Una serata a stender veli pietosi

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  1. Altair Shou
     
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    Tipo di role: Free.
    Partecipanti: Alia & Altair.
    Alert: Verde
    Data inizio: 05/06/2017
    Tempi di risposta: --
    Tempo max per concludere: --
    Periodo cronologico: Inizio giugno, sera.
    Turnazioni: Altair, Alia.





    Si suol dire che tutto può cambiare, che il passare degli anni ed il mutare di eventi, susseguirsi di situazioni più o meno piacevoli, possano portare solo metamorfosi in tutto ciò che ci circonda: questo non era il caso di Ruogang, città che non aveva nulla a che spartire con la rigidità militare e la maggior educazione di Rakushou, la quale godeva del privilegio di ospitare sia la famiglia reale che dei cittadini più di spicco e civili. Coloro che non godevano di grandi ricchezze, o che erano stati inglobati a Kou tramite guerra, si ammucchiavano insieme ai pochi turisti tutti nella stessa città, dai colori e rumori parecchio caotici. Non essendoci una vera e propria civilizzazione predominante ognuno faceva un po' come voleva, riversando così i difetti di un paese che vorrebbe l'unione di tutti i popoli e le culture del globo. Altair aveva vissuto lì i primi anni della sua vita e non era in grado di trovare un particolare fuori posto, tutto era sempre così disordinato e pieno di persone dalle più varie etnie, la maggior parte di esse incapaci di leggere e poco legate alla propria terra, considerata la più aggressiva di tutte; non poteva dar torto a quelle dicerie, infondo essendo stata adottata da un soldato, sapeva quanto questi beneficiassero di contributi da parte dell'impero, e di quanto essi fossero addestrati ad essere la parte più importante per la crescita ed il futuro. La legge marziale impediva di proferir parola su tutto ciò, e chi era quella piccola ragazza dai capelli biondi? Solo un puntino giallo tra milioni e milioni che si accalcavano per le strade di Rougang, una voce fuori dal coro? Questo non la rendeva speciale, e lei a dire il vero non aveva nemmeno questo gran bisogno di sentirsi tale: non si dovrebbe parlare a sproposito, ed ella non aveva la più pallida idea di come si dovesse far nascere, costruire, maturare e proliferare un intero impero. Non lo aveva trovato in nessuno dei libri che aveva cercato per ogni stato in cui era stata, sicuramente si trattava di una dote innata o un qualcosa che si sviluppa con l'esperienza, un altro elemento che no, non poteva vantare. Sopra le spalle non portava nulla di traumatico e tragico che la muovesse a modificare tutto immediatamente, né poteva reputarsi una paladina della giustizia: non poteva giudicare cose non viste, esprimersi nei riguardi di qualcosa che poteva solo lontanamente conoscere, nel vano tentativo di farsi un nome... per quale ragione poi? Far troppo baccano renderebbe solo più complicato quello che era il suo obbiettivo, ovvero poter apprendere il maggior numero possibile di verità, farsi una propria idea e scegliere per cosa lottare. E questo non necessariamente per la gloria o per togliersi un peso dalla coscienza, ma semplicemente perché aveva un brutto carattere, non sapeva essere la subordinata di qualcuno per più di una settimana, figurarsi giurare fedeltà ad un Re!
    Era fuggita dall'impero per i suoi nobili scopi, ma anche per evitare che il fratello la costringesse ad entrare nell'esercito, o ancora peggio, prendere in sposo qualche suo superiore o amico, rendendole così impossibile ogni tentativo di fuga per l'eternità. Ma ogni tanto ci tornava stando bene alla larga da Rakushou, e per periodi di tempo brevi ma intensi... economicamente parlando. Quando non trovava grosse fonti remunerative, sapeva che poteva far affidamento sulle donne che gestivano il più grande locale di “intrattenimento” della città, situato nei quartieri più bui e meno popolati ma che di notte si trasformava nel maggiormente chiassoso e fitto di luci, tende ed addobbi per attirare uomini di ogni età e ceppo, ma principalmente i lavoratori giunti lì da poco o i turisti, poiché la mentalità rigida di Kou impediva che in molti si concedessero “certi lussi”. Un luogo ben pulito strutturato in due piani, dalle pareti di color giallo antico colme di decorazioni, decine e decine di finestre dai tendaggi più vari, tappeti a coprir ogni centimetro di suolo, profumi femminili, e ostentazione di lusso sfrenato da parte delle tavolate di cibo e dai clienti che spesso si tiravano inutilmente a lucido, poiché si trovavano dinnanzi a delle gentili donzelle, ma anche per non sentirsi troppo fuori luogo, nel locale che probabilmente fa più denari di ogni armaiolo e fabbro rinomato... e pensare che ad attirare l'attenzione dall'esterno, c'erano giusto un paio di donne a pubblicizzare ed un'insegna molto modesta e moderata, nulla a che vedere con quelle più volgari di Sindria.

