo di luce.
    Fisico temprato dal mestiere di fabbro. Le vesti come d’abitudine gli lasciavano scoperto il petto e gli addominali, così da mostrare il tatuaggio a forma di mezzaluna sul pettorale destro. Braccio adiacente avvolto invece da stoffe bicolore azzurre e verde sgargiante, le cui pieghe erano ornate dagli stessi monili dorati a cerchio presenti nei capelli. Un arto completamente fasciato dunque da morbide fasce, mentre il sinistro lasciato nudo per mostrare la seconda mezzaluna tatuata sulla pelle. Solo un bracciale dorato sotto di questa, tenuto a contatto con la pelle e un altro al polso, ben più particolare del fratello.
    Si trattava di un gioiello per lui significativo che raffigurava una pantera in argento annerito con rifiniture in oro e occhi di puro topazio. Creazione di fucina Kairann e idea donatagli dalla sorellina Astherja che aveva definito quel bracciale un’impersonificazione del suo stesso creatore.
    Le vesti inferiori erano invece costituite da un paio di pantaloni color crema con il rigonfiamento alla caviglia a ricordare le veste arabe. Pantaloni tenuti però fermi in vita da una cinta nera, cucita da lui, con un prolungamento più lungo sul retro delle gambe a ricordare la coda di un felino.
    Fidarsi era bene, non fidarsi ancora meglio e per tal motivo all’infuori di Sindria era solito girare con le sue due daghe allacciate alla stessa cinta. Armi finemente lavorate nel suo apprendistato a Kou, ma costantemente in via di miglioramento.
    Ultimo elemento non meno importante, una catenina al collo, terminante con una gabbietta dentro la quale aveva sempre tenuto, da quando la conobbe, una biglia violacea regalatagli da Astherja.

    Aveva sentito parlare della “Festa delle gemme” di Musta’sim nell’ultimo periodo. Un evento alquanto interessante per un fabbro la cui arte comprende anche l’oreficeria e la creazione di monili o gioielli vari, tanto valeva recarsi sul luogo a dare un’occhiata.
    Probabilmente non se ne sarebbe potute permettere molte, ma l’idea era quella di acquistare qualche pietruzza per poterci creare qualcosa di esotico da mettere in esposizione alla sua fucina.
    Di sicuro sarebbe stato tutto molto apprezzato dai viandanti di Sindria e non si sapeva mai che la cosa potesse interessare anche gli affari del suo maestro a Kou.
    Aakim era un tipo che la testa la sapeva usare e rimanere aperti su ogni fronte, studiando il terreno, era uno delle sue strategie principali.
    Più infatti che per la festa, era appunto giunto per questioni di lavoro e interesse proprio, che poi il tutto si rivelasse qualcosa di più interessante beh, certamente non gli sarebbe dispiaciuto. Un po’ di divertimento non avrebbe mai fatto male.

    La musica era di suo gradimento, così come le danze effettuate da varie persone. Una testolina bionda sembrò per qualche istante ricordargli qualcuno.
    Per una volta, anche se fosse stata lei, l’avrebbe tranquillamente lasciata proseguire per la sua strada.
    Era un “fratello maggiore” protettivo nei suoi confronti, ma da tempo aveva imparato come lei fosse in grado di badare a sé stessa.
    Con quel pensiero rincuorante, continuò per la sua strada osservando le varie bancarelle stracolme di pietre e quant’altro tipico di Musta’sim.
    Una in particolare lo attirò. Presenti sui banchi vi erano pietre di un rosso intenso, in cui però vedeva anche sfumature viola, ovali, che gli diedero più spunti per alcune sue idee che balenavano da tempo nella sua mente.

    «Una Shamshir e una scimitarra con queste incastonate…farebbe proprio una bella figura. »

    Nella testa già gli partirono vari schemi con le due armi da lui citate finemente lavorate con incisioni anche sulle due lame. Era qualcosa che gli piaceva mettere quando faceva lavori fini, un chè di particolare che molti fabbri non mettevano nelle armi. Per di più c’era da dirlo, a Kou aveva passato decisamente tanto tempo a produrre armamentari tutti uguali in vasta scala… ringraziamo il maestro che gli lasciava tutto il lavoro! Maledetto lui, gli avrebbe dato la scossa non sa quante volte se solo fosse stato un mago.
    Quando si perdeva con la testa per i fatti suoi appariva con una serietà e concentrazione surreale in viso, nonostante di base fosse un tipo solare. Assorto nei suoi pensieri, si era portato persino un braccio con una mano sotto il mento, indeciso se acquistarne qualcuna appunto per i suoi lavori.
    Talvolta però realizzava di essere troppo preso da quelle cose.

    «Decido che fare e mi svago un po', non posso sempre essere qui a pensare al lavoro... »

    Sospirò dandosi dello stacanovista. Eppure glielo dicevano in tanti che lavorava troppo... Cocciuto Aakim, cocciuto.
     
    Top
    .
  4.  
    .
    Avatar

    Member
    ♀♀♀

    Group
    Member
    Posts
    105

    Status
    Offline
    Non si poteva dire che quello fosse proprio un viaggio di piacere, per Ji-Hun. Non è lì solo per divertirsi, nè tantomeno è in compagnia. Avrebbe potuto portare con se' la sua sorellina, ma per stavolta ha deciso di lasciarla ad una balia e "godersi" il viaggio da solo, senza dover far da genitore.
    Si era preso quelle giornate un po' per lavoro e un po' per relax, in realtà. Una sorta di vacanza dall'altra parte del mare che avrebbe in teoria anche potuto offrirgli un minimo di utilità economica, se se la fosse giocata bene.
    Le gemme non erano il suo campo d'appartenenza, ma doveva dire di apprezzarle. Sono eleganti, possono essere inserite ovunque, e conferiscono un'aria di superiorità a chi le indossa. Lui stesso ne indossava un paio, in quell'occasione.
    I suoi capelli erano in parte raccolti, la parte superiore era infatti tirata indietro e trattenuta da forcine, con un paio di piccolissime gemme blu sull'estremità. La parte inferiore della chioma era invece lasciata sciolta, e i capelli castani continuavano ad arrivargli ad altezza spalle.
    Era partito con una nave mercantile, e arrivato in anticipo di un paio di giorni rispetto alla "Festa delle Gemme". Ha passato le giornate nel tentativo di crearsi qualche piccola rete commerciale, tentanto di rabbonirsi qualche mercante del luogo, ma senza insistere troppo.
    E' da oggi che gira per la festa. Ha ammirato la gente ballare, si è bevuto qualcosa, ma il tutto senza aprir bocca con nessuno.
    Qualche sorrisino sarà volato in giro, giusto per educazione. Non conoscendo nessuno, però, non si era esposto troppo. Nè ha tentato di crearsi nuove reali amicizie. Non era proprio il tipo. Durante le ore di piena, dove più persone si accalcavano, lui ha sempre cercato di tenersi in disparte. Le folle non erano il suo forte.

    Dal canto suo, si presentava con uno stle di vestiario che ricorda il suo paese d'origine, Kou. Era infatti coperto da un lungo kimono blu notte, dalla stoffa rigida e pregiata, con ricamate delle onde ai piedi del vestito di un colore dorato. Sopra questo, una veste verde pistacchio a coprirgli spalle e schiena, ma aperta sul busto, dove era invece possibile vedere un obi nero largo appena una decina di centimetri, in a stringergli l'abito ad altezza fianchi. Anche questo pareva essere una stoffa pregiata, probabilmente un raso ricercato.
    Un paio di occhiali dalla montatura tonda erano al solito presenti, a conferirgli quell'aria da riccone saputello che in effetti era. Anche se non era proprio tra i più benestanti del paese, ma la sua professione gli permetteva di "sopravvivere" al meglio, e lui ci teneva a dare un'impressione di se' anche un po' "gonfiata".
    Esteticamente si presentava come un ragazzo dai lineamenti orientali, occhi a mandorla, scuri, e una carnagione chiarissima, quasi lattea. Uno dei tanti motivi per cui il più delle volte era solito rimaner ben coperto, per evitarsi brutte bruciature. Si abbronzava con non poca difficoltà. Alto sul metro e ottanta, dal fisico asciutto e slanciato.

