Alla ricerca di una Guida

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  1. Rakash
     
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    Effe ف

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    Amava stare lì, su quel balcone, a godersi la brezza marina che arrivava fin lassù. Nonostante si trovasse praticamente “in fondo” al mondo, si sentiva come se si trovasse sulla cima. Nel suo piccolo, si sentiva la regina del mondo. Del suo mondo, di certo.
    I capelli neri ondeggiavano leggermente seguendo la corrente d’aria. Ogni giorno, quando aveva un attimo di tregua dalle commissioni governative e personali, si metteva lì al sole; magari con un po’ di frutta e vino, per rendere il tutto più piacevole.
    Il suo momento di pace, il suo angolo di paradiso. Fugaci attimi di quiete prima di tornare alla quotidianità frenetica. Che, per carità, le piaceva tutto quel da fare. Figuriamoci se Jasmine era una persona pigra.
    Ma non c’era paragone.
    Da lassù, poi, poteva ammirare il suo operato. Con fatica e determinazione ferrea si era imposta in quelle terre, facendosi prima accettare dal popolo come amica che come regnante.
    Questa era la chiave: l’amicizia col popolo. Il resto veniva da sé. Doveva essere uno scambio: amicizia e fedeltà, in cambio di progresso e innovazione. Tra bigotti e conservatori, la sua ascesa era stata più faticosa del previsto. Al solo pensiero si ritrovò ad arricciare il naso dal fastidio.

    Un passo leggero dietro di sé, il frusciare di un mantello e di abiti, il tintinnare delle placche di un’armatura.
    Quando si voltò per fulminare con lo sguardo chi osava disturbarla, incrociò il grigio antracite degli occhi di Samus. Nativo Toran che conosceva dall’infanzia, compagno di schiavitù e combattimenti disperati di ragazzini che volevano restare aggrappati alla vita. Anni duri passati a litigare e a farsi dispetti; ma la solidarietà e la complicità che era nata tra i due avevano portato il glaciale e giovanissimo Samus a stare vicino a Jasmine quando venne ferita a morte, durante il suo primo combattimento.
    Istintivamente, le venne da portarsi la mano alla spalla in cui v’erano le cicatrici degli artigli della iena; scacciò il ricordo prima che potesse muovere un muscolo.

    «Un’intrusa, passata dalla porta principale.»

    Le disse semplicemente, lo sguardo imperturbabile che da sempre caratterizzava quel ragazzo. Ma aveva imparato a conoscerlo, e giurò di aver visto un bagliore di stupore e divertimento in quegli occhi selvaggi.
    Gli fece cenno di far entrare l’ospite.
    Un’altra guardia, un ragazzo che non aveva mai visto prima - o forse sì, solo che non le importava – stringeva il braccio di una fanciulla che le parve esile, graziosa nel suo abito cremisi.
    Lineamenti mai visti, tratti fisici mai visti. Aveva visitato il mondo, conosceva i suoi abitanti e le loro etnie. Ma quei capelli turchini, quegli occhi di cielo. Non ne aveva memoria.
    Inclinò il capo, lo sguardo magenta si assottigliò mentre scrutava quella giovane così peculiare.
    Fece un cenno al ragazzo di lasciarla andare, e di dileguarsi. Da lì in poi, ci sarebbe stata Jasmine.
    Un passo nella direzione della ragazza.

    «Allora. ─ cominciò, accarezzandosi il mento. ─ Una ladra non puoi essere. Sei vestita troppo graziosa per essere una ladruncola qualsiasi. D’altronde sei passata per l’entrata principale.»

    Un sorriso da lupo le increspò le labbra, ma non coinvolse lo sguardo.
    Le girò attorno, squadrandola dalla testa ai piedi. Come uno squalo che circonda la prenda prima di azzannarla.

    «Non sei qui per derubarmi. Non ti ho mai vista a Toru, mi ricorderei di te. ─ le si piazzò di fronte, il mento sollevato e le mani sui fianchi. ─ Non ho mai visto tratti come i tuoi. E devi credermi, il mondo l’ho girato parecchio. Perciò la domanda che sorge spontanea, capirai anche tu, è: cosa ci fai qui, ragazza? E da dove vieni, soprattutto!»

    Quei capelli turchini le stavano dando un bel grattacapo. Stava scavando nei suoi ricordi più antichi, più profondi, stava ritrovando persino momenti creduti dimenticati per sempre. Tutto per cercare di ricordare se avesse già visto qualcuno come la ragazza di fronte a lei.
    La risposta le arrivò come uno schiaffo, perché non ci aveva pensato subito? Yamurahia. Quella fanciulla aveva i capelli di Yamurahia. Gli stessi tratti. Solo… non sapeva il paese d’origine della maga di Sindria.
    Pertanto, non parlò. Preferì tacere ed attendere risposte dalla sua ospite.
     
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6 replies since 27/3/2017, 17:22   76 views
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