    Non c'era troppa gente, non aveva praticamente nulla da fare se non star seduta su uno dei divani affianco alla porta d'entrata, tra gli sguardi smarriti dei clienti, che non capivano bene se una donna armata fosse lì per guardia o per attrazione sadomasochista per il proseguo serata, ma il fatto che si coprisse metà volto con una lunga sciarpa nera, faceva intendere quanto volesse estraniarsi da tutti, puntando lo sguardo su di un libro che parlava di pratiche commerciali. Indosso portava un abito lungo in tinta rosa che sfumava in intensità più in basso, con una cinta interna rossa ed una esterna nera, dal quale si poteva facilmente scrutare una spada riposta nella propria custodia e nient'altro a proposito del suo corpo, se non un bizzarro ciuffo che puntava prepotentemente verso nord. Il cielo si scuriva, la gente continuava ad entrare ed ognuno veniva solamente scrutato con un'occhiataccia di disgusto, pura umiliazione e odio prima di tornare alla sua lettura. Non si sarebbe mai abituata a quello che avrebbe visto quella sera, la prossima e così via: un trauma che non passa nemmeno dopo esserci cresciuta, che la rendeva sotto sotto nervosa e pessimista verso il genere maschile, colpevole di mostrare là dentro ogni difetto possibile ed immaginabile. Quanti ne aveva buttati fuori? Quanti ne aveva visto mostrarsi nudi pur di saldare il conto in sospeso? E quanti fuggire per ragioni a lei non ben note? Troppi, talmente tanti che aveva più volte pensato di cuocere allo spiedo le proprie ovaie, ma per curare la sua vena masochista, cercava di portar sempre una distrazione con sé: quel giorno era toccato al libro, mentre poggiato sui suoi piedi vi era un piccolo cane che ricordava un bassotto, dalle lunghe orecchie marroni e la coda purtroppo tagliata da chissà chi. Fasciato sulle zampe posteriori probabilmente ferite, sonnecchiava e poteva goder dello status di unico uomo gradito da Altair, che in realtà... avrebbe soccorso anche un essere umano senza guardare al sesso o allo status sociale, ma se non si fa rispettare tenendosi quel muso e quell'aura negativa... chi la rispetterebbe? Nemmeno le donne che lavoravano là dentro erano basse quanto lei, alcune erano persino più muscolose e mascoline, ma agli occhi di Altair lei doveva essere quella con le palle là dentro, sperando che un giorno potesse trovare la soluzione per diventare anch'ella così imponente. Sì, un desiderio egoistico se lo poteva concedere, oltre alla ricerca del sapere e della verità in questo mondo.

    Edited by Altair Shou - 6/6/2017, 18:39
     
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    Talvolta le capitava di ripensare ai giorni in cui abbandonò Reim, spinta dalla voglia di libertà, dal dovere di accumulare e diffondere la conoscenza, di qualsiasi genere.