    Ora che alcune famiglie si son ritirate, si era immerso di nuovo tra le le bancarelle, lanciando occhiate a destra e a sinistra. Aveva già controllato un po' tutto, ma quelle pietre attiravano comunque la sua attenzione. Si fermò ad ammirare delle gemme rosse, chiedendosi se in qualche modo avrebbe potuto adoperarle per ornare qualche vestito... Ma poi decise di demordere. Meglio non spendere per inutili cianfrusaglie. Non ancora.
    Era lì per trovare qualche affare, ma dovrà aspettare verso la fine della festa per trovare le migliori occasioni, magari per le merci rimaste invendute.

    Tirò un profondo sospiro, e giunse le mani al petto, nascondendo l'una nella manica dell'altra.
    Si allontana un po' dalla zona espositiva, ma rimanendo sempre nei pressi della festa. Rimase là di lato, in disparte di potrebbe dire. Lo sguardo però rimaneva vigile sui presenti, come se stesse studiando anche i visitatori.
    In volto, un'espressione tranquilla. In caso qualcuno avesse incrociato lo sguardo con lui, gli avrebbe sorriso cordialmente.
    Lo sguardo rimase alcuni secondi in più sulle figure di Astherja e Aakim, sicuro di averli già intravisti da qualche parte, ma senza andare davvero ad indagare.
     
    Top
    .
  5.  
    .
    Avatar

    Effe ف

    Group
    Narratori
    Posts
    147

    Status
    Offline
    Feste, canti e musiche per la strada; bancarelle e tanta, tantissima gente ad animare le vie di quella nuova città risorta dalle sue ceneri dopo la sua totale distruzione molti anni prima.
    In un ambiente del genere, pieno di festa e in un nuovo regno, era difficile non incontrare Jasmine: amante della guerra, degli scandali, ma soprattutto di eventi esteri a cui amava partecipare e intrattenersi con chiunque, in particolare con la nobiltà.
    Musta’sim era tornata in vita da poco, e ad accendere la fiamma era stata una sua conoscenza. Dalilah, figlia illegittima dell’ultimo re, si era impuntata per voler riportare il regno al suo antico splendore e ci stava riuscendo egregiamente.
    Jasmine ricordava ancora, circa tre anni prima, quando la ragazza si presentò nel suo palazzo reale a Toru per chiederle consiglio; inizialmente le sembrava una cosa folle, ma niente era impossibile con una buona dose di volontà e determinazione ferrea. Certo, e anche qualche aiuto, se necessario: insomma, non è roba semplice tirar su un regno morto, e per di più giudicato male da molti a causa dello sfruttamento di maghi che veniva praticato in tempi passati.

    Jasmine conosceva poco Musta’sim. Sapeva che Parthevia, il suo paese natale, aveva tentato di attaccarla invano molti anni prima, e il piccolo regno al di là del mare si era difeso più che bene grazie, appunto, alla presenza dei maghi. Ma la donna all’epoca era solo una mocciosa, non ricordava neppure se in quel periodo si trovava a Qishan o a Remano, e dunque Musta’sim non aveva mai stuzzicato particolarmente la sua attenzione. Fu proprio Dalilah a metterle in testa quella curiosità che spinse Jasmine ad aiutarla e, a distanza di tre anni, a saltare sulla prima nave e raggiungere le coste del nuovo regno.
    La nave aveva appena attraccato al porto, puntualissima, dal momento che a quanto sembrava la festa era cominciata da poco.
    Passi lenti e misurati, mentre si aggirava tra la folla cercando di scorgere Dalilah. Come un mantra, si ripeteva che era l’unica fanciulla con i capelli turchini. O almeno sperava, ecco.

    Per nulla sfarzosa, ma cupa come al solito, Shaytan era totalmente vestita con stretti abiti di pelle nera e placche d’armatura su avambracci, spalle e busto, le mani erano coperte da stretti guanti in pelle; dagli spallacci scendeva un mantello blu come la notte, che ondeggiava ad ogni passo e sfiorava lievemente le strade; alla vita, incastrata alla cintura, v’era la scimitarra Partheviana e altri vari stiletti dalla lama d’ossidiana. Troppo diffidente per girare disarmata.
    La luce del pomeriggio proiettava, sui capelli nero corvino, una sorta di cerchio di un blu profondo attorno al capo; lunghe ciocche di capelli andavano ad ombreggiare il lato destro del viso, il cui occhio corrispondente era coperto da una benda di metallo nera, mentre l’altro era di un brillante color magenta che risaltava ancor di più per via del forte trucco nero, ben delineato sulla palpebra; grandi orecchini d’oro a forma di cerchio si intravedevano tra i capelli e sfioravano i lati del volto, brillando ad ogni raggio di sole che riusciva a colpirli.

    Percorrendo l’intero viale, tra artisti di strada, bancarelle, folla e musicisti, continuava a darsi un’occhiata intorno in cerca sì di Dalilah, ma anche per spulciare le gemme rosse tra le bancarelle.
    Finalmente, vide un capo turchino tra la gentaglia. Non si affrettò ad avvicinarsi, proseguì con calma e si accostò al banco di un mercante lì a fianco.

    «E l’incoronazione, a quando?»

    Fu il suo modo di salutarla, accompagnando la frase da un lieve sorriso sornione, mentre le braccia si incrociavano al petto.
    Non l’avrebbe dato a vedere, non subito, ma era felice di vederla e constatare che stava andando tutto bene con la riorganizzazione del Paese. Non doveva esser semplice, ma ce la stava facendo alla grande.
     
    Top
    .
  6. Dalilah di Musta'sim
     
    .

    User deleted


    Piangere fu una valvola di sfogo temporanea, ma comunque necessaria: era felice del risultato ottenuto, aveva il cuore gonfio di una gioia senza precedenti per via di tutte quelle persone che pian piano stavano affollando le vie cittadine addobbate ad arte per l'occasione e lo stress del periodo precedente iniziava a gravare sulle sue spalle con maggior insistenza, ora che i suoi sforzi iniziavano a fruttare. Se da una parte era molto felice per tutto ciò che era riuscita ad ottenere lottando e impegnandosi, dall'altra si era stancata molto e quella fatica si era tramutata in un pianto liberatorio che condensava in esso sentimenti positivi e negativi assieme.
    Le bastarono un paio di singhiozzi acuti, qualche lacrima calda e l'equilibrio momentaneamente perduto tornò a regnare nella sua mente; fortunatamente vantava nervi saldi la maggior parte del tempo e quelle sue uscite alquanto emotive erano una rarità persino per lei.

    Si ritrovò dunque un po' scossa e decisamente sollevata da quella sua reazione così spontanea e inaspettata, ma non appena i nervi si furono placati tornò alle proprie occupazioni, asciugando rapidamente gli occhi con i bordi di una manica dell'abito rosso perfettamente aderente al corpo e prendendo un profondo respiro.
    “Sono pronta” si disse, nel preciso momento in cui i suoi passi iniziarono a condurla lungo la via principale della città, ora affollata di gente proveniente da terre che anni prima aveva visitato ma i cui volti non riusciva ovviamente a riconoscere come familiari.
    Alla Festa delle Gemme erano accorsi donne e uomini di tutte le età e un tripudio di colori e tradizioni ora si raccoglieva lungo quella strada che durante la sua infanzia solitamente era stata gremita di sudditi suoi conterranei; la visione le ispirava un sentimento di profonda fiducia nei riguardi di quel futuro ancora incerto e la speranza si riaccese ancora una volta nel suo cuore.

