[QUEST DUNGEON] Alia ; Andras

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  1. Grande Flusso
     
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    Partecipanti: Alia Chandra
    Alert: Rosso
    Quest Master: Grande Flusso
    Data inizio: lunedì 20 marzo
    Tempi di risposta: 3 giorni
    Tempo max per concludere: //
    Premio: 2.000 pezzi d'oro - da dichiarare in Tesoreria dopo la conquista


    Ti consigliamo di arricchire con descrizioni le tue giocate: azioni, pensieri, considerazioni.
    Buona giocata!


    ________________________________________



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    (Credits: http://anatomista.deviantart.com/)



    Incipit



    Il sole al tramonto abbracciava con dolcezza l'altopiano Tenzan, illuminando con riflessi rossi e dorati la distesa rocciosa e sabbiosa che contraddistingueva da tempo immemore quella zona, mentre un lieve venticello trascinava con sé innumerevoli granelli di polvere e sterpaglie rade.

    Situato in una delle strisce di terra poco frequentate dalle tribù nomadi, si ergeva un immenso forte dall'aria malandata, sospeso su di un ponte naturale fatto di pietra dalle cui sommità colavano senza sosta cascate costituite da una sabbiolina bianca come la neve e leggera come la cenere.

    Gli innumerevoli padiglioni che si snodavano dalle pareti dello stabile centrale come tentacoli di una piovra morente presentavano diversi dissesti, causati dal logoramento atmosferico e dallo stato di abbandono in cui giacevano.
    Tetti in parte crollati, cumuli di sabbia trasportata dal vento e macerie di qualsiasi genere giacevano tutt'attorno alla base dell'imponente struttura, abbandonata all'incuria e alla dimenticanza da parte di coloro che abitavano quel mondo.
    Le finestre, ampie e lunghe, si aprivano come buchi neri pronti ad inghiottire tutti coloro che per troppa curiosità o per sfizio si sarebbero potuti affacciare.

    Un silenzio spettrale regnava in quello stralcio d'altopiano, nel quale soltanto il vento, con il suo ululare selvaggio, riempiva il vuoto creato dall'incuria e dalla desolazione di cui si circondava il Dungeon.
    Ad un tratto una delle torri più distanti crollò su se stessa, accartocciandosi al suolo e sollevando una nube di polvere che si sollevò nel cielo chiaro, oscurandone una piccola porzione per qualche minuto.
    Tutto sembrò tacere nuovamente, dopo tale crollo, e il vento tornò a spirare.

    Edited by Grande Flusso - 25/4/2017, 22:12
     
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    "Djinn".
    Quante volte nel corso della propria vita aveva sentito pronunciare questo termine, il quale assumeva il mero significato di forza e potere. Dalla sovrana del proprio paese natio, Mira Dianus Artemina, ad noto mezzo Fanalis di Reim Muu Alexius, diversi possedevano le doti offerte da questi esseri prodigiosi.
    Qualsiasi conquistatore di dungeon era noto al mondo, e di certo una giovane Alia non si sarebbe lasciata scappare l'occasione di ottenere un tesoro tanto prezioso.
    Alia Chandra, fanciulla di origini Atermyrane, aveva lasciato la Città dei Cieli per migliorare le proprie capacità a Reim presso il Colosseo; grazie agli insegnamenti dei gladiatori Yambala, a soli diciassette anni era pronta ad affrontare i pericoli ed a conoscere il mondo a lei ancora ignoto.
    Munita del necessario, oltre ad una grande dose di determinazione, da Reim iniziò ad errare da paese a paese, da regno a regno, come una vagabonda, finchè il fato non la condusse verso l'altopiano Tenzan.
    Un luogo prevalentemente roccioso, desertico, ma affascinante: i raggi del tramonto attribuivano sfumature calde al luogo, mentre il cielo si colorava di un rosso misto al giallo; intanto il sole, lentamente, spariva oltre l'orizzonte, per lasciare posto alla magnifica luna.
    Il vento rinfrescava quella serata, e smuoveva le ciocche dorate della ragazza, oltre al mantello blu notte che la rivestiva.
    Alzò il capo verso l'alto, chiudendo gli occhi e respirando a pieni polmoni: in quel momento provava una sensazione di leggerezza e libertà, una sensazione che solo una sola volta provò, ovvero dopo l'abbandono della propria terra natia.
    Passati diversi secondi, i propri occhi color rosa quarzo incontrarono il paesaggio di un palazzo in rovina, dall'aspetto palesemente trasandato e abbandonato; la conferma la ebbe solamente dal crollo di una delle tante colonne che "decoravano" la zona, rompendo il silenzio del territorio e lasciando posto ad una grande nube di polvere.
    Non era molto distante, l'unica cosa che la separava da quel forte era un ponte, il quale non era tanto diverso come aspetto dal palazzo davanti a lei.
    Perchè mai un edificio tanto antico quanto magnifico si trovava nel bel mezzo di un territorio desertico? Ella non aveva alcun ricordo, grazie agli studi compiuti, di popolazioni che avevan popolato quella zona a tal punto da costruire una fortezza...
    La risposta giunse rapida. Gli occhi di Alia brillarono, attraversati da una particolare luce, il volto fu incorniciato da un sorriso che, seppur lieve, non poteva esprimere altro che gioia: non era altro che un dungeon.
    Un dungeon apparso dal nulla, il quale al suo interno conservava ricchezze di ogni genere e il potere a cui ella tanto ambiva.
    Spinta dalla voglia di mostrare al mondo quanto ella fosse capace, iniziò a dirigersi verso il rudere, attraversando con assoluta calma il ponte: ogni passo, seppur compiuto con estrema cautela, provocava la caduta di piccoli sassolini: chissà per quanto avrebbe resistito quel passaggio stretto e vacillante. Non doveva perdere neanche un secondo.
    La curiosità la portò a sporgersi, ad osservare cosa l'aspettasse se mai avesse perso l'equilibrio: sotto di lei apparve il nulla, una lunga distesa di terra e sabbia; l'unica cosa che poteva trasmettere era la sensazione di vuoto.
    Alia non soffriva di vertigini, ma non riuscì ad evitare di sentire il proprio corpo vibrare a causa di quella emozione. Un brivido scosse la propria colonna vertebrale, il suo animo si caricava di adrenalina che, nonostante era nascosta da un volto in quel momento imperturbabile, albergava in lei come una bestia assopita pronta a fuggire ed a scatenarsi.
    Attraversato il ponte roccioso, finalmente i propri occhi poterono osservare con meraviglia e stupore quelle rovine.

    *Com'è magnifico...*

    In cuor suo, sapeva benissimo che non esistevano parole per descrivere perfettamente la bellezza del posto; era un luogo abbandonato, certo, ma per la giovane era forse una delizia per la propria vista.
    Sfiorò le mura del palazzo, sentendo la sensazione di ruvidezza sui propri polpastrelli.
    Ad ogni passo si avvicinava al varco d'entrata, senza tentennare un attimo, decisa a conquistare quel luogo ed ad inchiodare la propria bandiera lì, a dimostrare quanto valesse... tuttavia, non poteva aspettarsi nulla di ciò che l'attendeva all'interno.
     
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  3. Grande Flusso
     
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    L'imponente Dungeon al tramonto assumeva le tinte del rosso e dell'oro.
    Le pietre più esposte, quelle in procinto di cadere al suolo spinte dalla gravità e dal vento che, incessante, continuava a soffiare in quelle terre di nessuno, assumevano l'aspetto di gradinate impervie rivolte al cielo sulle quali, di quando in quando, qualche piccolo volatile osava posarsi per recuperare un briciolo d'energia durante la traversata.
    La sabbia e la polvere rocciosa trasportata dal vento continuava a depositarsi e a volare via senza sosta su quella struttura apparentemente senza padrone alcuno, reperto di una civiltà ormai decaduta di cui nessuno, o quasi, portava memoria.
    Il ponte sospeso su macigni dal diametro incalcolabile ad occhio nudo, aveva raggiunto la larghezza necessaria a far passare una persona soltanto a causa della costante e imperterrita corrosione che lo dissolveva in tutta la sua lunghezza, granello dopo granello, depositandosi al suolo posto a centinaia di metri in basso.
    Il lieve ed incessante fruscio causato dalla sabbia che si distaccava dai massi presenti lungo il tragitto, accompagnato dal fischio del vento e dalla melodia di esso che si incuneava tra le rocce sporgenti o tra le insenature del castello caduto in rovina, creava un'armonia unica nel proprio genere, una sinfonia naturale di ineguagliabile bellezza e rarità.