    *È passato così tanto tempo..?*

    Si ripeteva spesso.
    Non poteva credere fossero passati tre anni, tre anni di puro vagabondaggio, alla ricerca di tutte le nozioni possibili e immaginabili riguardo il mondo a lei esterno.
    Paesi, tradizioni, politica, etica locale... ogni caratteristica era fondamentale per arricchire il proprio bagaglio culturale.
    Era oramai primavera inoltrata, i fiori eran sbocciati, lasciando che la natura tornasse al suo massimo splendore; anzi, l'estate si stava avvicinando e avrebbe diffuso il suo calore, le belle giornate, un ambiente rigoglioso...
    Poteva ricordare quella pianura fiorita, ricca di alberi e in prossimità delle montagne; ricordava l'aria pulita che invadeva i propri polmoni, depurandoli.
    La valle della Luna l'aveva colpita parecchio, così come i racconti degli abitanti della zona... ma non poteva soffermarsi a lungo in una sola zona, il mondo l'aspettava.
    Preparatasi, iniziò il suo cammino verso la parte più interna dell'impero di Kou, giungendo in quella che era la città di Ruogang: appena mise piede, fu subito "accolta" da una folla di gente dall'etnicità mista, tutti riuniti in quel paese dai tratti caotici e rumorosi.
    Da un lato le sembrava di rivedere Reim, in particolare Napolia, la città commerciale per eccellenza dell'impero.
    Probabilmente quella doveva condividere le stesse caratteristiche, in fondo era ovvio che una nazione ampia come Kou dovesse possedere un centro di commercio.
    Le carovane che, senza sosta, passavano da una parte all'altra rendevano il vagabondare per la città abbastanza complicato.
    Spesso andava a sbattere contro qualche figura, ognuna sempre diversa, costretta poi a scusarsi per quell'impatto neanche causato da lei.
    Fortunatamente si stava avvicinando la sera, e le vie - almeno sperava - sarebbero state più libere.
    Le città di sera, illuminate, assumevano un fascino particolare, che agli occhi di Alia non sfuggiva.
    Alia, che lì in mezzo non era altro che una delle tante teste gialle che girovagavano per le vie.
    Una giovane viaggiatrice errante dagli evidenti tratti Atermyrani, dalla corporatura classica amazzone ma coperta da quel lungo drappo blu scuro che fungeva da mantello.
    Saltava all'occhio anche quella sacca che spiccava prepotentemente, in contrasto con il colore scuro del mantello; al suo interno poteva essere contenuto un intero mondo, o così appariva a causa della sua forma un po' gonfia, probabilmente colma di cianfrusaglie - ma che a lei apparivan come tesori.
    Camminando per le vie, non le fu difficile intravedere quel flusso di gente di sesso maschile recarsi in quelli che non eran altro che locali adibiti ad ospitare le giovani più belle e affascinanti, pronte ad intrattenere ogni uomo bisognoso.
    Ruotò gli occhi all'insù, ricordava le vie a luci rosse di Atermyra, per lei era quasi la normalità vedere ciò, anche se, diversamente dalle altre nazioni, erano impiegati gli uomini.
    Spinta dalla sua maledetta curiosità, non si trattenne dal varcare quei tessuti colorati che fungevano da entrata: l'aspetto della stanza che le si presentò dinanzi era davvero raffinato, lo trovava particolarmente bello.