    “Chissà se...Tra queste persone, c'è anche mio fratello Brahim” fu il pensiero che per un istante che le parve infinito accarezzò la sua mente, scaldandole improvvisamente il cuore: erano trascorsi davvero moltissimi anni da quando, a causa di un mercante di schiavi, i loro destini avevano imboccato strade differenti e da allora lei non aveva avuto più notizie del fratello gemello. Ogni tanto si domandava se lui avesse mai sentito nulla sul suo conto o sui suoi progressi in campo politico; un po' ci sperava, ma voleva comunque rimanere con i piedi incollati a terra e non farsi troppi castelli mentali che avrebbero potuto ferirla, se si fossero rivelati essere soltanto vane illusioni.
    Questi pensieri la condussero in una zona ove alcuni giovani sostavano accanto a delle bancarelle e i suoi occhi azzurri per un attimo scorsero un profilo quasi familiare, capace di farle perdere un battito: un giovane abbastanza alto le dava le spalle, probabilmente intento ad osservare le gemme di granato purissimo esposte sulla bancarella innanzi a sé e Dalilah si sentì quasi in dovere di appurare l'identità dello sconosciuto che in qualche modo le ispirava fiducia.
    I passi si fecero dunque lesti e le braccia iniziarono a ciondolare lungo i fianchi mentre si avvicinava con apparente noncuranza alla medesima bancarella ove quel giovane ancora sostava.

    Una volta giunta nei pressi del banchetto Dalilah fu travolta da un'ondata di profonda delusione, poiché i tratti di quel ragazzo si rivelarono essere troppo differenti da quelli del fratello gemello: pelle olivastra, capelli decisamente scuri e tutti quei tatuaggi avrebbero potuto anche trarla in inganno, ma osservando attentamente il viso di profilo dello sconosciuto la fanciulla si rese conto che gli occhi di costui erano dorati e ciò bastò a far sfumare ogni sua speranza.
    Il cuore si strinse, dolorante, nel petto e la conquistatrice di Dungeon dovette sventolare bandiera bianca innanzi alle sue speranze infrante; sospirando amareggiata, cercò di non dar troppo peso alla cosa, tenendosi occupata come poteva tra le vie della città e accorrendo in aiuto di tutti coloro che potevano aver bisogno di un consiglio o più semplicemente di un favore.

    Fu durante questi giri di perlustrazione che si sentì avvicinare da qualcuno a lei chiaramente familiare: Jasmine Ràjah, la conquistatrice di Dungeon sovrana di Toru che tanto l'aveva aiutata nei suoi progetti di rifondazione di Musta'sim.
    A lei doveva moltissimo, più di quanto si potesse esprimere a parole o in quantitativo danaroso, e la sua domanda retorica riuscì a risollevarle il morale completamente a terra in un istante, facendo sorgere un sorriso sulle sue labbra increspate da una smorfia afflitta.

    «Quando avrò un popolo tutto mio, molto probabilmente..»

    Le rispose con una punta di ironia, sfoggiando un sorrisetto furbo mentre si voltava nella sua direzione per rivolgerle un saluto più consono e accertarsi che stesse bene; ovviamente la mora era in gran forma e la sua bellezza selvaggia la rendeva al pari di una perla nera nel mare di gemme scarlatte che scintillavano tra le tende di seta, disposte sui banchetti lungo le strade.
    Jasmine era un punto di riferimento per lei, una guida che avrebbe sempre seguito se le fosse stato concesso, dopo tutto ciò che l'altra aveva fatto per lei tempo addietro. Fu proprio per questo che, quando rispose le propose al contempo.

    «... Ma non ho tutta questa fretta, il Regno è in fase di ricostruzione e forse un giorno anche la gente in cerca di una terra da poter chiamare “casa” si affaccerà alle porte di Musta'sim. Io li accoglierò a braccia aperte, nella speranza che loro vedano in me una guida e non un despota...
    Comunque sia, ti andrebbe di seguirmi? Devo mostrarti una cosa che ho conservato soltanto per te.»

    Non le avrebbe mai rivelato di cosa si trattava, non così presto almeno.
    Prima desiderava mostrarle un po' i progressi che in tutti quegli anni era riuscita a conseguire e spiegarle quanto importante fosse per la gente di Musta'sim la gemma di granato rosso.
    Forse, così facendo, sarebbe riuscita a scacciare quel sentimento d'amarezza che le graffiava il cuore nel profondo; scuotendo appena il capo tornò lucida e indicando la strada che si apriva dritta davanti a sé si rivolse alla mora.

    «Prima di ciò che ne dici, ci facciamo un giro? Potrei offrirti un boccale di mosto fresco che servono al banchetto qui vicino, mi devi raccontare un po' di cose, tipo come vanno gli affari a Toru e se tu nel mentre sei stata incoronata Regina!»
     
    Top
    .
  7.  
    .
    Avatar

    Player

    Group
    Supporto
    Posts
    92
    Location
    Regno d'Atermyra

    Status
    Offline
    Aveva ben sentito parlare del regno di Musta’sim nella propria vita: un regno caduto per mano di Matal Mogamett, colui che fondò Magnostadt e che prese sotto la propria ala ogni mago esistente su quella terra. Il motivo fu tanto semplice quanto orribile: lo sfruttamento dei maghi nella propria nazione.
    Questi atti così condannabili, avuti verso i maghi da parte dei più alti cittadini del regno, vessandoli anche in maniera cruenta, risultavano alieni all'ottica della fanciulla Atermyrana ma, in contemporanea, davano quel tocco un po' ambiguo e grottesco che tanto suscitavano quella grande voglia di sapere e conoscere i particolari riguardo un regno ormai decaduto.
    Era sempre stata curiosa di sapere qualcosa in più da aggiungere al proprio bagaglio culturale, e mai ebbe l'occasione di soddisfare tale richiesta.
    Tuttavia, quando udì del tanto noto "Festival delle Gemme", rinomato per le magnifiche gemme color cremisi che gli abitanti di Musta’sim erano soliti indossare, in Alia comparve un sorrisetto soddisfatto, il quale esprimeva tutta la sua gioia.
    Non le toccava molto la questione politica, ne il suo ritorno alle origini come una fenice risorta dalle ceneri, ma ampliare le proprie conoscenze con dati del tutto nuovi su una civiltà fino a quel momento a lei sconosciuta.
    Inoltre, conoscere magari la storia nascosta dietro ogni gemma sarebbe stata una curiosità in più; sapeva che i cittadini esponevano le proprie gemme familiari per le strade, mentre quelle della famiglia reale si trovavano all'interno del palazzo.
    Partì il più presto possibile: dovette imbarcarsi da Parthevia, luogo in cui era giunta grazie al suo vagabondare, per giungere nel paese scelto.
    Quando salpò e, dopo un viaggio relativamente breve, la nave giunse a destinazione ella, quasi con la stessa foga di un bambino appena accontentato, scese dal mezzo per ammirare la bellezza di quel luogo morto e appena risorto.
    La moltitudine di voci allegre che si diffondevano per tutto il territorio, arrivarono rapide alle orecchie della ragazza, la quale potè sentire sulla propria pelle l'aria di festa che stava avvolgendo Musta’sim.
    Una persona in grado di far tornare in vita un regno ormai dimenticato - o peggio, ricordato malamente - era degna di tutta la stima che Alia poteva donare; avrebbe fatto i complimenti di persona se mai ne avesse avuto l'occasione.
    Non sapeva assolutamente nulla della famiglia reale, nemmeno dei suoi eredi, e non sarebbe andata via di lì senza aver appreso tutto ciò che fosse possibile.
    La giornata si presentava soleggiata, davvero perfetta per permettere alla gente di osservare l'oceano di pietre scarlatte esposte, oltre a godersi a pieno la festa.
    Alia, nonostante fosse lì in veste di turista, era facilmente distinguibile: la lunga chioma dorata, lasciata sciolta e libera, gli occhi rosei, corpo da amazzone, la classica fanciulla dai tratti chiaramente Atermyrani.
    Il capo era adornato da una fascia blu notte - uno dei colori che più apprezzava - mentre il petto era coperto da un top del medesimo colore, il quale lasciava scoperto gran parte del ventre e del petto, oltre alle braccia; forse era fin troppo scollata ma, in fondo, non le interessava. Decise di non indossare la tuta velata marrone che soleva usare a causa del caldo che sentiva in quei giorni di soggiorno.
    I pantaloni erano larghi, il classico stile harem, aperti ai lati e del medesimo colore del top, mentre dei sandali nero pece calzavano i piedi di Alia.
    Diversi ormamenti che era pratica indossare erano, per quell'occasione, stati eliminati dal proprio look del giorno, preferendo uno stile molto più pratico ma sobrio, visto che amava indossare peculiari accessori; l'unica cosa che spiccava era una sacca, la quale fungeva da bagaglio, visto che amava viaggiare e non sopportava sostare in un luogo per troppo tempo, in cui erano raccolti tutti gli oggetti ritenuti più importanti per lei, tra cui una sciabola ottenuta a Reim prima di lasciare il colosseo di Remano.