    Presso la sommità occidentale del ponte sospeso si ergeva il Dungeon in cui risiedeva Andras, uno dei Djinn più sanguinari e violenti esistenti; la sua dimora presentava a coloro che avevano l'ardire di avvicinarsi tanto un immenso portone chiuso, sulle cui pareti presentava la celeberrima stella ad otto punte.
    I batacchi erano d'ottone, ricoperti da una sottilissima polvere rossastra; la forma di essi ricordava dei volti umani in preda ad una rabbia cieca: le espressioni truci e gli occhi infossati sembravano brillare di uno scintillio maligno e ammonitore, mentre tra i denti di quelle bocche deformate vi era l'impugnatura di una sciabola ricoperta di sangue rappreso che colava fino al mento dei batacchi stessi, fondendosi col legno ormai invecchiato e liso.
    Le lame gemelle s'incrociavano proprio a metà strada, rilucendo fiocamente di un bagliore vermiglio grazie agli ultimi raggi che il sole in procinto di sparire all'orizzonte aveva deciso di donare.

    La strada che era rimasta tanto a lungo sbarrata da quei silenti guardiani d'ottone sembrò aprirsi automaticamente davanti alla visitatrice che, con tanto ardore nello spirito, era giunta fin lì.
    Le lame delle sciabole ricaddero verso il basso, sagomando le bocche dei batacchi in un'espressione di puro sgomento, mentre quegli occhi incavati fissavano esterrefatti il vuoto.
    Un cigolio assordante riempì per un attimo il silenzio pesante, mettendo a tacere la melodia che il vento aveva prodotto fino a quell'istante.
    Le porte si spalancarono e una folata d'aria stantia fuoriuscì dal corridoio buio che si palesò aldilà dell'uscio ora aperto.
    Un ululato, un lamento straziante e un grido disumano sembrarono provenire dalle viscere del Dungeon stesso mentre il portone, ancora aperto, invitava l'ospite a sfidarlo, se possedeva il coraggio per farlo.

    Alcune pietre crollarono ai lati del portone stesso come monito, frantumandosi al suolo e sollevando piccole volute di polvere rossastra, altre invece rotolarono giù dai torrioni più distanti, disintegrandosi all'interno di quelle stanze ancora inesplorate.
    Il Dungeon stesso sembrò vibrare per un istante a causa di un forte vento che si sollevò dal nulla, poi tutto tacque.
     
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    Giunta a pochi metri di distanza dal grande portone, potè osservare ogni dettaglio appartenente a quell'edificio pericolante ed antico: la prima cosa che catturò l'attenzione della fanciulla fu proprio la stella ad otto punte, simbolo e prova del grande tesoro che l'aspettava all'interno.
    Era prova di quanto fosse prezioso quell'edificio, e soprattutto quanto lo fosse ogni oggetto o meno presente al suo interno.
    Tuttavia, altri dettagli che adornavano l'ingresso non erano propriamente rassicuranti: i batacchi assumevano forme di volti umani, i quali trasmettevano la sensazione di furia e ira; le bocche stringevano i manici delle sciabole insanguinate che sembravano ostacolare il passaggio. Sapeva benissimo, sopratutto grazie alle raccomandazioni dei propri maestri, quanto fosse arduo conquistare un dungeon priva di qualsiasi aiuto.
    E sapeva altrettanto bene quanto fosse reputato impossibile superare le prove che il dungeon offriva solamente con le proprie forze... ma Alia non era affatto stolta.
    Credeva fortemente nelle sue capacità, fisiche e mentali: la giusta dose di determinazuone, mista alle proprie abilità la rendevano una guerriera formidabile e un osso duro da affrontare.
    Guardando attentamente le figure d'ottone presenti all'ingresso, qualsiasi essere umano avrebbe trovato le sole figure tenebrose e orribili, in grado di trasmettere timore; Alia, invece, era convinta di aver trovato pane per i propri denti, un djinn probabilmente dall'animo sanguinario e sadico - o così immaginava.
    Ormai la bellezza arcaica del palazzo era passata in secondo piano al solo pensiero di dover fronteggiare qualche essere tanto temibile quanto forte.
    Non dopo molto tempo, il varco si aprì, rendendo possibile l'entrata al suo interno.
    I batacchi non creavano alcun sgomento nell'animo di Alia, anzi, mantenevano vivo il fuoco della determinazione che bruciava continuamente, visibile attraverso le sue iridi rosee.
    Un vento più forte, dato dall'apertura del portone, misto al soffio di Eolo che percorreva l'area circostante, smossero ancor di più la chioma dorata e l'abito della ragazza Atermyrana; il mantello, il quale si era sollevato eccessivamente, lasciò qualche secondo per mostrare una sciabola nascosta.
    Non si poteva mai esser sicuri, e portarsi un'arma dietro era la cosa più saggia da fare nel caso gli avvenimenti avessero richiesto delle maniere forti.
    Il volto di Alia trasmetteva sorpresa, e le urla ed i lamenti provenienti dall'interno trasformarono il tutto in una smorfia di fastidio. Non era turbata affatto, ma il sentire quei gemiti di dolore non la lasciavan imperturbabile.
    In fondo non era un cuore di ghiaccio.
    Le sorprese non potevano mancare, e le rocce rotolarono giù dai loro posti originari, frantumandosi sul suolo, senza però turbare in qualsiasi modo la ragazza.
    Forse per il contrasto tra luce esterna e buio interno, molte delle decorazioni interne erano ancora un mistero ai suoi occhi, o almeno finchè non si decise ad entrare.
    I pugni erano saldati, pronti a sferrare attacchi alla prima minaccia incombente.
    Non aveva ricevuto alcun ordine, o comando, o semplicemente non udì alcun suono da oarte del djinn che "infestava" il luogo.
    Ma lo svolgersi dell'evento le faceva intuire quali fossero le reali intenzioni: avrebbe sfidato l'essere dai poteri straordinari e avrebbe ottenuto quel dono magico che già sentiva suo.
    Ella era esattamente tra l'uscita e l'entrata, o almeno finchè non iniziò a muoversi verso l'interno; il suo avversario giocava in casa, ma di sicuro Alia mai avrebbe rinunciato al suo primo dungeon, l'avrebbe conquistato a tutti i costi, senza alcun aiuto.
    La sabbia rossa invadeva l'ingresso al palazzo, pezzi di roccia erano sparsi per tutto il pavimento; ella era ferma immobile come una statua, aspettando magari una sua apparizione... tuttavia, non arrivò.
    Non poteva andare avanti, doveva assolutamente avere anche un solo confronto con il suo "nemico".
    Dalle labbra rosee non uscì un suono, ma all'interno sapeva e voleva dire moltissime cose.
    Ma doveva gestire bene la situazione e il tempo, non doveva reagire troppo bruscamente e impulsivamente.
    Finalmente, la figura femminile s'immerse nell'oscurità del luogo, lasciando che la propria immagine fosse avvolta dalle tenebre.
     
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    (Credits: http://ignisferroque.deviantart.com/)



    Andras conosceva molto bene i passi dell'incauto avventuriero che, con tanto ardore, si era spinto sin dentro le porte del Dungeon nel quale dimorava dall'alba dei tempi.
    Egli sapeva che, presto o tardi, si sarebbe dilettato con il povero malcapitato, sfruttando tutte le trappole e le insidie di cui disponeva e che al principio aveva predisposto all'interno delle stanze della sua reggia, lungo i corridoi avvolti dalla penombra e per le scalinate pericolanti che avrebbero condotto proprio davanti a sé l'ardimentoso conquistatore.