    Come di consuetudine, il pavimento era colmo di tappeti di origine orientale e cuscini; doveva essere normale trovare oggetti di quell'origine, considerando quanto a est ella fosse andata.
    Nonostante il mescolarsi dei colori, quello che maggiormente si presentava era l'oro, colore della ricchezza e della lussuria, perfetto per un luogo così.
    Il soffitto era un misto di drappi verdi, viola, blu... i quali erano resi visibili dalle luci sopra.
    Non mancavano le fanciulle che, ovviamente, con le loro forme ben piene, e le loro vesti succinte, portavano compagnia a ragazzi e uomini, di ogni età e provenienza.
    Anche se Alia c'entrava poco in quella stanza, agli occhi altrui, ciò non era fondamentale: tutto andava registrato.
    Trovò rapidamente posto su un divano, particolarmente comodo.
    Così tanto quasi da rilassarsi e sprofondare in un sonno beato, per lasciar riposare le membra stanche... ma non poteva.
    Sfilati i soliti blocchetti di carta bianca, fu pronta ad appuntarsi il tutto; ogni volta che l'inchiostro toccava la carta, un sorriso si dipingeva sul volto della giovane fanciulla, era così contenta quando scriveva qualcosa, era più forte di lei.
    Preferì evitare di descrivere troppo le donne, sarebbe stato poco elegante e abbastanza strano da parte di una ragazza Atermyrana, così elegante quanto fiera.
    Nulla le vietava, tuttavia, di trasmettere la sensazione di relax che caratterizzava la stanza: profumi inebrianti, comodità assoluta, e compagnia di certo soddisfacente, se non di più.
    Casualmente, con la coda dell'occhio finì per adocchiare quella ragazza che, silenziosa come un'ombra, era seduta affianco a lei: quasi si spaventò, non le capitava quasi mai di non notare qualcosa e, in particolare, qualcuno.
    Una minuta ragazzina, dalla chioma bionda come la propria, leggermente più platino, con un caratteristico ahoge sul capo; il volto era ben coperto da una sciarpa scura, in contrasto con la veste lunga di stampo orientale che copriva il corpicino.
    Anche da seduta, a lei parve parecchio piccola, quasi una bambina...
    Si stava convincendo sempre più fosse una bimba in attesa della propria mamma magari, se non fosse per la spada conservata con cura nel fodero.
    Non credette più fosse così piccola, solo qualcuno d'irresponsabile le avrebbe consegnato un'arma, e anche se fosse, lì dentro sarebbe stata requisita.
    E, nonostante le vesti, non apparve come una ragazza del luogo.
    Un punto nero su uno sfondo bianco, ecco come era definibile.
    Era fin troppo estranea a quel sito, un po' come la stessa Alia: ma se Alia era lì solo per "amore della conoscenza", la ragazza allora cosa ci faceva lì?
    Era ferma, immobile come uno stoccafisso, intenta a dilettarsi nella lettura di qualcosa a lei sconosciuto.
    Segnato ciò che doveva segnare, allungò la testa quel poco che bastava per buttare l'occhio sulle pagine del libro, di cui difficilmente riusciva ad individuarne le parole, per la troppa distanza.
    Per come era Alia, pur di sapere sarebbe risultata anche invadente, ma poco le interessava, era gente che non avrebbe più visto alla fine, no?
    Schioccò le dita abbastanza vicine al suo orecchio, in modo da richiamare la sua attenzione, puntando poi il dito in prossimità del libro da lei mantenuto.