    *Sono l'unica a sentire tanto caldo..?*

    Si chiese tra sè e sè, un pensiero di fugace passaggio.
    Intraprese il tragitto che l'avrebbe portata sulla via principale, dove finalmente potè ammirare le tanto famose gemme che contraddistinguevano ogni cittadino della zona, ognuna conservante al suo interno tradizioni e accadimenti del singolo soggetto.
    Magari avrebbe potuto acquistarne una per ricordo, l'avrebbe riposta in un piccolo sacchetto con tutti i "souvenir" di ogni zona visitata: sfilò dalla sacca un grande libro dalle pagine bianche - o almeno solo in parte, visto che aveva già iniziato a compilarlo - in cui iniziò a scrivere tutto riguardo quella festività e sulle sue pietre rosse. L'inchiostro macchiava ritmicamente il foglio bianco, riempiendolo di nozioni che, magari un giorno, avrebbe riletto volentieri, in ricordo di quando giunse lì ai primi di aprile.
    Si sedette sul terreno, con la schiena appoggiata ad un edificio, scrivendo ed osservando il mondo attorno a lei.
    Non le interessava molto interagire, si allontanava sempre dai punti più affollati, sentiva mancarle l'aria in mezzo ad una massa di gente.
    Non le serviva molto relazionarsi, non tutti meritavano la sola conoscenza con lei, o così lei pensava.
    Doveva ammettere, però, che c'era un'affluenza di persone, da tutto il continente e fuori da questo; enorme: gente da Parthevia, Reim, Kou... diverse etnie riunite in un unico regno che, spinto dal desiderio di riscattarsi, era riuscito ad attirare un flusso di gente tanto grande.
    Ripose il diario, più prezioso di un diamante agli occhi colod quarzo, all'interno del sacco, stringendolo forte a sè prima di percorrere nuovamente le strade di Musta’sim.
    Molti erano giunti lì solo per vendere tutte le gemme trovate nel sottosuolo, ognuna dalle forme più disparate.
    Una delle tante bancarelle che offrivano quelle pietre tanto belle quanto importanti per la gente di Musta’sim, attirò l'attenzione della bionda, la quale scrutò ogni particolare, per poi osservarne una a forma di goccia.
    Sembrava davvero una goccia di sangue cristallizzata; i raggi solari creavano un'aura rossastra attorno.
    Magnifico, non c'era che dire.
    Potè notare che, affianco a lei, non fu l'unica ad osservare la mercanzia offerta, ma non stette molto ad osservare chi mai fosse, e non le interessava tanto saperlo.
    Continuava ad osservare quella gemma, ormai l'aveva conquistata, e nessuno l'avrebbe acquistata prima di lei.

    《Mi scusi, a quanto vende questa gemma?》

    Chiese pacatamente, in attesa della risposta da parte del mercante.
     
    Top
    .
  8. Astherja
     
    .

    User deleted


    Dopo la risposta dell'uomo, optò per qualcosa di semplice: due pietruzze rosse minuscole per gli eventuali occhi del bracciale a serpe, una tonda e una ovale, dal fondo piatto, non troppo grandi. Non è persona da lusso sfrenato o quant'altro, francamente nemmeno le interessano certe cose, l'unico scopo della propria vita è essere libera e imparare quante più cose possibili sul mondo che la circonda, possibilmente con qualche compagno o amico con cui viaggiare. Anche per quel motivo era seriamente intenzionata a fare un salto al mercato degli schiavi, giusto per capire se i prezzi fossero cambiati da quando lei ne era uscita e per vedere un po' cosa girasse. Non che la cosa le faccia esattamente piacere, ma certi padroni dovrebbero essere sgozzati a vista e lei non ha altre spese se non quelle di tutti i giorni. Meglio in mano a lei che a qualcuno che li fustiga tutti i giorni, giusto?

    Non fece troppo caso alla bionda non troppo distante da sé, così come all'uomo occhialuto che sembrava averla notata. O meglio, li aveva notati già da un pezzo assieme a tutta la gente circostante, chi dagli abiti colorati, chi dalle sacche tintinnanti – che diciamocelo, erano un puro invito a nozze – chi invece dai classici costumi del proprio paese, ovunque esso si trovasse. E gli immancabili Heliohapt, belli quanto basta, la pelle color caramello in netto contrasto con occhi verdi e capelli chiari. Il creatore doveva aver avuto uno spiccato senso della bellezza per crearli in quel modo. Ma poco importava ora che aveva ottenuto ciò che voleva – pagandolo per una volta(?) - quindi si ritenne soddisfatta della propria giornata, riponendo le gemme all'interno di un sacchettino che le stava nel palmo della mano e successivamente nella sacca assieme a tutte le proprie cianfrusaglie. Adorava spostare gli oggetti più semplici di luogo in luogo, non sapendo che in quel modo avrebbe contribuito anche a confondere gli studiosi, quindi si perse ad osservare in giro le cose più strane o più semplici indistintamente. Con tutta la gente che c'era e la propria bassa statura, non le fu difficile distrarsi, volutamente per sembrarlo solo o meno, alla ricerca di qualcosa di divertente da fare, così come di qualche oggetto a terra da poter spostare come cocci rotti, pezzi di cuoio, di intonaco o simili. E non ci mise nemmeno molto a inciampare nella veste di un uomo, per la quale si scusò...mentre capitombolava in avanti, dritta addosso a una ragazza dagli scuri capelli corvini, una benda su un occhio notata giusto in tempo prima di cadere, se ella non fosse stata abbastanza veloce da prenderla o semplicemente non le fosse interessato farlo.

    “Perdonatemi signora...”

    Che fosse stata caduta o presa, da terra o dalla sua altezza – per modo di dire, vista la differenza – si sarebbe scusata, tornando a sorridere. Mani a posto, non aveva cercato di rubare nulla questa volta, era semplicemente inciampata. Non fece caso inizialmente alla ragazza dai capelli turchesi, così come non udì il discorso su corone, non corone, regine, mica regine. Troppo caos e troppa folla, il vociare delle persone tutte attorno alle bancarelle ad ammirare le gemme esposte al sole per farle rilucere di luce propria. Ma a giudicare dall'abbigliamento delle due, non sembravano certo popolane. Ecco, l'ennesima volta in cui incappa nei nobili anche quando vorrebbe stargli alla larga. Che poi loro fossero membri di casate reali, certo non poteva saperlo. O meglio, avrebbe potuto se solo fosse mai stata in uno dei loro paesi, così come se fossero girate più informazioni. Per lei cresciuta nell'impero Reim, non era un problema conoscere le casate reali e nobili dell'impero, così come quelle di Heliohapt visto il tempo trascorso nel regno, ma di tutti gli altri non si era mai interessata. Sentito parlare sì, sapere che Sinbad era il re di Sindria così come la casata dei Ren di Kou portava capelli neri o rossi pure, ma chi li ha mai visti dal vivo? Neanche con il binocolo – o semplicemente non avrebbe potuto saperlo nemmeno se le fossero passati accanto con abiti da popolani -.

    “Io...leverei le tende...”

    Tono rilassato, alla mò di battuta per sdrammatizzare la situazione. In apparenza tranquilla ed educata come al solito, si sarebbe rimessa in piedi, se caduta o sistemata, se ancora in piedi, pronta a squagliarsela il più in fretta possibile, con tutta l'educazione del mondo. Per quel poco che ha potuto notare, avere a che fare con i nobili portava solo un sacco di guai ad esclusione di rari casi, quindi sarebbe stato meglio darsela a gambe il più in fretta possibile. Diffidenza dovuta al proprio passato, come sostenuto non aveva più pallida idea di chi aveva davanti e se avesse saputo che si trattava di reali...beh, probabilmente non sarebbe rimasta lì tanto a lungo e se la sarebbe data a gambe già da un pezzo.
     
