Un pacifico e curioso incontro

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  1. Huo Fuchou
     
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    Lo sguardo vagava verso occidente, da dove lui e suo zio erano giunti anni passati in seguito alla loro fuga dalla capitale.
    Le truppe di Kou ancora probabilmente li stavano cercando, lo cercavano, suo padre desiderava così tanto che il figlio perduto ritornasse a casa, così che potesse riabbracciarlo e stringerlo a sé.
    O almeno così scrivevano nei manifesti che ripetutamente il corvino strappava dal centro della città qualora uscisse a fare due passi.
    La verità ad egli ben nota era altra, lo voleva semplicemente umiliare ancora di più, renderlo ancora più inutile di quanto non fosse in quel momento in quella catapecchia che lo zio tanto amava.
    Lentamente i suoi pensieri ripercorrevano il lungo cammino che avevano compiuto, oltre alla fatica dello zio causata dalla veneranda età, al rischio di essere trovati e catturati dalle truppe di suo padre, se non uccisi nel peggiore dei casi.
    Si morse con forza il labbro inferiore, prendendo a torturarsi le mani con le unghie, intento a non emettere il minimo suono dalle proprie labbra, così da non interrompere la conversazione che stava avvenendo in quel momento tra il proprio parente e la giovane donna, che rivelò lascivamente d'appartenere al regno di Artemyra.
    Sua madre gli aveva narrato di quel popolo, un luogo in cui le donne erano riconosciute come superiori agli uomini, e per qualche oscura ragione erano ognuna di queste al governo.
    Incredibile, ma da un lato non avrebbe di certo voluto addentrarsi in una visita turistica in quel luogo, non ne aveva la minima intenzione.
    Ignorò tali dettagli e ritornò a concentrarsi sull'immagine sogghignante del padre e della sorella, quando la punizione che gli inflissero fu resa indelebile sul suo volto.
    Un pugno iracondo si abbatté contro lo stipite della finestra, intento a reprimere una rabbia cieca, un desiderio di vendetta che mai aveva sfiorato il suo cuore.
    Per quale motivo se ne stava buono in quel paesino, senza alcuna particolare utilità o ambizione?
    Per il semplice fatto che aveva il terrore della sua famiglia, e al contempo, non disponeva dei mezzi necessari per sconfiggerli definitivamente.

    Ihro sobbalzò leggermente alla reazione di Huo, guardando il nipote con un sorrisetto apprensivo e delicato, visibilmente preoccupato per il giovane dai capelli color della morte.
    "Non si preoccupi, è meglio non disturbarlo...".
    -Oh Artemyra, direi che il colore degli occhi e dei capelli sia alquanto etichettabile in quanto alla vostra origine, come d'altronde Huo o chiunque qui dentro... anche io un tempo, sebbene adesso sia leggermente invecchiato- affermò il vecchio con un sorrisetto divertito e sarcastico, non staccando la coda dell'occhio dal nipote con un sospiro -Per quanto mi ostini a tenerlo qui, ancora non riesce a superare quel trauma. Nonostante tutti gli anni passati-.
    Stroncò all'istante il racconto, sarebbe stato Huo a raccontare alla giovane ospite quanto accaduto quel giorno in cui il ragazzino fu costretto ad essere considerato addirittura peggio di uno schiavo, un traditore della patria, un figlio ingrato dal padre, e solo per aver cercato di difendere l'unica figura che egli considerava un padre.
    La ragazza si presentò, un tono calmo e garbato, alquanto lodevole per una donna d'Artemyra, abituato com'era a riconoscerle per la loro eleganza e la fierezza dei movimenti e delle parole.
    Ella invece era alquanto cortese ed educata, lodevole e unica nel suo genere.
    -Miss Alia- affermò prendendole la mano con eleganza e raffinatezza azzardando un galante baciamano in segno di rispetto verso la sua figura -Devo dire che è un vero onore poter fare la vostra conoscenza. Non capita spesso di ricevere persone straniere come clienti, avrete fatto un lungo viaggio per giungere fin qui e sarete altrettanto sfinita-.
    Ihro era sempre stato un maestro della retorica, dal momento che era riuscito a sottomettere sotto il dominio di Kou numerosi clan e tribù semplicemente parlando, e senza osare alzare l'acciaio verso di loro.
    Da un lato egli ripercorreva gli ideali pacifisti e di nonviolenza adottati dalla principessa imperiale in persona, Hakuei Ren.
    Da quel punto di vista erano entrambi molto simili politicamente.
    Chissà se in una data passata, quei due si furono mai incontrati su un campo di battaglia?
    "Allora, parlando precedentemente con Huo, sono venuta a conoscenza del nome di questo territorio e dell'appellativo datosi: "figli della Luna".
    Ciò che volevo apprendere era il motivo per cui possiedano questo soprannome e se possedessero qualche tradizione.".
    Un sorriso sprizzante e gaio colorò il volto incartapecorito del vecchio uomo, il quale si sistemò comodamente sulla propria sedia posando le mani sull'ormai evidente pancione, reso alquanto stanco e gonfio a causa dei lunghi anni di pensione in cui lavorava per pura passione in quel locale.
    -Non c'è granché da sapere riguardo i figli della Luna, sono una tribù molto antica di Kou, addirittura si pensa siano stato i primi abitanti di questa terra. La loro origine è legata direttamente alla terra sulla quale camminiamo tutti i giorni, sono talmente ossessionati da essa da divinizzarla completamente, come accade in molte civiltà oggigiorno. Tuttavia, in caso foste in possesso di una cartina morofologica del territorio, potreste notare la particolare somiglianza con i confini di questa terra, alla forma della mezza luna che splende nel cielo, e proprio a causa di questa somiglianza tra la terra, e l'astro, questa tribù, o clan, decise di prendere il nome di Figli della Luna- affermò il vecchio con un sospiro, osservando la ragazza con un lauto sorriso, e controllando di tanto in tanto il giovane, il quale cominciava ad assumere un'espressione sempre più crucciata e cupa.
    Avrebbe voluto alzarsi, stringerlo a sé come quando era poco più di uno scricciolo vivace e spensierato, ma sapeva benissimo che se avesse osato provarci Huo si sarebbe distaccato e avrebbe reagito freddamente.
    Da quel punto di vista, era sempre più simile al padre, sebbene a differenza di Gozai egli un cuore e un'anima li aveva, e li ascoltava.
    -Huo, per oggi hai finito, va pure a riposare di sopra-.
    « Non ho sonno, Zio» rispose freddamente, ancora immerso in quei pensieri, ancora avvolto dalle fiamme incandescenti che lentamente gli laceravano i tessuti della pelle e li carbonizzava lasciando solo che un'oscena e indimenticabile cicatrice a rovinargli il volto « Resto qui fino a quando non hai finito!» affermò ora il corvino, volgendo il proprio corpo in direzione dei due intenti a chiacchierare, tuttavia, senza dare l'impressione di prestarvi troppa attenzione.
     
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