    《Scusami l'invadenza, ma di cosa tratta?》

    Doveva sempre mostrare quel poco di cortesia, per evitare l'inizio di futili discussioni, ovvio.
    Magari l'argomento sarebbe stato utile per lei, tutto era possibile.
    Peccato per la musica che, seppur udibile e di sottofondo, la infastidiva, non poteva ogni volta sgolarsi per farsi sentire normalmente.
    Notò poco dopo il cagnolino ai piedi della fanciulla, un bellissimo bassotto, il quale non risparmiò dal dargli - o darle? - qualche carezza.

    *Gli animali, quali esseri meravigliosi...*

    Potè ripetere tra sé e sé, aspettando una possibile risposta da parte della ragazza misteriosa, tornando in una posizione decente.

    《Già che ci sei, se non ti dispiace, potresti mostrarmi la tua spada? Pura curiosità.》
     
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  3. Altair Shou
     
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    Il sottofondo si trasformava velocemente in chiasso, pian piano le sue speranze di poter seguire la lettura senza corrucciare la fronte e strizzare gli occhi, si affievolivano. L'indice destro si intratteneva in una sorda melodia, un ticchettio contro la rigida copertina del libro, il quale si sosteneva con la sola forza del palmo sinistro, dal braccio irrigidito e traballante: non era più abituata a quello stile di vita, aveva passato fin troppe sere in una stanza vuota, spoglia e buia priva di ogni distrazione, finendo per scordarsi cosa fosse la parola pazienza, una virtù che spesso e volentieri non esibiva. Non si mostrò turbata, anche grazie alla folta frangia che celava ogni ruga sulla parte superiore del viso, lasciando che solo gli occhi dorati potessero sprigionare un briciolo di esitazione e baraonda interiore, perdendosi per vari istanti a vagare senza meta lungo lo sfondo che le si faceva largo dinnanzi: tendaggi su tendaggi, decorazioni dorate ed un via e vai di donne in abiti colorati e piene di collane ed ornamenti preziosi: nessuno lì indossava il colore bianco, essendo destinato ai nobili non si osava portarlo nemmeno in certi luoghi, ed a parte qualche sporadico straniero un po' ignorante, in quelle serate no, non poteva praticamente mai entrare in contatto con quella candida tonalità. Anche lei aveva evitato di indossare qualcosa che richiamasse la nobiltà, cosa di cui invece aveva imparato a non dar più importanza all'esterno di Kou, approfittando del fatto che nessuno le avrebbe dato della cittadina dell'impero, e di conseguenza chiesto come mai sfoggiasse qualcosa di poco consono alla propria patria. Potranno sembrar regole rigide ma per loro erano un po' come delle ovvietà: come il sole che brucia la pelle, l'acqua che bagna o il vento che trasporta con sé le foglie secche, insomma... chi bada a questo genere di cose? Al contrario vi erano piccolezze che non potevano passare inosservate, dettagli desueti o strani che attiravano immediatamente l'attenzione, formando chiacchiericci e facendo vertiginosamente abbassare il volume di qualunque stanza e luogo in cui ci si potesse trovare. La cosa più strana che si possa intravedere in un locale notturno di un qualsiasi stato? Beh, ovviamente che tra i clienti ci sia anche una donna. Non che fosse segreta l'esistenza dell'omosessualità, ma non era facile ostentarla così facilmente, o ancora più comprensibile poche erano le femmine in grado di permettersi certi lussi. Ma non è sempre così, delle volte capitava che entrassero alla sola ricerca di informazioni, senza strani scopi, ma nel dubbio tutti iniziavano a spettegolare per i fatti loro, mentre le donne del posto tentavano di rimanere composte e continuare nel loro incarico.

    Altair se ne sbatteva altamente, perché qualunque fosse la risposta alla domanda che tutti si ponevano, lei non c'entrava assolutamente nulla, era libera dal volerla scortare, intrattenere o darle delle indicazioni, perciò non si era nemmeno abbassata la sciarpa dal muso ed ascoltava solo il russar pesante del cagnolino che, seppur tanto bello, non la faceva vomitare dall'emozione: per fortuna funzionava solo con gli esseri umani.
    Continuò ad ignorare Alia nella maniera apparentemente più snob, scansafatiche e apatica di tutte, per nulla curiosa ed anzi... se avesse avuto a che fare con meno uomini e più donne, forse la sua pazienza ed il suo stomaco sarebbero state meglio e lei sarebbe morta molto più tardi.
    Così proseguì la sua lettura ritrovando il silenzio che era mancato, giusto per qualche istante, prima di sentirsi rivolgere la parola.
    Le venne chiesto cosa mai stesse leggendo, e la voglia di risponderle “bella domanda” era grande, infondo con quel chiasso non è che avesse poi approfondito la lettura, però di una cosa era certa, così ancora con gli occhi rivolti verso i caratteri impressi nelle pagine, il suo ciuffo puntò verso Alia, ondeggiando qua e là un po' infastidito, come il tono di voce di chi l'accompagnava, con una voce più adulta di quel che ci si sarebbe potuti aspettare. Chiuse il libro e lo poggiò sopra le cosce, perché le era impossibile far un discorso mentre teneva il segno