    Top
    .
  9.  
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Member
    Posts
    40

    Status
    Offline
    La mente da fabbro viaggiava e viaggiava. Ragionamenti, calcoli per le vendite e quant'altro erano messi ben in ordine davanti ai suoi occhi.
    Poco prima si era sentito osservato e girando con lo sguardo aveva intravisto quello che sembrava qualcuno di Sindria...mercante forse l'occhialuto? Poteva darsi, ma era risaputo che l'ex Partheviano avesse la memoria di un criceto.
    Nel dubbio aveva alzato una mano in cenno di saluto all'uomo, come se niente fosse. Un carattere disponibile e aperto come il suo non si vergognava a salutare, o anche fare cenni. Se poi quel qualcuno avesse voluto avvicinarsi ci avrebbe chiacchierato volentieri.

    A parte quello, doveva tornare all'argomento pietra. Estrasse a quel punto una daga, Karen, per poterla osservare e a sua volta spostare lo sguardo dorato sulle gemme rosse.
    Incastonata nell'elsa, proprio sull'estremità più bassa, ci sarebbe potuta stare bene...solo che rosso non era il suo colore, non lo era mai stato e sperava non lo fosse mai, per quanto appariva bello.
    Era un tipo di pietra che sicuramente avrebbe associato invece a qualche principe o principessa di Kou, loro, come anche altri sovrani, era riuscito ad intravederli da lontano con i loro cortei e sempre li aveva visti con armi o gioielli. Gli pareva persino che pietre simili le avessero incastonate da qualche parte il primo e secondo principe, anche se di Ren Kouen non era troppo sicuro...gli era sempre parso un tipo da "fissami e finisci disintegrato o decapitato". Non si era mai sbilanciato ad osservare, lasciava al suo maestro a Kou l'onore di parlarci per le armi da guerra.
    Piccolo siparietto sulla famiglia orientale a parte, prese la sua decisione e acquistò giusto qualche pietra, tre per l'esattezza, non una di più.
    A Sindria un bracciale, una collana e altro, qualcuno le avrebbe sicuramente acquistate. Sarebbero apparse "esotiche" e l'attrattiva principale del regno di Sinbad era praticamente il commercio. Tutto girava a favore.
    Sarebbero potute essere un bel regalo per chiunque e se non fosse riuscito a venderle lì, ci stava sempre Heliohapt, Artemyra nel periodo in cui aveva il lasciapassare politico o addirittura Kou stessa tramite il suo maestro. O forse sarebbe stato il caso di vendere senza far lui sapere niente...hm, l'idea lo allettava.
    Prese quelle e decise di rilassarsi tirando un respiro. Non aveva più voglia di pensare al lavoro in quella giornata, andare a bere del buon vino gli avrebbe anzi fatto ben più piaceche re, se associato anche a della buona compagni per la notte...va bene, sapeva già che la sera non si sarebbe mosso per tornare a Sindria in quella stessa giornata.

    Pietre intascate, rinfoderò la daga nell'apposito fodero e sovrappensiero non si accorse di una ragazza bionda ferma alla stessa bancarella, accanto a lui, che stava chiedendo il prezzo delle pietre. L'avrebbe urtata lievemente con il gomito se lui non si fosse magari accorta. Nessun colpo violento, giusto un appoggiarsi, ma comunque nel caso l'avesse "colpita":

    《Chiedo venia, non ho visto. 》

    Educato come sempre, mostrava anche a lei il solito sorriso sereno e spensierato, rimanendo ad osservarla per qualche istante.
    Le scuse erano dovute pur non avendo lui fatto apposta a importunarla, se così si poteva dire. C'era così tanta gente che già in precedenza, durante il corso della giornata, si era preso spintoni e quant'altro.
    Un'occhiata fugace al circostante, per cercare una testolina bionda di sua conoscenza, capitombolata da qualche parte, che lui, da quella prospettiva, non riesce a vedere al momento.
    Tanta, troppa gente in giro e nonostante sia uno dei più alti, la visione gli è un poco ostruita dalle teste.
     
    Top
    .
  10.  
    .
    Avatar

    Effe ف

    Group
    Narratori
    Posts
    147

    Status
    Offline
    CITAZIONE
    Saltato il turno di Ji-Hun ─ Tempo di risposta superato.

    «Dubito che qualcuno ti prenderà per despota. Ammireranno il tuo coraggio nel voler riportare in vita un regno morto, che oltretutto non gode di bella fama.»

    Replicò Jasmine, le braccia ancora intrecciate al petto e il peso concentrato tutto su una gamba, mentre l’altra aveva il ginocchio leggermente flesso. Al pari di un corvo, oscura in quel mare di colore, ma con lo sguardo d’aquila che tutto controlla…. E la vanità di un leone. Dopo aver risposto a Dalilah, infatti, il suo sguardo fu catturato dalle pietre rosse esposte nel banchetto lì vicino e si stava perdendo nei suoi pensieri mentre rifletteva dove avrebbe potuto incastonarne una: sull’elsa della spada? Su un anello? Oppure su uno dei suoi bracciali? Decise che, nel dubbio, ne avrebbe comprate almeno tre.
    Tornando a concentrarsi sull’amica, l’ombra di un sorriso comprensivo le increspò le labbra e lo sguardo si addolcì, rendendo l’iride d’un color magenta liquido.

    «Stai facendo un ottimo lavoro. Non è da tutti.»

    Ammise, alzando leggermente le spalle. Dopodiché sciolse le braccia, lasciandole morbide lungo il corpo; annuì con un movimento netto e veloce del capo.

    «Ti seguo. Fammi strada.»

    Finì a malapena di pronunciare quella frase che si accorse della caduta rovinosa di una ragazza dai capelli biondi, che finì praticamente ai suoi piedi. Che l’avesse vista o meno, forse non sarebbe cambiato niente: Jasmine non era di natura gentile. Generosa come pochi, ma per niente gentile.
    Stavolta non si trattò di mancata cortesia, dal momento che la vide solo all’ultimo momento, quand’era già a terra; le lanciò un’occhiata delle sue, severe e glaciali, senza neppure chinare il capo.
    Sfarfallando le ciglia al cielo prima di storcere le labbra e tornare a guardare la bionda, si pronunciò con un vago tono ironico nonostante la faccia severa.

    «Fai attenzione a dove inciampi. Non tutti amano il mantello calpestato.»

    E lo sguardo passò dal suo viso al suo mantello, con aria eloquente, mentre l’altra si rialzava e le chiedeva scusa. In tutta risposta, Jasmine si limitò ad un cenno del capo e quando l’altra dichiarò di voler levare le tende, non rispose neanche: semplicemente, tornò a guardare Dalilah.
    No, l’educazione non era esattamente il suo forte. Sapeva quando doveva esserlo e quando non era necessario, a detta sua. Aveva sempre trovato quasi disgustosa l’educazione in ogni circostanza, la gentilezza ai limiti della falsità: insomma, secondo il suo pensiero, non era sempre necessario fare un bel sorriso e improvvisarsi gentile ed educata. E farlo la faceva sentire estranea, diversa dalla sua reale natura.
    Tornando con lo sguardo su Dalilah abbozzò un sorriso sornione, in attesa.
     
    Top
    .
  11. Dalilah di Musta'sim
     
    .

    User deleted


    Le parole di Jasmine, colei che per Dalilah era ormai un punto di riferimento, furono un balsamo risanante: la consapevolezza di avere qualcuno pronto ad appoggiare il suo progetto di rinascita di Musta'sim era molto importante, poiché ripristinare un Regno che prima della sua caduta non aveva assolutamente goduto di una buona fama risultava assai rischioso, ma voleva comunque vedere quelle parole come un passo avanti nella sua lunga e intricata scalata.
    Forse un giorno sarebbe riuscita ad ammirare il mondo dalla sommità di quel monte altissimo e ne avrebbe goduto con il cuore gonfio di gioia, oppure sarebbe precipitata al suolo con un tonfo clamoroso, rompendosi tutte le ossa. Qualunque fosse il destino che l'attendeva lei lo avrebbe accettato a braccia aperte, senza risentimento o rancore alcuno, pronta a rialzarsi subito dopo e a ricominciare da zero. Quel che ora le interessava erano i piccoli passi che pian piano la stavano conducendo verso una meta comunque lontana, ma non del tutto irraggiungibile.