    Sebbene non si fosse palesato sin dal principio o non avesse fatto udire la propria voce al visitatore di cui ancora non conosceva le capacità latenti, Andras smaniava dalla voglia di combattere e di spargere nuovamente sangue umano, bagnandosi così le mani di quel liquido scarlatto e viscoso che tanto lo faceva impazzire.
    Si sarebbe beato dell'odore ferroso del sangue della sua vittima, avrebbe brindato alla sua furia omicida con un calice traboccante di ottimo nettare vermiglio e sarebbe tornato a governare sul suo amato Dungeon nel bel mezzo del nulla, in attesa della prossima battaglia.

    Per prima cosa il Djinn decise di dare un caldo benvenuto alla sua personalissima vittima sacrificale, scioccando le dita delle mani: l'intero Dungeon venne improvvisamente pervaso da una luce fioca e tremula che illuminò le ampie stanze dall'aria dismessa e i corridoi infiniti, spesso bloccati da crolli causati dal tempo e dall'incuria predominante.
    Ciò che offriva la struttura a livello architettonico era un mix micidiale tra eleganza e sobrietà ricoperti di desolazione e silenzio; attraverso alcuni usci privi delle porte si potevano scorgere immensi scrittoi muniti di libri polverosi e di sedie ancora in perfetto stato ovviamente ricoperti da uno spesso strato di polvere rossastra, piovuta dagli alti soffitti a volta a tutto sesto impreziositi da fregi e stucchi ormai logorati dal tempo e dal vento che, incessante, continuava a soffiare all'interno del Dungeon dai finestroni alti una decina di metri l'uno, privi di vetri o tendaggi che potessero attenuare le correnti d'aria.
    Il pavimento, interamente fatto di pietra, era velato da uno strato alto un centimetro di sabbia dorata che veniva costantemente guidata lungo le varie stanze dagli scossoni che periodicamente il Dungeon subiva a causa degli agenti atmosferici e dell'erosione provocata dal vento incessante.

    I corridoi invece si presentavano come un dedalo stretto e angusto di pietra odorosa di muffa e di polvere secca, lungo le pareti dei quali ogni tanto vi si trovavano gli appositi supporti per fiaccole completamente assenti, dal momento che gli ultimi tizzoni giacevano erosi a terra assieme alla polvere e ad alcune pietre sbriciolate, probabilmente rimasugli di crolli avvenuti molto tempo prima.
    Le crepe lungo le pareti erano talmente ampie e profonde da assomigliare a venature naturali di un enorme mostro roccioso ancora dormiente e di quando in quando una lieve scossa di terremoto scuoteva tutta la struttura, proprio come se l'immenso prodigio avesse cambiato posizione durante il suo riposo.

    Andras, non del tutto soddisfatto del suo operato, decise di far richiudere alle spalle del visitatore l'immenso portone con un tonfo assordante, il quale provocò un'eco talmente forte da far piovere dai soffitti alti una ventina di metri sabbia e piccoli detriti pietrosi, sollevando così una nube di polvere molto fitta ed estremamente simile ad una nebbiolina sanguigna.
    In questo modo sarebbe stato decisamente più facile far cadere lo sprovveduto in una delle innumerevoli trappole che lui aveva in serbo.
    Il buio provocato dalla chiusura del portone d'entrata unito alla fioca luce e alla nebbiolina polverosa resero l'ambiente una sorta di catacomba, uno stomaco pronto a digerire la preda con i propri succhi acidi estremamente aggressivi.
    Una risata si levò dalle profondità del Dungeon, un tuono maligno che si riverberò on ogni anfratto della struttura, facendola tremare sin nelle fondamenta.
     
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    I soli dettagli che caratterizzavano la porta già davano ad Alia l'idea di quanto potesse essere ardua la conquista di un dungeon, in particolare QUEL dungeon.
    Il silenzio tombale che avvolgeva la struttura, le conferiva una certa aura tenebrosa e inquietante, contrastata dalla bellezza architettonica di cui era dotata.

    *Avrà avuto questo palazzo un suo periodo d'oro..?*

    Si chiese osservando ogni parte visibile, grazie a quel poco di luce che penetrava dal grande uscio, della stanza: era solo la rovina di un palazzo, ma era mai stato abitato? O era una mera ricostruzione per ospitare ricchezze di ogni genere e il potere conservato dal grande genio?
    Non sapeva molto di questi e dei loro dungeons, o meglio, conosceva lo stretto indispensabile... ma ella non si accontentava di misere informazioni utili solo alla sua conquista.
    La quiete venne subito interrotta da un chiaro schiocco di dita, il quale portò alla piena illuminazione di quelle stanze arcaiche e logore, permettendo alla giovane di ammirare a pieno quanto fossero magnifiche.
    O così ella credeva.
    Ciò che destò maggiormente l'attenzione della fanciulla furono gli scrittoi posti oltre diversi usci, sui quali erano presenti diversi libri.
    La tentazione di prenderli e sfogliarli uno ad uno, soddisfando la propria sete di conoscenza e scoprire cosa mai quei mucchi di fogli conservassero al loro interno era tanta.
    La conoscenza era l'arma più potente di un essere umano, e Alia bramava di conquistarne almeno una piccola parte. Ma, in fondo, era solo un'adolescente desiderosa di apprendere, e doveva farne di strada.
    Chissà quanti e quali dati quei manuali avrebbero potuto offrire al lettore...
    O magari erano miraggi creati per tentare il visitatore, facendolo cadere in una delle numerose trappole preparate per ogni incauto viaggiatore; nulla le vietava di pensare che ogni scrittoio potesse celare qualche tipo di trappola fatale, ogni cosa all'interno di quel forte poteva essere usato contro di lei senza alcun problema.
    Il tutto era un misto d'incanto e terrore, una combinazione tanto contraddittoria ma per lei possibile e stupefacente.
    Lo spirito dell'Atermyrana bruciava di passione e determinazione, mai avrebbe compiuto un passo indietro... e, comunque, non avrebbe mai potuto ritirarsi: ormai le porte, sotto ordine diretto del djinn, erano state di nuovo sigillate, rendendo il palazzo una prigione da cui poteva uscirne vittoriosa... o morire e venire dimenticata come diverse altre persone. Preferì evitare di pensare a quell'ipotesi.

    《Allora ti sei accorto di me...》

    Pronunciò quelle parole con un tono di voce davvero basso, in una riflessione tra sè e sè, non credeva che il djinn fosse già in allerta per la propria presenza.
    Il tonfo che il portone creò alla sua chiusura provocò la caduta di pezzi di roccia e sabbia cremisi, che costrinsero l'avventuriera a proteggere con le braccia volto e capo, in un semplice gesto istintivo di protezione - o almeno per evitare che la nube polverosa ostacolasse il senso della vista.
    Mosse la mano orizzontalmente, cercando di allontanare quelle particelle fini dal proprio corpo, in attesa che quel grande nuvolone si spargesse per l'intero ambiente.
    Se prima il luogo offriva un'illuminazione decente, ora le tenebre tornarono a regnare al suo interno, conferendo quell'aspetto oscuro e tenebroso.
    Ad amplificare ciò, lo stesso "sovrano" di quel dedalo mortale si lasciò scappare una risata minacciosa e malefica, in grado di lasciar tremolanti persino le fondamenta dell'edificio.
    Da come Alia aveva intuito la faccenda, il djinn era pronto a lasciarla morire tra le peggiori atrocità, sfidandola in una gara che le avrebbe offerto su un piatto d'argento un biglietto di sola andata per l'altromondo.
    Peccato che egli non conoscesse quel lato provocatorio della fanciulla, in grado d'infastidire anche l'essere più calmo...
    Accumulò tutto il fiato che le era possibile, per poi cacciarlo attraverso una semplice frase, sicura che egli avrebbe ascoltato anche il minimo lamento.