    «Tattiche commerciali. Ma so già come andrà a finire, perché in questo mondo ormai si ha l'ideale che il massimo esperto nel campo sia il “Re dei Sette Mari”, colui che nel tempo libero si diverte a molestare qualsiasi essere vivente. Colui che nonostante la reputazione da misero suino che si ritrova, continua comunque a farsi lodare da chiunque scriva questi testi di storia recente... perché la verità è che probabilmente anche l'ideatore di tutto ciò, è un grandissimo maniaco. Il nostro Grande Generale è il vero esempio che andrebbe citato su ogni testo di strategia militare, ma... » il suo monologo anti-Sinbad venne brutalmente stroncato dal cane che si girò a pancia in su, mostrando ad Alia le grazie e dunque etichettandolo come un maschio fiero ed orgoglioso del suo pancino peloso. O semplicemente anche lui si era rotto di sentire tutto quell'astio contro un uomo che si, ha commesso sbagli e molestie in ogni dove, ma si meritava una Altair pronta a fare riti satanici per fargli cascare i testicoli da un giorno all'altro? E non era per invidia né per appartenenza a Kou, semplicemente i tipi così le facevano venir una grande voglia di vomitare mista a violenza, testate fino a perdere i sensi e una grande quantità di sangue nel corpo. Così si diede un contegno fingendo due colpetti di tosse, ed infine abbassando la sciarpa per mostrare il volto e girarsi infine verso la sua interlocutrice.
    Che grande esempio femminile!
    Alta, dalle spalle larghe e sguardo severo, come si poteva aver dubbi sul perché si trovasse lì? Ovvio che fosse una candidata ad imparare il vecchio mestiere che qui veniva insegnato nel migliore dei modi. Le mancavano dei dettagli come qualche chilogrammo in più di muscoli e sarebbe stata una delle attrazioni principali per i più giovani, quelli che ancora non sono ovviamente pronti per le donne più richieste e costose, ma sì, notava un certo allenamento nel formarsi fisicamente, e quei capelli biondi erano anche inusuali, avrebbe fatto faville!

    Iniziò dunque a sorridere, fraintendendo tutto ed accogliendola con un cenno del braccio che la invitava a sedersi nel suo stesso divano avvicinando una delle belle donne a cui accennò «Deve essere venuta senz'altro per un colloquio, ma siamo in orario di lavoro, perciò portaci da bere » il tutto con un tono serio, come se avesse già avuto conferma dalla diretta interessata, che invece, era interessata a tutt'altro.
    Ma Altair era convinta di averci preso, così tornò a sorridere e sfilare la spada dalla cintura, lasciandola dentro la custodia. Non che si fidasse troppo a darla in mano ad uno sconosciuto, perciò le diede semplicemente modo di star vicina all'impugnatura e poterla toccare.

    «Non è proprio del posto, a Kou si è specializzati più in lance e spade a doppia lama, questa invece è stata forgiata da un uomo che pare avesse antenati a Kina, ereditando anche alcuni metodi per rendere le armi più leggere ma allo stesso tempo resistenti. Anche l'impugnatura è intrecciata con un metodo abbastanza particolare ma... non ne so di più, raggiungere quel posto è praticamente impossibile, e l'alleanza del sette mari non c'entra» precisò, prima di venir etichettata per la seconda volta come una che odia ciò che non fa parte di Kou, anche se con Kina c'era un rapporto troppo strano per confinarlo a quelle poche spiegazioni. Beh, era comunque strano che quella donna si interessasse in armi, chissà se ci avrebbe compreso qualcosa, anche se pareva prendere appunti.

    «Comunque questo non è il posto adatto per sfoderarla, a meno che per tua fortuna, non entri qualche uomo troppo ubriaco e senza soldi, ma in quel caso di solito basta un calcio» questo le fece venir in mente una delle domande indispensabili per far parte del posto «sei abituata a questo genere di persona?» requisito indispensabile.
     
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    Sembrò apparentemente snob la ragazzina che la stava affiancando, quasi preferendo non dedicarle alcuna attenzione.
    Solo dopo un po', tra carezze dedicate al pancino di quell'essere peloso quadrupede e il chiasso misto a musica del locale, arrivò una risposta, parecchio interessante visto l'argomento e il seguente monologo riguardo l'incapacità - secondo il suo parere - del re di Sindria e della sua ingiustificata lode.
    Alia ascoltò con interesse, era raro sentire odio nei confronti di una figura tanto lodata.
    Aveva sentito diversi aneddoti riguardo quell'uomo, il quale veniva ammirato quasi ai livelli di una divinità.
    Di certo, per essere riconosciuto in questo modo, doveva possedere un carisma particolare, un certo magnetismo che non poteva non attrarre.
    Ma, ovviamente, non poteva essere la sua unica dote, un fondo di verità, seppur molto celata e modificata, esisteva sempre.

    《Se mi permetti di replicare...》

    Affermò schiarendosi le corde vocali.