    «Non smetterò mai di ringraziarti per tutto il coraggio che riesci ad infondermi con le tue parole, Jasmine. Te ne sarò eternamente grata e nel caso in cui riuscissi a ripristinare la mia terra natia mi assicurerò di far installare una targa fuori dal palazzo con su scritto “il merito di tutto questo va anche a Jasmine Ràjah, guida e consigliera”.»

    Affermò con un sorriso conciliante, mentre lisciava la stoffa pregiata dell'abito scarlatto decorato con fregi verdi, oro e magenta, volto a fasciarle il tronco e la parte alta delle cosce, lasciando quindi scoperte le spalle. A nascondere completamente le gambe invece un paio di lunghe calze color latte a fantasia floreale, mentre ai piedi calzava un paio di stivaletti scarlatti dai finimenti dorati muniti di un lieve tacco. Si era vestita bene per l'occasione e volendo essere in tema aveva scelto il suo abito prediletto, quello che era riuscita a farsi confezionare da una sarta per cui aveva lavorato ancora da adolescente presso la carovana mercantile nomade di cui aveva fatto parte molti anni.
    Andava estremamente fiera della grande affluenza alla Festa, così come dell'aria festante che si respirava lungo le vie principali di quella che un tempo era stata la sua terra.
    Quindici lunghissimi anni erano trascorsi dal giorno in cui la sua casa era stata rasa al suolo, così come tutte le altre del Regno, e ora quel luogo divenuto un deserto silente si stava nuovamente rianimando grazie ad una celebrazione importante e di grande rilevanza come la Festa delle Gemme.

    “Forse c'è ancora speranza per questo posto, per la mia terra natia” si disse con il cuore colmo di una speranza forte e nuova, pensando a tutti coloro che stavano passeggiando tra le bancarelle, ascoltando la musica o danzando e che vedevano quella terra dimenticata nuovamente vitale e pulsante.
    Si riscosse dal torpore estatico che l'aveva temporaneamente tradita, facendola cadere in una sorta di trance, quando Jasmine le diede l'approvazione, dicendole di farle strada.
    “Che sbadata, ero così presa dai miei pensieri” rifletté silenziosamente, mentre con un cenno d'assenso del capo tornava nel mondo dei vivi e cercava di rimettere al proprio posto le sue fantasie, in modo tale da lasciar spazio al suo voler mostrare alla mora le bellezze di quella festa davanti a del buon mosto.

    «Certamente, andiamo.»

    Disse quindi con un soffio di voce, indicando con un movimento ampio della mano la strada affollata e subito dopo la direzione che avrebbero preso; tale movimento, seppur lieve, fece ondeggiare i veli trattenuti da una spilla che circondavano la sua vita: un fruscio minimo, i tessuti rosati che si agitavano leggiadri per poi tornare a posarsi sui fianchi della fanciulla.

    Non ebbe nemmeno il tempo di muovere un passo che si udì un tonfo a distanza decisamente ravvicinata: una lieve nube di polvere si sollevò dal terreno secco, facendo tossire appena Dalilah, la quale colta di sorpresa nel voltarsi aveva inalato inavvertitamente alcuni granelli di rena scura.
    Portandosi il dorso della mano contro le labbra, la fanciulla ebbe due colpi di tosse che riuscirono a liberare le vie respiratorie, sebbene alcune lacrime per il fastidio provato all'altezza della gola le fossero scivolate lungo le guance.

    Quando il respiro tornò ad essere regolare e il pianto indotto dal bruciore della gola si fu attenutalo Dalilah notò una figura bionda distesa a terra accanto a Jasmine; perplessa su come la sconosciuta fosse finita lì, fece per rivolgerle la parola, ma la mora la precedette e lei rimase temporaneamente in silenzio.
    Non volendo esporsi troppo, ma sentendosi comunque in apprensione, decise di aggiungere qualcosa che forse avrebbe potuto aiutare la sventurata nell'eventualità che ella si fosse fatta male da qualche parte con quel capitombolo: non voleva dar il via alla rinascita di Musta'sim facendo finta di niente quando un ospite si procurava un qualsiasi tipo di ferita nella sua terra.
    Piegando il busto leggermente in avanti e allungando al contempo il braccio destro in direzione di un banchetto poco distante disse.

    «Nel caso in cui ti fossi fatta del male recati pure al banchetto di Lea. Quella donna è abile nelle arti mediche e potrebbe aiutarti con le eventuali sbucciature; dille che ti manda Seimei, così ti aiuterà al più presto possibile.»

    Un labile sorriso si dipinse sulle labbra di Dalilah quando utilizzò il proprio Alias per parlare di sé: non era ancora pronta a rivelare la sua identità a degli sconosciuti, non così presto almeno.
    Tornando quindi in posizione eretta, la giovane si rivolse nuovamente alla mora e imboccando la via trafficata le fece strada, indicandole di quando in quando qualche banchetto dietro il quale vi erano i mercanti che le avevano fatto da famiglia durante l'adolescenza: raccontò a Jasmine alcuni aneddoti sui suoi anni da garzone presso la carovana mercantile e come fosse rimasta in contatto con tutti loro, durante i suoi viaggi a spasso per il mondo.
    Non appena il banchetto del venditore di mosto fu in vista, Dalilah indicò un tavolo che aveva adocchiato come libero alla mora e rivolgendole un'occhiata entusiasta le disse.

    «Guarda, siamo fortunate! Abbiamo anche un bel tavolo a nostra disposizione; che dici, ci accomodiamo?»
     
    Top
    .
  12.  
    .
    Avatar

    Player

    Group
    Supporto
    Posts
    92
    Location
    Regno d'Atermyra

    Status
    Offline
    Contenta di aver ottenuto quella lacrima cremisi tra le proprie mani, e pagato il mercante per quel prezioso oggetto, lo strinse forte, dipingendo il volto di un lieve sorriso.
    Poteva affermare, ora, di possedere una prova della ricrescita di quel luogo ormai morto; quell'oggetto che tanto rappresentava quel paese per Alia era un onore conservarlo.
    Magari lo avrebbe fatto incastonare nella propria sciabola... oppure sul proprio cerchietto dorato, un altro ornamento che era solita indossare.

    《Non male come idea incastonarla...》

    Affermò a bassa voce, mescolando il colore rosso, forte e passionale, della pietra con i rosa delicato e femminile delle proprie iridi.
    I propri pensieri furono interrotti da un leggero urto ricevuto sul braccio, il quale riportò la fanciulla con i piedi per terra.
    Il giovane che, di sfuggita, passò davanti i propri occhi si presentava come un uomo dal fisico impostato e muscoloso, in bella vista a causa della mancanza di qualsiasi capo sul petto, dalla lunga chioma corvina... insomma, di certo non passava inosservato, non alla Atermyrana.
    Nonostante la botta fosse stata davvero lieve, quasi impercettibile, era stato educato a chiedere in anticipo perdono per quella sbadataggine.

