Alla ricerca di una Guida

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  1. Dalilah di Musta'sim
     
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    I primi istanti di attesa furono per Dalilah un qualcosa di poco conto, tutto sommato tranquilli.
    Dopo il primo minuto iniziò a spazientirsi; dopo il secondo minuto l'isteria prese a serpeggiare sotto pelle, rendendola inquieta. Al terzo minuto d'attesa iniziò a percepire del sudore freddo formarsi all'altezza della nuca e colare lungo il collo esile, per poi infrangersi contro il bordo dell'abito e bagnarlo. Al quarto minuto era pervasa di un terrore sordo.
    “Perché la guardia ci sta mettendo così tanto?!” si disse, pensando a quanto tempo continuasse a scorrere inesorabile, mentre lei era lì con un braccio bloccato da una salda mano militare in attesa di giudizio o udienza, qualsiasi cosa potesse essere ciò che l'attendeva.
    Era stata terribilmente incauta e ne era pienamente cosciente, ma non poteva di certo presentarsi lì e chiedere udienza come una normale popolana in cerca di elemosina dalla regnante, dal momento che in ben altre occasioni la sua udienza non era stata nemmeno presa in considerazione.
    Si era limitata ad agire d'impulso, nella speranza di poter raggiungere anche solo lontanamente l'obiettivo che continuava a seguire, e sebbene un po' se ne stesse pentendo non si sarebbe tirata di certo indietro ora che stava in piedi in un salone appartenente nientemeno che a Jasmine Ràjah.

    Stava per sospirare dalla frustrazione, ancora immersa nelle sue elucubrazioni, quando la guardia che poco prima si era allontanata fece ritorno e la guidò verso una stanza che presentava una splendida balconata su una facciata; che fosse proprio quella da cui le era parso di scorgere Jasmine quando era entrata? Non poteva di certo esserne sicura, ma una piccola speranza continuava a nutrirla, nonostante tutto, e sperava davvero che la famosa conquistatrice fosse pronta a riceverla sia con le buone che con le cattive.
    “Non ho assolutamente intenzione di desistere, anche a costo di essere presa a schiaffi io continuerò” si disse Dalilah, mentre a passo sicuro avanzava fino al punto in cui entrambe le guardie si fermarono, ovvero al centro del nuovo salone che la fanciulla non volle ammirare, per evitare di apparire agli occhi della regnante come una guardona impertinente.
    Immobile, in piedi in centro alla sala, Dalilah venne liberata dalla presa che costringeva in modo quasi doloroso le braccia per essere lasciata sola di fronte al giudizio di una donna dal portamento fiero e la bellezza accattivante.
    Non sentì nemmeno le guardie indietreggiare fino a dileguarsi, soffermandosi probabilmente lungo i corridoi che poco prima avevano percorso in attesa di richiamo, così come non si accorse dei passi felpati che la donna dai capelli neri come la notte compì esattamente nella sua direzione, avvicinandosi lentamente alla sua figura rigida come una statua di marmo.
    Mantenendo il capo chino e lo sguardo rivolto alla punta degli stivaletti che indossava quel giorno, Dalilah mantenne l'udito in stato d'allerta e ascoltò senza fiatare ciò che la regina di quel posto aveva da dirle.

    La prima affermazione rincuorò la giovane dai capelli turchini.
    Fortunatamente per lei, Jasmine non era stupida come tanti altri regnanti incapaci di distinguere un ladro da una persona munita di intenzioni diplomatiche e questo tornò a suo vantaggio; sebbene non avesse ancora palesato le proprie intenzioni, entrare dal portone principale come la più intima delle ospiti e vestita in modo ricercato erano state buone idee. Voleva così tanto sospirare di sollievo per questa liberazione interiore, ma non osò nemmeno sollevare gli angoli della bocca in modo tale da non mancare di rispetto a colei che, in quei frangenti, la stava osservando attentamente da capo a piedi alla ricerca di un motivo o di una spiegazione.
    Certo, sentire la presenza di una donna così importante attorno a sé la metteva sinceramente a disagio, ma ormai la frittata era fatta e non poteva di certo tirarsi indietro dicendo “scusatemi, ho sbagliato abitazione”. Sarebbe passata per scema, oltre che per impicciona.
    Rimase dunque in silenzio, cercando di mantenere i nervi saldi mentre Jasmine riprendeva la parola e continuava ad esporre il risultato delle sue indagini subitanee.

    “Ecco, ci siamo”
    Fu il suo pensiero, quando Jasmine le pose le due domande più difficili.
    “Chi sei e da dove vieni” erano quesiti a cui aveva cercato di non rispondere mai in tutta la sua vita. O almeno, quando non fosse strettamente necessario ai fini che si era preposta di raggiungere.
    Le risultava ovviamente troppo complicato spiegare alla gente cosa fosse, perché fosse ancora in vita e soprattutto quali fossero le sue intenzioni; spesso era stata fraintesa e tacciata di manie persecutorie nei riguardi dei maghi ormai liberi dall'oppressione che per anni ne aveva sterminati a frotte. Per quanto avesse cercato di giustificarsi in passato, era sempre stata scambiata per una folle sadica affetta da turbe mentali e per questo allontanata di brutto ordine dalle più grandi corti esistenti.
    Ed ora era lì, pronta a confrontarsi ancora una volta con quello scheletro che risiedeva nel suo personalissimo armadio esistenziale, nella speranza di non venire scacciata a calci nel sedere ancora una volta.

    «Mi chiamo Dalilah e vengo da M...»

    Il nome del Regno in cui era nata le morì praticamente in gola, lasciandola ammutolita in un batter d'occhio: rievocare la memoria di un luogo che tanti preferivano non sentire più nominare era sempre fonte di grande disagio e di avversione nei suoi riguardi, ma dal momento che si era messa tanto in gioco doveva arrivare fino in fondo. Serrando dunque le mani ormai sudaticce a pugno, prese un bel respiro e disse.

    «Musta'sim.»

    Il cuore, in quel momento, le crollò praticamente fino alle caviglie come un macigno capace di lasciarla incollata al suolo; si sentiva davvero pesante e incapace di reagire, il sudore gelido che fino a pochi minuti prima si era formato sulla sua nuca ora iniziava ad imperlarle anche la fronte lattea, illuminandola. Deglutendo a fatica, aggiunse la motivazione per cui si trovava lì, l'ultima risposta alla domanda che Jasmine le aveva posto poc'anzi.

    «Sono giunta fin qui perché …. Vorrei rifondare Musta'sim, senza maghi in catene.
    Ma... Nessuno fino ad oggi ha voluto anche solo starmi ad ascoltare.»

    In quel momento le ginocchia le cedettero, facendola crollare al suolo come una bambola rotta; ritrovandosi ormai carponi, Dalilah portò le mani avanti e assunse la posizione della supplica tenendo il capo sempre rivolto verso il basso. Con gli occhi chiusi e le mani posate sul pavimento fresco, iniziò ad implorare la grazia di Jasmine, la sua unica e ultima speranza.

    «Vi prego, guidatemi voi.
    Insegnatemi ciò che sapete, aiutatemi nel mio intento... Non lo faccio per manie di grandezza o altro, ma per dare una seconda chance a tutti coloro che desiderano una seconda opportunità dalla vita. Però non so come fare, non so nulla di Regni e politica, per questo sono giunta fin qui...
    Vi prego, aiutatemi. Diventate la mia guida, Jasmine.»
     
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6 replies since 27/3/2017, 17:22   76 views
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