    《Ti servirà ben altro per intimorire la sottoscritta. Non riderei così di gusto se fossi in te.》

    Un sorriso quasi beffardo ornava il volto fanciullesco della guerriera, la quale era già in procinto d'iniziare la propria sfida attraverso i corridoi angusti e labirintici del luogo.
    Inoltre, tra abilità fisiche, grande intelligenza e l'arma nascosta dal proprio mantello, non si poteva dire che fosse totalmente impreparata.
    Ogni passo rieccheggiava, rompendo ritmicamente la quiete e il silenzio; la mano destra si trovava abbastanza vicina al manico della sciabola, mentre l'altra si degnava di toccare lievemente le superfici rovinate dei muri e dei mobili.
    Le finestre disposte ai suoi lati offrivano una grandiosa visuale dell'altopiano Tenzan, il quale anch'esso era quasi privo di luce, a causa dell'entrata in scena della luna; Alia era abbastanza sicura che non sarebbero state una possibile via di uscita nel caso si fosse arresa.
    Ma ella non era il tipo da rinuncia: avrebbe sputato anche sangue, ma era più che decisa ad affrontare quell'edificio letale ed il suo padrone.
    Era una donna nata nella Città dei Cieli, luogo in cui le donne non erano altro che guerriere dal forte carattere e spirito, oltre che abili nelle arti belliche; se c'erano esseri femminili in grado di contrastare gli uomini degli altri regni, erano proprio le Atermyrane.
    Vero, ella differiva leggermente, non tanto per i tratti estetici quanto per la personalità e gli ideali... ma di certo quelli elencati prima non le mancavano.
     
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  7. Grande Flusso
     
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    Ai tempi di Alma Torran Andras era stato uno dei maghi più violenti e sanguinari esistenti.
    L'ultimo che si unì alle schiere di Solomon, nella sua lotta. Non aveva mai creduto in quel giovanotto, fin quando egli era riuscito a fargli cambiare idea dimostrandosi all'altezza del compito che si era posto di portare a compimento.
    Soltanto allora Andras si era unito all'esercito del figlio di David e grazie al suo contributo, così come a quello di tutti gli altri maghi, Solomon ne era uscito vincitore.
    Ed ora eccolo lì, a ribollire nell'ira cocente che la frase della visitatrice ignota aveva suscitato in lui.

    «Nessuno osa rivolgersi a me in questo modo, piccola sciagurata! Pagherai per questo affronto, te lo giuro sul mio nome e sul titolo che porto!»


    Tuonò in risposta il Djinn dal luogo in cui si celava, ben lontano dall'ubicazione attuale della fanciulla, con voce cupa e carica di un odio indiscutibilmente profondo verso tutti coloro che osavano dubitare delle sue capacità.
    In un accesso di rabbia Andras fece scattare alcuni impedimenti e trappole che sapeva avrebbero condotto la visitatrice e aspirante conquistatrice nella direzione da lui scelta; per prima cosa indusse il crollo di numerosi soffitti, bloccando quindi l'accesso a mense cadute in disuso da tempo immemore, scrittoi, biblioteche colme di libri in cui egli stesso aveva annotato ancora ai tempi di Alma Torran incantesimi e ricerche svolte in giovinezza.
    Cumuli di polvere e detriti resero l'aria irrespirabile e l'accesso impossibile in diverse zone del Dungeon; oltre a questo Andras fece piovere proprio dal soffitto sovrastante la visitatrice un centinaio di sciabole insanguinate dalla lama perfettamente affilata e lucente, nonostante la visibilità fosse alquanto limitata.

    «Ed è soltanto l'inizio, piccola irrispettosa...»

    Ululò accanto alla giovane la figura di un volto distorto che andò sagomandosi tra le pietre della parete, fuoriuscendo da esse come se il muro stesso fosse stato di materiale gommoso e qualcuno vi fosse intrappolato al proprio interno. Il viso deformato di colui che parlò presentava una cavità sagomata per bocca, due fori oscuri come la notte per occhi ed era privo di naso.
    Poco dopo, accanto a tale volto deformato, apparvero anche un paio di mani che sembravano spingere affannosamente verso l'esterno nel vano tentativo di sfondare quel velo di pietra che gli impediva di raggiungere la fanciulla a meno di mezzo metro da lui; un grido straziante proruppe dalla cavità orale quando il muro stesso sembrò respingerlo indietro, impedendogli quindi di raggiungere la sua preda ormai vicinissima.

    Tutto tacque nuovamente e il silenzio che sostituì temporaneamente quelle grida e i lamenti strazianti provenienti dal ventre pulsante del Dungeon vennero spezzati da un ululato cupo e lunghissimo, assordante. Un verso emesso da una bestia di grossa taglia nera come la notte più oscura che Andras utilizzava come sua cavalcatura dai tempi di Alma Torran.
    Ma quell'ululato aveva uno scopo ben preciso, serviva infatti ad attivare tutta una serie di trappole insidiose pronte a reagire al suo richiamo.
    La prima fu l'apertura improvvisa di una botola proprio sotto ai piedi della visitatrice; tale insidia avrebbe quasi sicuramente fatto precipitare la sprovveduta per una ventina di metri buoni, facendola atterrare su un letto di lance dalla lama affilata ad arte, ma stava a lei essere più scaltra e più agile, se voleva avere anche solo una possibilità di salvarsi e portare a casa la pelle.
     
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    Non passò molto tempo da quando Alia aveva iniziato a provocare il djinn di quel dungeon, scatenando, al contrario di quanto pensasse, rapidamente la sua ira.
    Non credeva che un essere tanto potente potesse cedere con tanta facilità alle provocazioni di un'adolescente spinta da chissà quale coraggio ad affrontarlo.
    E di certo, quella non sarebbe stata l'unica provocazione: il gioco era appena iniziato.

    《Parecchio suscettibile, eh..?》

    Solitamente ella assumeva quel carattere tanto saccente quanto spavaldo per far scoprire la maggior parte delle carte all'avversario: la rabbia acceca la ragione, la forza viene così sopraffatta dall'astuzia.
    Non era affatto la tipa che sottovalutava i nemici a causa dell'eccessiva sicurezza; era abbastanza matura da sapere come comportarsi e quale strategia adottare. Non sembrava la stessa cosa da parte di Andras, che era deciso a veder cadere la figura femminile e veder sgorgare dalle ferite il proprio fluido rosso vitale.
    Alia piegò le gambe rapidamente, pronta a scattare o evitare qualsiasi attacco che il suo avversario aveva in serbo per lei; il volto era mutato in uno sguardo colmo di concentrazione, aveva posto i propri sensi in allerta.
    Era pronta a tutto... e quel tutto stava arrivando.
    Subito iniziarono a crollare zone del palazzo, impedendo il passaggio alla povera fanciulla alle altre zone del luogo e creando un muro di detriti impossibile da attraversare.
    Tutti i libri e i documenti che aveva potuto notare con i propri occhi erano ormai scomparsi a causa di quella barriera: un vero peccato, ma in fondo doveva aspettarselo.
    L'ennesima nube di polvere si alzò, questa volta decisamente più densa di sottili elementi in grado di ostruire le vie aeree.
    Alia, per il momento, doveva trattenere il respiro ed allontanarsi il più possibile da quell'area letale... ma il suo avversario, ormai accecato dall'ira, non aveva finito: sopra di lei apparvero diverse sciabole pronte a penetrare e tagliare la tenera carne della ragazza.
    La visibilità non era delle migliori, e di certo ella doveva risultare abbastanza agile per scampare a quel pericolo incombente: iniziata la pioggia mortale, Alia cercò di uscire dall'area d'attacco, provando ad evitare almeno la maggior parte delle armi; come guerriera era particolarmente agile, quindi destreggiarsi tra i proiettili non doveva apparire una sfida tanto ardua. Ovviamente, Alia era anche una semplice donna, e le ferite, seppur abbastanza superficiali, non mancarono.
    Nulla di cui preoccuparsi, fortunatamente.
    Intanto, scampato il primo tentativo di attacco da parte del djinn, la sua attenzione fu catturata da quella figura umana deformata, dai tratti spaventosi, che pronunciò quelle parole con voce intimidatoria; subito dopo, nel tentativo di raggiungere e, probabilmente, stritolare ogni suo singolo osso, delle braccia uscirono da quel muro all'apparenza gelatinoso, fortunatamente bloccate poco prima di giungere a destinazione, seguito tutto da un grido assordante.
    In tutto ciò, Alia non subì alcuna mutazione nel volto, nè provò paura: ci voleva ben altro per smuovere l'animo della fanciulla Atermyrana; l'unica sua reazione fu il suo sbarrare le palpebre rendendo totalmente visibili i bulbi oculari per poco tempo.