    《Non importa...》

    Rispose automaticamente, solo per pura cortesia; avrebbe potuto ignorarlo, poco le interessava, ma sarebbe stato poco educato ignorare la gentilezza, seppur occasionale, dell'uomo.
    Beh, in fin dei conti, poteva ritenersi soddisfatta di come stava proseguendo la giornata: il bel tempo continuava a persistere, la gioia che trasmetteva il chiacchierio della folla era facilmente palpabile e aveva già compiuto parte dei propri obiettivi, quali ottenere un oggetto rappresentativo di Musta’sim.
    Peccato che, nella lista delle cose da fare, non ci fosse nulla di eclatante da fare.
    Oltre ad acquistare le tanto famose pietre scarlatte e visitare il luogo, l'unica ambizione che albergava nel cuore della fanciulla era la grande curiosità, il forte desiderio di sapere tutto riguardo questa improvvisa voglia di tornare alle origini di quel regno.
    Ma, per sua sfortuna, di certo la cosa non sarebbe giunta al suo orecchio alla perfezione se non tramite un soggetto diretto a questo fenomeno, e incontrare magari un membro reale di Musta’sim era fuori discussione, sapeva benissimo come sarebbe potuto andare a finire.
    E quindi la domanda sorgeva spontanea: dove andare?
    Che cosa avrebbe potuto fare?
    Portò una mano sulla guancia, sorreggendo la testa inclinata, mentre il gomito destro posava sul braccio sinistro, incrociato a livello della bocca dello stomaco.
    Osservava il mucchio di tende, bancarelle e, soprattutto, il coacervo di gente presente.
    Per quanto quel luogo fosse caotico, ella riusciva ad estraniarsi, un'entità diversa dalla comune gente, o così pensava lei.
    Oh quanto detestava sapere così poco, amava apprendere e, annotando tutto su quel grande volume dalle pagine bianche, credeva avrebbe potuto diffondere davvero tanto sapere, magari nelle mani giuste sarebbe servito più di quanto ella credessa.
    Si, poteva benissimo essere lei ad utilizzare correttamente le conoscenze acquisite per migliorare le condizioni del proprio popolo o di un altro, ma sapeva abbastanza bene che sarebbe stato un cammino fin troppo complicato, e non aveva neanche raggiunto un quarto del proprio obiettivo.
    Insomma, doveva assolutamente ottenere quante più informazioni possibili, era quasi una questione di orgoglio.
    Insomma, la conoscenza era fondamentale in tutto, e lo sapeva bene.
    Continuò a camminare per le vie affollate del posto, osservando anche come diversi banchetti erano stati allestiti permettere un buon pranzo all'aria aperta.
    Peccato che il proprio pranzo era solo l'ennesima fetta di carne ottenuta da un animale ucciso con le proprie mani; si, era più soddisfacente cacciarsi il proorio cibo, in fondo se doveva essere semplice, poteva benissimo ottenerselo da sè, e così faceva.
    E solo dopo essersi recata in un punto abbastanza distante dalla folla e tutto che potè sfilare dal proprio bagaglio il succulento pezzo di carne che tanto creava acquolina in bocca alla ragazza, la quale era molto golosa come persona.

    *In fondo, stare tra la gente allegra non è poi così male...*

    E in questo ci stava riflettendo abbastanza fortemente, sicura delle proprie parole.
     
    Top
    .
  13. Astherja
     
    .

    User deleted


    Tornata in piedi, sorrise con gentilezza, nonostante forse la leggera fierezza della mora, che avrebbe potuto incutere timore. Non che lei fosse facilmente impressionabile, in fondo ha avuto a che fare con talmente tanta gente fiera e stoica, che tutt'oggi semplicemente pensa che la cosa non la riguardi. Si fa i fatti propri e chiacchiera volentieri con chiunque se ne ha l'occasione, ma a giudicare dallo sguardo rucevuto, le parve non fosse il caso di tergiversare oltre.

    In compenso l'altra ragazza sembrò indirizzarla verso un banco utile ai più per guarire ferite e cose simili. S'inchinò contenta come era solita fare con tutti, muscoli rilassati e sguardo tranquillo. Oh, è un ex ladra, quindi è abituata a tentare di salvarsi la pelle anche quando non ne ha bisogno, ma spesso è gentile e tranquilla con tutti, non è cambiata da quei tempi. Ma ultima e non meno importante, sa farsi i fatti propri.

    "Vi ringrazio, signorina"

    Semplice, leggero, prima di avviarsi dove indicato non tanto per farsi guarire - er abituata a cadere per distrazione, a volte lo fa ancor oggi pure di proposito - quanto per curiosare in giro.

    Non sapendo che altro fare dopo aver curiosato qua e là, si lasciò trasportare dalla musica e dalle parole del popolo. Le informazioni sono sempre importanti e in alcuni casi pagano bene.
    Eppure aveva tante cose da fare, specie nel proprio campo, quello artistico e per un istante la propria mente venne riportata in quel di Balbadd. Scacciò i brutti pensieri scuotendo il capo, tornando a sorridere con noncuranza, prima di tornare a danzare in mezzo alla folla.

    Forse se si fosse accorta del fratello, lo avrebbe raggiunto, o forse si sarebbe data alle scommesse idiote della gente intenta a fare a gara di bevute. Si sa mai che tornasse utile qualche spicciolo in più, così come qualche risata in compagnia. E pensare che non è nemmeno tipo da ricchezze e quant'altro. Poco importa, finché troverà da divertirsi e un modo per lavorare, la cosa le basta, ha imparato ad apprezzare le cose più semplici e la vita stessa, cosa non troppo scontata di quei tempi.
     
    Top
    .
  14.  
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Member
    Posts
    40

    Status
    Offline
    La ragazza che aveva urtato non sembrò badarlo più di tanto, anzi gli riferì che non importava. Meglio così, di avere problemi per una gomitata gliene importava poco.
    Gli era già bastata quella volta con un nobile di Kou, una guardia, che per un frasetta da niente un "al momento" per poco non lo aveva arrestato. Bah, chi capiva le persone era proprio geniale, ancor di più quelle con la puzza sotto il naso.
    Inarcò però un sopracciglio nell'osservare la giovane, riconoscendola come una di Artemyra dati i tratti e le caratteristiche di tale regno. No, non era la prima volta che ne vede una, in quanto era solito frequentare il regno con il lasciapassare da fabbro ogni tanto. Il maestro di Kou insegna...si, a fare il lavoro che in genere avrebbe dovuto fare lui! Quel pigro.
    Lasciò comunque correre ogni cosa, prendendo a giocare con una delle pietre precedentemente comprate. La lanciava e riacchiappava sul palmo della mano con un modo di fare da annoiato.
    Ora che aveva quello per cui era venuto non gli rimaneva che curiosare e cercare magari il posto per la notte.
    Magari poteva anche recarsi in uno di quei bei locali dalle insegne accattivanti e belle donne al loro interno. Posti in cui ce n'era per tutti i gusti, buon vino e belle visioni.
    Sempre ammesso che in quel regno ne avessero! Si sapeva mai, aveva passato città in cui non c'era niente di interessante dopotutto.
    Si ritrovò a passare davanti ad una serie di banchi probabilmente adibiti al riposo per chi passa o semmai alla gente che, una volta preso qualcosa da sgranocchiare, si sarebbe lì accomodata. Lo stesso decise di fare lui, stanco di camminare. Stava già in piedi dalla mattina e sinceramente era anche curioso di vedere meglio le tre pietre comprate.
    Insieme ad una daga le posò su un banco, avvicinandole alla lama per vedere ancora una volta come sarebbero potute stare.

    《Su Karen e Meren...nah, voglio passare per un nobile? 》

    Storse il naso, non erano pietre da associare a sè, già se l'era detto in precedenza ma che fosse un testone era risaputo. Distrattamente mise via tutto, sbadigliando annoiato.
    Seduto, puntellò i gomiti sulla superficie di legno piatto e lavorato, perdendosi a pensare.
    Ripensò alla testolina bionda che qualche minuto prima era passata o aveva intravisto. Per quante persone dai filamenti dorati ci fossero, raramente non riconosceva a prima vista i capelli della sorella e...specialmente era impossibile non notarne l'altezza.
    Piccolina in confronto a lui, come il resto della gente circostante.
    Se l'avesse ritrovata sicuramente avrebbe cercato un posto in cui andare a dormire con lei, tanto alla fine erano abituati a farlo. Che fosse a casa sua a Sindria, o a Heliohapt dal nobile che aveva dato loro dimora, non importava.
    Erano fratello e sorella, non altro, non c'era da scandalizzarsi.
    Forse quando deciderà di alzarsi si farà un giro per cercare la bionda. Nel frattempo se ne rimarrà tranquillo lì seduto, ad ascoltare il vociare di passanti e persone sedute nei dintorni, occhi chiusi, ma guardia sempre alta.
     