    《... il re Sinbad deve pur possedere particolari conoscenze nell'ambito.
    Non nego che tu non abbia ragione, non sarà di certo un genio; in fondo un re ha sempre una certa equip di gente esperta alle spalle, erro?》

    Tossì, dovette alzare parecchio la voce per farsi udire dalla fanciulla, cosa che di certo non era abituata a fare, preferendo un colloqui tranquillo solitamente.
    Quasi come colta da un lampo di genio, la invitò a sedersi vicino a lei, invito che accettò volentieri: una discussione con gente del luogo era sempre accetta.
    Non riuscì ad udire il breve discorso tra la piccola biondina e una delle tante bellissime donne del locale, parecchio affascinanti e enfatizzate dalle vesti un po' ose ma molto colorate.
    Era abituata alla vista di donne dalla corporatura impostata e dal fascino irresistibile, un corpo da amazzone, ma lì erano praticamente l'opposto.
    Rimase a scrutare ogni donna del locale con attenzione, come se fosse un mondo nuovo per lei - e Atermyra era piena di locali del genere, nonostante l'attrazione fosse maschile.
    Fortunatamente la ragazza si mostrò molto più accondiscente e aperta nei propri confronti, accettando la proposta di Alia di poter osservare quella particolare arma, dai tratti orientali.
    Tutte le informazioni che ella stava fornendo venivano appuntate con estrema rapidità, prima o poi la mano o la penna avrebbero iniziato a ricoprirsi di fiamme per la troppa velocità con cui sfregavano sul pezzo di carta bianca.
    Di certo una lama così sottile, lunga e affilata era l'opposto della propria sciabola, più larga e più corta.
    Ognuno sapeva destreggiarsi con un tipo di arma, no?
    Alzati gli occhi ametista verso la minuta figura, potè notare il suo fanciullesco volto: la chioma biondo cenere era decisamente inusuale per i comuni nati a Kou, ma gli occhi erano piuttosto profondi; anche lo stesso viso trasmetteva l'impressione che lei fosse una semplice ragazzina, non avente più di sedici anni, ma "mai giudicare un libro dalla copertina".
    E poi non si trovavano a Reim, in particolare al Colosseo di Remano, ed era improbabile che una "bambina" andasse tranquillamente in giro per locali del genere dotata di un'arma.
    "Comunque questo non è il posto adatto per sfoderarla, a meno che per tua fortuna, non entri qualche uomo troppo ubriaco e senza soldi, ma in quel caso di solito basta un calcio. Sei abituata a questo genere di persona?"
    Un sopracciglio, lentamente, s'inarcò lasciando presagire la confusione che si faceva strada in Alia: una domanda strana da porre ad una estranea.
    Portò una mano dietro la nuca, massaggiandosela mentre rifletteva sulla risposta da dare.
    Non aveva mai avuto "l'onore" di affrontare un uomo ubriaco in preda agli istinti sessuali, privo di grana per soddisfarli... insomma, non era mica una guardia del corpo di una prostituta o quest'ultima.
    E lì le venne un lampo di genio: che lei stesse sorvegliando la zona?
    Era una guardia del corpo?
    Beh una guardia del corpo femminile era comune solo ad Atermyra - o fino a quel momento così credeva; questo spiegherebbe perchè una fanciulla dai tratti così giovani avesse un atteggiamento così riservato, impugnasse un'arma e si trovasse lì...

    *Di certo l'unica cosa che le manca sono gli ormoni della crescita...*

    Si disse nella sua testa, continuando ad osservarla quasi ad un livello da stalker.
    Almeno poteva facilmente passare inosservata.
    Comunque doveva pur fornire una risposta, non poteva rimanere in silenzio, nonostante il particolare quesito posto.

    《Mh... non credo di aver avuto alcun incontro con uomini simili, ma non è un problema.》

    *... anche perchè ho incontrato di peggio.*

    Aveva affrontato da sola un Dungeon, davvero un semplice pervertito ubriaco doveva essere una minaccia per lei?
    Scostò una ciocca dorata via dalla propria visuale, continuando a tenere fermo lo sguardo roseo negli occhi della giovane, abbassando successivamente il capo in segno di rispetto, un gesto rapido prima di lasciar mescolare di nuovo i colori delle iridi delle fanciulle.

    《Comunque sono stata maleducata: il mio nome è Alia, piacere di fare la tua conoscenza.》
     
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