    《I classici metodi per infondere timore... speravo in qualcosa di me-》

    Nuovamente il silenzio e le proprie parole furono interrotti da un ululato, probabilmente di una grande bestia; esso indicò l'inizio di una sequenza di trappole, come l'apertura di una botola sotto i suoi piedi.
    Sarebbe stata la fine per chiunque, ma non per lei: con tutta la forza e la resistenza che aveva in corpo, ella cercò di evitare la caduta in quel buco, aggrappandosi al terreno con le unghia esattamente al bordo.
    Le dita erano leggermente ricoperte di quel liquido cremisi che fuoriusciva a causa della pressione esercitata per evitare la lunga e mortal caduta; non avrebbe di certo permesso al suo avversario di avere una vittoria tanto facile.
    Utilizzando tutta la forza che possedeva, riuscì a risalire sul bordo della botola, cercando di riprendere il fiato da poco sprecato.

    《Vogliamo direttamente passare al dunque o vuoi ancora cercare di buttarmi giù con trucchetti da quattro soldi..?》

    Ovviamente non poteva attendere fin troppo in quella postazione, doveva muoversi: subito ella imboccò la prima via percorribile, senza abbassare un attimo la guarda; non poteva permetterselo o avrebbe potuto dire addio al mondo.

    《Almeno vogliamo presentarci o devo aspettare ancora tanto per sapere chi io stia affrontando?》

    Beh, ella non era stata in grado di osservare la figura, ne di sapere chi lui fosse. Non conosceva assolutamente nulla riguardo il proprio avversario. Un'innocente domanda come quella racchiudeva probabilmente la possibilità di ottenere un indizio riguardo lui - visto che dalle pochi frasi pronunciate sembrava esser un maschio.
    Probabilmente stava dando l'impressione di un soggetto fin troppo temerario e impulsivo, ma dietro quel faccino dolce si nascondeva ben altro.
     
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  9. Grande Flusso
     
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    «Quanta impazienza, signorina!»

    Tuonò in risposta Andras dalla sala in cui riposava e osservava l'andamento della presunta conquista del Dungeon da parte della ragazza impertinente, che tanto amava sbeffeggiarlo: il Djinn non era mai stato famoso per la sua pazienza e per i suoi modi eleganti, dunque ogni punzecchiamento o affronto lo prendeva come un insulto diretto alla sua persona e alla sua indole violenta, sanguinaria.
    Sin dai tempi di Alma Torran egli era stato un uomo irascibile, funesto e poco propenso al dialogo e le cose non erano di certo migliorate una volta divenuto Djinn in quel nuovo mondo.
    Quella visitatrice, coi suoi modi di fare e la sua innata capacità di risvegliare in lui un odio pungente verso la razza umana, lo stava facendo rapidamente andare fuori di senno, risvegliando quella brama di sangue che insistentemente bussava alle porte della sua mente.
    Nonostante tutto il Djinn si costrinse a non cadere in quei tranelli così sciocchi e puerili che tanto detestava in battaglia, dando tempo al tempo e pregustando il momento in cui avrebbe incrociato le lame con l'irriverente saputella che ora calcava il suolo della sua dimora.

    «Ti basti sapere che sono il Djinn della Distruzione, anima di tutte le Sciabole insanguinate.»

    Replicò alla sua richiesta di delucidazioni sulla sua identità, cosa che non voleva rivelare completamente fino al momento in cui ella non avesse raggiunto la sala in cui l'attendeva con incalcolabile impazienza e smania di combattere con tutta la ferocia di cui disponeva.
    Ma non sarebbe comunque rimasto con le mani in mano, tutto al contrario: le trappole e gli impedimenti che aveva in serbo per l'aspirante conquistatrice erano ancora molti e dei più disparati; innanzi tutto rese tutti i pavimenti del piano terra della sua residenza decaduta inclinati di cinquanta gradi, rendendo così incredibilmente più ardua la risalita di essi e il raggiungimento del piano superiore, al quale si accedeva per mezzo di una scalinata che ebbe modo di far crollare su sé stessa.
    I grossi gradini, ormai divenuti un ammasso di macerie instabili, presero a franare rovinosamente verso il basso raccogliendo nella caduta altri detriti che ben presto formarono un vero e proprio smottamento capace di far vibrare le pareti delle sale adiacenti.
    Polvere e sabbia iniziarono a piovere nuovamente dai soffitti, mentre dalle pareti dei corridoi andavano formandosi dei golem alti due metri, i quali inglobavano qualsiasi cosa fosse di materiale roccioso nelle immediate vicinanze.
    Quando finalmente si furono creati una ventina di soldati di roccia, Andras comandò loro di dirigersi nei punti strategici ancora liberi del pian terreno, rendendo così inaccessibile il passaggio alla conquistatrice spavalda e irriverente.
    L'avrebbe fatta penare a lungo, costringendola dunque a prendere la via più impervia e scoscesa possibile; non le avrebbe agevolato il percorso, anzi. Già pregustava il sapore che il suo sangue avrebbe avuto sulla lama della sciabola che pendeva al proprio fianco.

    L'artificio malvagio per cui Andras si era tanto adoperato aveva reso il pian terreno del Dungeon un labirinto a senso unico che la conquistatrice avrebbe dovuto seguire pedissequamente, onde evitare scontri inutili con Golem capaci di riformarsi ad ogni colpo ricevuto; lungo il tragitto scelto per ella Andras aveva disseminato le pareti, il pavimento e il soffitto di trappole mortali, quali botole capaci di aprirsi all'improvviso per far cadere rovinosamente verso il basso chiunque fosse stato tanto sprovveduto da non badare a dove camminava, sbarramenti costituiti da un incrocio letale e fulmineo di lance che spuntavano improvvisamente da entrambe le pareti laterali dei corridoi, le quali si conficcavano nella parete di fronte trafiggendo simultaneamente chiunque fosse stato abbastanza lento di riflessi da non chinarsi verso il basso in tempo.
    Oltre a ciò Andras sparpagliò alcuni dei suoi mostri deformi lungo le pareti più interne del Dungeon, comandando loro di scattare all'arrivo della visitatrice e di afferrarla con tutta la forza distruttiva di cui disponevano, facendole del male fisico se necessario. Dal soffitto invece avrebbe continuato a far piovere sabbia, polvere e sciabole insanguinate di quando in quando, giusto per rendere l'avventura il più avvincente possibile.
    Avrebbe piegato quella fanciulla con ogni mezzo, non avrebbe risparmiato le proprie munizioni.
    Non stavolta.

    «Se riuscirai a giungere alle scale che portano al primo piano del Dungeon... Potrei anche fornirti qualche nozione in più riguardo la mia identità.»

    Incoraggiò così la giovane, pronto a scoprire se lei avrebbe accettato il compromesso garantendogli dunque quel divertimento che attendeva da tempo immemore.
     