    Top
    .
  15. Dalilah di Musta'sim
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE
    Saltati i turni di Ji-Hun e Jasmine Ràjah.

    Era ormai giunta in prossimità del tavolo libero, quando nella propria mente s'accese improvvisamente una lampadina rimasta erroneamente spenta per troppo tempo.
    “Come ho fatto a scordarmi di una cosa tanto importante?! Accidenti a me e all'eccitazione data da questo evento! Devo rimanere concentrata, o rischio di perdere la bussola uno di questi giorni!” si disse mentalmente la giovane dai capelli turchini, bloccandosi nel bel mezzo del nulla come se fosse stata pietrificata sul posto.

    Per diversi istanti probabilmente Dalilah diede l'impressione di essere stata misteriosamente tramutata in una statua di sale, ma quando finalmente rinvenne e i suoi occhi ripresero a correre da ogni parte con evidente concitazione chiunque si fosse insospettito sulla probabile catatonia della fanciulla poté tirare un sospiro di sollievo.
    Innanzitutto, cercò con lo sguardo la donna dai capelli corvini a cui aveva promesso una bevuta e, inchinandosi leggermente con fare colpevole, disse altamente dispiaciuta.

    «Chiedo perdono Jasmine, devo assentarmi per un istante!
    Mi sono dimenticata di annunciare una cosa molto importante e prima che si faccia sera vorrei dare inizio ad una ...Manifestazione. Prometto di tenerti compagnia quanto prima, intanto farò portare al tuo tavolo un boccale di mosto pregiato, promesso!»

    Esclamò con tono palesemente colpevole e rattristato per via della consapevolezza che ella aveva dei propri doveri e del proprio spirito di ospitalità verso Jasmine: colei che tanto aveva fatto per Dalilah non meritava di venire scaricata alla prima taverna all'aperto come una qualunque, per questo il senso di colpa dilaniava ferocemente l'animo della giovane dai capelli turchini.
    Nonostante tutto la promessa che aveva appena espresso valeva come giuramento per l'ultima dei Musta'sim e consapevole del fatto che presto si sarebbe riscattata modo per quella terribile mancanza di educazione e rispetto verso l'ospite si recò immediatamente dal proprietario della taverna all'aperto per ordinare il miglior mosto a nome proprio, indirizzato però a Jasmine come omaggio della casa. L'oste non si lamentò affatto, specialmente quando vide rotolare sul tavolone di legno scuro e liscio che fungeva da bancone un paio di monete dorate scintillanti.
    Tornando dunque da Jasmine, prima di compiere la missione per cui presto si sarebbe allontanata, si sedette per qualche minuto al tavolo adocchiato poco prima e cercando le parole adatte si rivolse alla mora con voce titubante.

    «Chiedo... Chiedo ancora perdono per questa terribile scortesia.
    Sono proprio una sciocca, non posso credere di essermi dimenticata i miei doveri con tanta leggerezza. Per scusarmi anticipatamente della mia mancanza d'etichetta ho provveduto a saldare un conto che equivale a qualche buona bevuta, quindi sentiti libera di ordinare tutto il mosto che desideri! Sei mia ospite, mi sembra assolutamente il minimo.... Più tardi ti darò una cosa che a mio dire deve essere assolutamente tua.
    Ora scusami davvero, devo assentarmi.»

    Aggiunse, alzandosi nuovamente dalla panca in legno su cui si era temporaneamente accomodata per rivolgere un altro rispettoso inchino a Jasmine; congiungendo le mani in segno di preghiera, ella implorò mille volte perdono prima di allontanarsi in direzione di un palchetto in legno chiaro allestito al centro di una delle piazze più affollate della città.
    Raggiungere il punto fu estremamente difficoltoso per Dalilah, dal momento che la calca e il vociare continuavano a confonderla, sballottandola a destra e a manca senza sosta; più volte rischiò persino di inciampare e finire rovinosamente a terra, ma fortunatamente non accadde mai.
    Quando finalmente si ritrovò ai piedi del palco, la giovane dai capelli turchini si portò una mano al petto, sospirando.

    “Eccoci qui... Ora diamoci da fare” si spronò mentalmente, afferrando con la mano libera un cono d'osso cavo che fungeva da amplificatore vocale situato ai piedi della gradinata posta dietro il palco.
    Salendo dunque quei pochi gradini scricchiolanti, Dalilah riuscì a posizionarsi al centro del palchetto nel giro di pochi istanti e i suoi occhi riuscirono a cogliere finalmente l'enormità di quella manifestazione in corso: gente da ogni parte del mondo era accorsa lì, a Musta'sim, e ora affollava le vie principali della città rendendole un tripudio di colori e pettinature. Era estremamente gratificante vedere così tante etnie tutte riunite in quel luogo rimasto per molto tempo sotto una pessima luce. Per poco non si commosse nel vedere quante persone scorressero sotto i suoi occhi come un fiume in piena, ma dal momento che non era salita lì per dare dimostrazione pubblica della sua vulnerabilità si fece coraggio e, prendendo fiato, si schiarì la voce prima di portare il corno alle labbra e parlare all'interno della cavità.

    «Benvenuta, popolazione mondiale giunta a Musta'sim da ogni nazione esistente per prendere parte a questa Festa delle Gemme!
    Perdonate se disturbo la vostra passeggiata tra i banchetti espositivi posti ai lati delle vie principali della città, ma l'annuncio che sto per fare è di grande importanza!»

    Al che tacque per un istante, in modo tale da potersi assicurare l'attenzione di quanta più gente possibile; non appena i suoi occhi azzurri incontrarono decine e decine di occhi di differente pigmentazione puntati sulla sua persona si decise a proseguire, sebbene il cuore le fosse improvvisamente schizzato in gola e le pulsasse direttamente nelle orecchie, facendole fischiare.

    «Il mio nome è Seimei e sono qui per annunciare il primo Torneo delle Meraviglie Scarlatte!
    Questo è un torneo nuovo di zecca, pensato appositamente per dare lustro alle meravigliose Gemme che sin dai tempi di Brahim I hanno reso Musta'sim celebre e unica.
    Dal momento che Musta'sim è ancora un ammasso di macerie e ciò che rimane di esso sono soltanto terribili ricordi legati ad un passato ormai lontano, si è pensato di rendere omaggio a ciò che invece ha reso questo Regno bello ed unico in passato, ovvero le Gemme Scarlatte!

    In cosa consiste questo Torneo?
    Semplice: ogni persona pronta a mettersi in gioco durante la competizione dovrà dare una propria interpretazione artistica che valorizzi le Gemme Scarlatte che oggi fanno risplendere di rosso la città! Potrete comporre una poesia, eseguire un dipinto o realizzare un gioiello con alcune gemme che verranno messe a vostra disposizione al momento dell'inizio della competizione!
    Avete tempo fino al momento in cui la luna sarà alta in cielo per portare a termine il vostro omaggio alle Gemme Scarlatte, dopodiché il popolo valuterà e sceglierà l'opera più bella tra tutte quelle presentate scrivendo il numero del prescelto su un pezzo di pergamena che inserirà in una scatola di legno sigillata! Il vincitore verrà annunciato non appena lo scrutinio avrà termine.

    Ricordate di lasciare il vostro nominativo al banchetto di fronte al palco, in modo tale da poter individuare facilmente il nome del futuro vincitore al momento della premiazione!
    Sì perché questo Torneo prevede un succulento premio: un sacchetto zeppo di gemme variopinte offerte gentilmente dai nostri adorati minatori, i quali hanno deciso di devolvere parte del loro lavoro come premio per questa piccola competizione che speriamo possa attirare quanti più partecipanti possibili! Inoltre l'opera che vincerà questa competizione entrerà a far parte dei tributi rivolti alle Gemme del Regno, accompagnata da una targa su cui sarà inciso il nome di colui o colei che l'ha realizzata!

    Mi raccomando, fatevi avanti in molti e non abbiate timore alcuno: tra di voi potrebbe essere il vincitore di un chilo di gemme variopinte di ottima qualità!»
     
    Top
    .
21 replies since 2/4/2017, 21:12   268 views
  Share  
.