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    Un djinn della distruzione, colmo d'ira e collera, in grado di versare sangue più di un intero esercito: il nome era decisamente più esplicito di tante altre descrizioni. Si era imbattuta in uno dei djinn forse più bellicosi e iracondi.
    Se da un lato ora conosceva almeno una gran parte delle trappole o armi in grado di ostacolare il suo cammino, dall'altro il rischio che quell'essere crudele terminasse la vita della fanciulla in pochi secondi aveva raggiunto livelli stratosferici.
    E di certo ora non aveva via di scampo, avrebbe subito la sua funesta ira fino al suo arrivo in cima; era inoltre sicuro che la strada sarebbe stata insidiosa più del dovuto.
    Infatti, il pavimento del pian terreno iniziò ad inclinarsi in una salita abbastanza ripida; le scale che potevano rendere l'accesso al piano superiore rapido e facile erano crollate in pochi secondi, trasformandosi in un cumulo di macerie e bloccando l'unico accesso sicuro alla zona successiva. L'aria diventava sempre più fitta di polveri sottili, quasi irrespirabile.
    Ma l'ennesima cosa di cui Alia si dovette preoccupare fu la formazione di un esercito di golem di pietra, ognuno presente in ogni angolo del piano, pronti a trucidare ogni sventurato decidesse di attraversare le zone da loro protette.
    Solo una lunga via era libera, per così dire.
    Una lunga strada abbastanza stretta, la quale era sicuramente piena zeppa di ogni trappola letale esistente; se, oltre a quello che aveva già potuto osservare, erano presenti altri assi nella manica, allora Alia doveva davvero dare il meglio di sè per arrivare viva dall'altro lato.
    Ma ne valeva la pena..?
    Alia fin da piccola si era distinta per le proprie doti, non solo riguardanti le abilità fisiche. Risultava essere sempre più matura e razionale, sapeva valutare e giudicare senza mescolare il tutto con i propri sentimenti o ideali: e proprio in quel momento, si era fermata giusto per valutare a cosa davvero andava incontro; ormai, a causa della volontà di primeggiare e mettersi alla prova, era arrivata ad un punto di non ritorno: continuare o no?
    Non aveva altra scelta, il djinn della distruzione la stava invitando a raggiungere l'altro piano attraverso quella zona colma d'insidie... e la rinuncia comportava la morte certa, per mano del djinn o per cause naturali.
    Chiuse gli occhi inclinando il capo verso il basso, strinse le mani in due saldi pugni, sporche del proprio sangue vermiglio, il quale pian piano sgorgava dalle unghia rovinate poco prima, per evitare la prima trappola.
    Ricordò benissimo il motivo per cui abbandonò Artemyra, per cui aveva intrapreso un duro addestramento al colosseo di Remano dopo un'interminabile cammino verso l'Impero Reim.
    Doveva rinunciare ora?
    Niente affatto.
    Scosse la testa per eliminare quel leggero attimo di esitazione, non da lei, ma naturale in ogni essere umano.
    La primogenita dei Chandra non si era mai permessa di avere un pensiero di rinuncia, e non lo avrebbe fatto nemmeno ora: avrebbe combattuto per ciò che l'aveva portata lì.
    Se doveva conquistare il dungeon e ottenere il potere distruttivo del suo avversario, non poteva continuare a contrastarlo: credeva che, attraverso una certa "simbiosi", il tragitto sarebbe stato più facile... inoltre, chissà come avrebbe reagito al cambio repentino di carattere di Alia.
    In fondo... ella non era affatto sfacciata, era una maschera che soleva indossare ogni qualvolta invontrava un nemico; era diventata quasi una cosa involontaria, giusto per giocare con la mente dell'avversario.

    《Affronterò qualsiasi cosa tu voglia.》

    Ripresa la propria nota sicurezza, osservò meglio quel corridoio, il quale rappresentava probabilmente una delle sfide più grandi della propria vita.
    Inoltre, l'affermazione del djinn per "esortarla" ad attraversarlo, appariva come un frutto proibito agli occhi della bionda fanciulla: offrirle un piatto così succulento, la conoscenza su chi ella stesse andando ad ottenere, il sapere chi lui fosse, avrebbe portato la fanciulla Atermyrana a superare ogni singola prova.

    《In questo momento, mi stai tentando.》

    Oh se la determinazione in lei cresceva, sempre più.
    Il tono di voce era mutato, non più saccente, ma molto più calmo, quasi incapace di far intuire cosa ella provasse.
    Cercando di evitare lo sguardo dei guardiani di roccia, di non entrare nel loro raggio d'azione, iniziò ad attraversare con estrema cautela il corridoio che l'avrebbe portata un passo più vicino ad un potere quasi divino, evitando, per quanto poteva, le sciabole che, minacciose, cadevano da sopra il proprio capo come gocce di pioggia.
    Il pensiero di uscire da lì vittoriosa, brandendo una delle armi piu potenti al mondo, appariva come una prospettiva allettante per qualsiasi essere umano, ma a cui lei nemmeno davanti al pericolo più grande avrebbe rinunciato.
     
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  11. Grande Flusso
     
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    Andras era stato un mago estremamente violento a suo tempo, ma anche molto abile a riconoscere l'umiltà di coloro che, di fronte alla sua indole, chinavano il capo e adottavano un modus operandi più equilibrato e tranquillo.
    Il suo ego smisurato era sempre stato uno dei più grandi difetti, ma il Djinn non avrebbe mai permutato nulla della sua essenza per essere qualcuno di migliore, diverso da ciò che era sempre stato.
    “Piuttosto la morte!” rispondeva sempre in quei casi e non parlava a vanvera.

    Nel constatare quanto l'aspirante conquistatrice avesse improvvisamente abbassato i toni, Andras decise di concederle un atto di pura benevolenza poiché anche lui era stato sul campo di battaglia in un'epoca assai remota e conosceva molto bene la durezza delle lotte che ogni essere umano e non doveva affrontare durante la propria esistenza.
    Erano gli ideali e i fini a guidare i cuori dei caparbi e dei risoluti e Andras sembrava aver scorto proprio quella risoluzione nell'animo della fanciulla che ora s'aggirava per il suo Dungeon, sfidandolo apertamente e mettendo a repentaglio la propria esistenza, pur di uscirne vittoriosa.
    “Che non si dica che io sono poco clemente” si disse mentalmente il Djinn, ponderando sul da farsi e sul percorso disseminato di trappole che aveva preparato appositamente per la fanciulla all'interno del suo palazzo caduto in rovina.

    Per prima cosa il Djinn privò i Golem che aveva posto a guardia delle diverse stanze del soffio vitale e così fece coi combattenti spiritati che talvolta uscivano dalle pareti lungo gli stretti corridoi.
    A questo aggiunse la disabilitazione di numerose trappole e rianimò parecchie statue presenti in prossimità della scala ormai crollata che un tempo avrebbe condotto al primo piano della struttura, ordinando loro di creare un passaggio chinandosi in avanti e intrecciando le mani così da formare un sentiero impervio, ma comunque agevole per un essere umano.

    «Avanti, signorina... Procedi e raggiungi il primo piano! Ti concedo una tregua per ora, ma non credere che la mia benevolenza sia eterna! Se riuscirai ad abbattere anche solo uno dei miei soldati che troverai al primo piano potrò renderti l'avanzata ancor più semplice, altrimenti tornerai a fronteggiare la mia indole sanguinaria!»

    Una tregua, seppur breve: questo era tutto ciò che Andras era disposto ad offrire alla conquistatrice.
    Se ella si fosse dimostrata in grado di accogliere con gratitudine tale gesto, probabilmente il Djinn non si sarebbe accanito tanto nei suoi confronti, o meglio non lo avrebbe fatto al massimo delle sue possibilità. Restava comunque una delle creature più violente e tremende che mai fossero esistite ai tempi di Alma Torran e nulla lo avrebbe cambiato, nemmeno una fanciulla.
    Aveva semplicemente scorto in lei una rivale valida e alla sua altezza, una persona con cui gli sarebbe piaciuto confrontarsi al termine dell'impresa.
    Era da troppo tempo che non sguainava la propria sciabola ricoperta di sangue ed egli credette che finalmente fosse giunto il tempo di tornare ad incrociare le lame.
    Incrociando le braccia al petto, dopo aver depositato una lieve carezza all'immenso lupo che utilizzava come cavalcatura, il Djinn rimase in attesa e riprese ad osservare l'avanzata della sua rivale.

    «Il tuo nome, fanciulla.»

    Chiese soltanto, colto da un guizzo di sincera curiosità.
     
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    Credeva ormai di dover affrontare gli ostacoli peggiori che potesse mai incontrare, rischiando di perdere la propria vita ad un'età così piccola... tutto per il suo semplice lato provocatore, il quale portava in inganno spesso e volentieri gli avversari, misto alla personalità molto irascibile dell'avversario.
    E, dopo aver dato prova di determinazione, oltre che mostrato quanto fosse non appropriato a lei il comportamento adottato precedentemente, il djinn assunse un atteggiamento piuttosto mite e generoso, disabilitando le trappole, rendendo inermi i golem e qualsiasi altro essere in grado di attaccarla, e ricostruendo quella scala che ora non appariva più come un semplice agglomerato di sassi e rocce di varia grandezza.
    Il tutto apparì strano e bizzarro agli occhi rosei della fanciulla, la quale aveva assunto un'espressione sorpresa solo per quel leggero cambio di decisione da parte del djinn.
    Non era sua intenzione mancargli di rispetto e, a causa anche della sua giovane età, era anche stata eccessiva... se ne rese conto poco dopo, maledicendosi per aver avuto un comportamento tanto esagerato, oltre che ad un attimo di esitazione per la "stupida" paura della morte. Che l'affrontare una prova tanto difficile cambiasse veramente il carattere di una persona? Non sapeva come rispondere.
    Era sicuro, tuttavia, che sarebbe giunta da lui e lo avrebbe sfidato ad un duello all'ultimo sangue, strappandogli la vittoria in qualsiasi maniera.
    Ora la via era decisamente più semplificata, e di ciò se ne rallegrò. Che il djinn avesse un piccolo lato più clemente conservato nei meandri più nascosti del proprio animo?
    Con il sentiero avanti a lei percorribile, Alia iniziò ad attraversarlo il più velocemente possibile, ovviamente senza abbassare la guardia, ma convinta della benevolenza improvvisa del grande padrone del luogo. La vista era ancora parecchio infastidita dalla presenza di polvere e sabbia, causando alcuni attacchi di tosse.
    Ma, in fondo, non poteva lamentarsene.

    《Una tregua è sempre ben accetta...》

    Affermò immediatamente.

    《... ma non accetto la stessa pietà nel caso dovessimo incrociare le nostre spade.》

    La stessa Alia era abbastanza desiderosa di primeggiare, ma sapeva riconoscere quando fosse inferiore.
    Ammise tra sè e sè di essersi sbagliata, di non essere abbastanza capace di affrontarlo senza problemi; si notava subito quanto ella fosse inesperta.
    Inoltre era convinta che, nonostante i diversi racconti ascoltati sui conquistatori di dungeon e sulle loro avventure, avrebbe avuto un confronto esattamente contro colui che le avrebbe fornito il potere a lei mancante, il che mostrò l'errore di ragionamento della fanciulla; non pensava che la vera difficoltà si trovasse prima dell'incontro tra il futuro conquistatore ed il djinn.
    Comunque ella nutriva rispetto per quell'essere che, seppur caratterizzato da un carattere tanto aggressivo, era degno - per ora - della carica di djinn, risultava essere così potente, e sarebbe stato per lei magnifico conquistare il dungeon.
    Arrivò così al percorso che l'avrebbe portata al prossimo piano, di certo non uno dei migliori, ma fortunatamente percorribile. Deglutì, osservando ancora il luogo funesto in cui era capitata, magnifico e letale.
    Come il suo djinn.
    Sapeva benissimo che sopra l'avrebbe aspettata l'ennesima prova da parte di questo, il quale le intimò di sconfiggere almeno un guerriero per avere ulteriori agevolazioni.
    Intanto Andras, probabilmente colto da una improvvisa curiosità, chiese il nome della viaggiatrice, la cui risposta non tardò ad arrivare.

    《Alia Chandra.》

    Preferì non aggiungere altro - anche perchè priva di qualsiasi argomento di cui discutere.
    Credeva fosse meglio seguire il flusso piuttosto che contrastarlo e fare di testa propria. Probabilmente ci avrebbe guadagnato di più.
    In fondo, non si sarebbe mai aspettata quel lato così "egocentrico" da parte sua, e sarebbe stato ottimo agire d'astuzia fino all'ultimo piano.
     
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  13. Grande Flusso
     
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    (Credits: http://nahelus.deviantart.com/)



    La pietà non era mai stata una prerogativa di Andras, il quale da sempre seguiva precetti tutti suoi in combattimento.
    “La pietà è per i codardi e per i miserevoli” affermava ogni qualvolta qualcuno invocasse pietà per la propria persona quando il combattimento si faceva acceso e lui sembrava avere di gran lunga la meglio; in guerra tutto era lecito e quando si arrivava ad incrociare le spade si doveva vivere con la consapevolezza che vi sarebbe stata comunque una buona percentuale di perdita e di conseguenza di morte.
    Lui non era mai stato un tipo caritatevole, tanto meno capace di chinare il capo innanzi alle suppliche, ma leale sì e questa lealtà gli aveva permesso di diventare famoso tra la sua gente ai tempi di Alma Torran.
    Andras apprezzò molto l'affermazione di Alia, così aveva detto di chiamarsi la conquistatrice, e per questo si fece sentire nuovamente palesandosi in forma di nube compatta di polvere che assunse per un lasso di tempo troppo breve le sue sembianze.

    «Non avrai pietà dal sottoscritto, se è questo che desideri.
    Anzi, apprezzo enormemente il tuo coraggio... Attendo il momento in cui le nostre lame si incroceranno nella sala ove risiedo.»

    Fece per dissolversi nuovamente, lasciando che la polvere a cui si era temporaneamente appoggiato tornasse ad essere soltanto un conglomerato di sabbia finissima sospesa nel vuoto, quando disse.

    «Mi chiamo Andras.»

    Uno sbuffo d'aria spazzò all'indietro tutto il pulviscolo che fino a quel momento si era condensato nel punto in cui Andras stesso era apparso e il corridoio divenne finalmente chiaro, così come la scala crollata che si apriva al termine di esso.
    Le mani marmoree delle statue che un tempo avevano decorato il palazzo di Andras ora erano intrecciate tra loro e formavano quel ponte naturale sulla sommità del quale si apriva il primo piano del Dungeon, ancora inesplorato e tutto sommato in buono stato.

    Le sorprese, in ogni caso, non erano ancora finite dal momento che il Signore del Palazzo amava i combattimenti e la distruzione sopra ogni cosa; Andras infatti provvide a far crollare nuovamente diverse pareti, soffitti e alcuni corridoi al piano superiore in modo tale da guidare i passi dell'aspirante conquistatrice nella sua direzione. Odiava tergiversare tanto e l'attesa lo stava snervando sopra ogni cosa, quindi qualche “agevolazione” sarebbe stata a dir poco ottimale allo scopo.
    La pareti ripresero dunque a vibrare e dalla balconata del primo piano prese forma una cascata sabbiosa che riempiva il silenzio di un sibilo incessante, simbolo del tempo che rapidamente scorreva e della pazienza che altrettanto velocemente andava esaurendosi.
    Andras predispose inoltre alcuni dei suoi ormai defunti combattenti, abili soldati armati di sciabola, in alcuni punti strategici affinché essi dessero il benvenuto ad Alia con la loro arte del combattimento all'ultimo sangue.
    Il primo lo posizionò proprio innanzi al ponte improvvisato dalle statue; la lama sguainata, ricoperta di sangue rappreso, scintillava nonostante la polvere e la penombra fitta.

    Un bagliore sinistro illuminò per un istante il primo piano.
    Era di colore rosso vermiglio e durò soltanto per un istante; si trattava degli occhi del combattente, rianimatosi soltanto per l'occasione, così come la sua sete di sangue.
    Quando tutto fu finalmente pronto Andras tornò a godersi lo spettacolo, incrociando le braccia al petto stando sulla sua cavalcatura all'interno della sala del Djinn.
     
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    《Non ho mai desiderato la pietà di qualcuno, nè la chiederò ora. Non ne avrò bisogno.》

    La sicurezza, quando non eccessiva, era una valida alleata, in grado di eliminare qualsiasi peso emotivo e permettere al soggetto d'impegnarsi a dovere. E sicuro ad Alia non mancava. Se era giunta lì con fatica, e aveva deciso di rischiare la pelle per il tesoro tanto sognato, non si sarebbe arresa finchè non avrebbe visto Andras ammettere la sua sconfitta.

    《In fondo, quando uscirò da questo posto, di certo non lo farò a mani vuote. Meglio morta che sconfitta e umiliata.
    Credo che tu mi abbia intesa, Andras.》

    Preferì mettere i puntini sulle "i", non poteva di certo mostarsi come la classica conquistatrice che, dopo aver varcato la funesta soglia, cadeva senza arrivare alla parte finale; doveva lasciare la propria impronta, non solo letteralmente.
    Andras, così aveva affermato di chiamarsi il djinn, quando si manifestò esattamente davanti ai suoi occhi sotto forma di agglomerato di sabbia, solo in quella forma incuteva quel timore che avrebbe paralizzato un normale cittadino.
    Ma, alla fine, era una specie di ologramma, il quale, dopo aver recitato la sua parte, svanì rapidamente, lasciando che i granelli di sabbia tornassero a terra a causa della gravità.
    Ormai era riuscita, non senza le agevolazioni da parte del sanguinario padrone del luogo, a recarsi al primo piano, dove l'avrebbe aspettata un'altra sorpresa.
    "Se riuscirai ad abbattere anche solo uno dei miei soldati che troverai al primo piano potrò renderti l'avanzata ancor più semplice..." queste erano le parole ferme che poco prima aveva pronunciato il djinn.
    E, come previsto, subito davanti al suo sguardo infuocato di passione apparve una figura, probabilmente un guerriero creato sul momento unendo la sabbia e la polvere; impugnava una sciabola vermiglia, a causa del sangue dei nemici che rispendeva sulla lama. Sicuramente lui era solo il primo di un numeroso gruppo assetato di sangue e pronto a tagliare e squartare qualsiasi cosa fosse apparsa sul loro cammino.
    Minacciosi e imperturbabili, essi aspettavano solo che la fanciulla finisse di percorrere quel ponte e giungesse sul loro stesso piano, per poi affondare le lame nella sua tenera carne.
    Il primo l'aspettava esattamente ai piedi del ponte, con la spada sguainata e in procinto di attaccarla.
    Intanto, le pareti iniziarono nuovamente a tremare, lasciando che cadesse altra polvere e sabbia, dando la sensazione che l'edificio potesse crollare su di lei da un momento all'altro.
    Di certo Andras se la stava prendendo comoda, godendosi le fatiche di Alia come un divertentissimo spettacolo.
    La mano della fanciulla lentamente scostò il lungo mantello che nascondeva completamente la propria parte posteriore, sguainando una spada ed impugnandola, pronta a qualsiasi attacco avrebbe compiuto l'avversario; quella spada era una comune arma fabbricata, ma le era stata donata da uno dei vari veterani gladiatori Yambala che, notando il potenziale nascosto in lei, probabilmente ella ne avrebbe fatto buon uso.
    Poteva benissimo comprarne una, ma in essa era racchiusa la fiducia di uno nei propri confronti e, a quella, si univano anche altre, sopratutto quella del padre, che subito volle che Alia crescesse e seguisse la propria strada libera da ogni catena.
    L'elsa era stretta tra le esili dita della fanciulla, non sporcandosi di quel liquido cremisi che, poco prima, usciva dalle dita della fanciulla e che ora si era solidificato sulla pelle, mentre la lama rifletteva quel poco di luce che riusciva a penetrare in quella stanza.
    Il sudore, dato dagli sforzi compiuti precedentemente, oltre alla sensazione di calore che pervase il corpo in quel momento, scorreva lungo il suo dolce volto sottoforma di perle lucide e trasparenti.
    Lo sguardo roseo incontrava quello del suo avversario, il quale bramava solo sconfiggere la sventurata per soddisfare la propria sete di sangue.
    Peccato che Alia, convinta delle proprie capacità, non avrebbe accettato di cadere contro un "misero" burattino.
    Se il fato avesse deciso di farla cadere, lo avrebbe accetto solo contro il più potente, lo stesso Andras.

    *Diamo il via alle danze allora.*

    Edited by Alia Chandra - 3/4/2017, 16:31
     
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  15. Grande Flusso
     
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    Ancora una volta, le parole dell'aspirante conquistatrice colpirono Andras nel profondo e lo lasciarono ammutolito.
    Colui che un tempo aveva fronteggiato innumerevoli avversari con temerarietà e violenza, senza mai risparmiarsi, trovava ora nella figura di una fanciulla apparentemente fragile uno spirito combattivo degno di nota.
    Ella non desiderava pietà alcuna da parte sua, lui invece non voleva guidarla a morte certa lasciandola in balia dei suoi subordinati dall'aria truce e dalla volontà di ferro.
    Come fare, dunque?

    Si sarebbe goduto più che volentieri un paio di combattimenti tra Alia e le sue fidate unità assassine, ma dall'altra parte desiderava fronteggiarla possibilmente ancora tutta intera e conoscendo molto bene quanto potessero essere letali le sue creature il Djinn ebbe modo di sfruttare il tutto a suo favore, guidando ancora una volta la giovane nella direzione da lui scelta.
    Con uno schiocco di dita il potente combattente mutò il comando imposto ai suoi subordinati, dicendo loro di indicare soltanto la via più veloce alla giovane affinché ella raggiungesse quanto prima la sala del Djinn stesso.

    La guardia posta al principio del primo piano si fece dunque da parte dopo essere rimasta inanimata per un lasso di tempo che parve infinito, sollevando soltanto la sciabola insanguinata e puntandola nella direzione indicata da Andras stesso; così fecero tutte le altre guardie poste in punti strategici di quel piano e di quelli successivi almeno fino al quinto, l'ultimo prima della sala del Djinn.
    Andras pensò inoltre di rendere ancor più divertente il suo abile gioco di distruzione e sangue, facendo crollare qualche soffitto nei momenti più impensabili o aprendo botole invisibili lungo i corridoi completamente bui a causa della mancanza di finestre e per via di quel pulviscolo fitto che rendeva l'ambiente una sorta di camera a gas a lungo andare.
    Se avesse reso il gioco tanto facile non si sarebbe di certo divertito e dal momento che Alia stava calcando il suolo di quello che una volta era stato il suo palazzo non poteva di certo permettere alla nuova arrivata una traversata piacevole.
    A ciò aggiunse anche qualche pioggia improvvisa di sciabole insanguinate dai soffitti e la rinnovata presenza di tutti i suoi adorabili combattenti golem, oltre dei soldati intrappolati nelle pareti, perennemente assetati di sangue e desiderio di vendetta.

    Per quanto potesse stimare quella fanciulla, non si sarebbe piegato alle sue parole, dimostrandosi estremamente caritatevole e riservandole un trattamento di favore, poiché non sarebbe stato proprio da lui. Decise soltanto di accelerare i tempi, spingendola volutamente nella sua direzione senza permetterle il lusso di girovagare per quelle stanze che ancora racchiudevano la maggior parte dei suoi segreti e dei suoi tesori.
    Voleva fronteggiarla personalmente, ammirare per quanto sarebbe riuscita a resistere sotto ai suoi colpi e valutare le sue abilità seguendo il combattimento che presto ella avrebbe dovuto tenere con i suoi soldati più fedeli, i suoi secondi di un tempo.

    All'ingresso del sesto piano infatti erano presenti due colonne di marmo che al comando di Andras iniziarono a mutare forma, divenendo due soldati armati di due sciabole completamente insanguinate ciascuno. Entrambi indossavano quella che un tempo era stata la divisa dei soldati del Djinn: una veste nera, ormai sporca di polvere rossastra, estremamente elaborata ed arricchita con fregi dorati, pendagli di ogni genere e pezzi d'armatura anch'essi d'oro. I volti emaciati, segnati dal tempo e da mille battaglie erano incorniciati da capelli ormai candidi che arrivavano alla base del collo. Dove una volta vi erano occhi colmi di brama di sangue ora due gemme scarlatte brillavano di un lucore maligno e feroce.

    I guardiani gemelli rimasero immobili, in attesa di un segnale da parte del loro Signore, con le sciabole abbassate e lo sguardo fisso verso il basso in attesa di veder comparire Alia.


    / NOTA: Alla tua prossima azione, dichiara le statistiche.
    Leggi qui la parte inerente ai PB (punti bonus) e alle meccaniche delle role combat.

    Edited by Grande Flusso - 30/3/2017, 17:18
     
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