Il Fanalis e l'Amazzone

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    Tipo di role: Free.
    Partecipanti: Alia, Yuu.
    Alert: Verde.
    Data inizio: 16 Maggio.
    Tempi di risposta: //
    Tempo max per concludere: //
    Periodo cronologico
    : Tre anni prima, inizi di Maggio.

    Turnazioni: Alia, Yuu.

    _______________________






    Non poteva crederci fossero passati già tre anni da quando giunse a Remano.
    Non riusciva ancora a capacitarsi di quanto fosse stato brusco il cambiamento nella propria vita: a soli sedici anni aveva messo piede nella capitale di Reim, ignara di quel che avrebbe passato, tra eventi buoni o meno; si rese conto fin da subito di quanto fosse diversa la realtà rispetto ad Atermyra, lì non vedevano la donna come simbolo dell'indipendenza e dell'emancipazione, un vero e proprio sesso forte, anzi...
    Ma ad Alia non importava, era una liberazione. Non sentiva quella sensazione di oppressione che da tempo stava provando e che, con l'aiuto del padre, unica figura da lei adorata, riuscì a scrollarsi di dosso.
    Aveva appreso tanto da quando fu presa sotto custodia dagli Yambala, e da tempo valutava di abbandonare il regno.
    Non poteva continuare a stare in un luogo fisso, aveva fin troppi progetti da attuare, troppe idee da portare avanti.
    E, da quando aveva ottenuto quel libro dalla copertina antica, dalle pagine bianche, ebbe l'idea di renderlo unico, di dargli un tocco personale.
    Ma doveva rifletterci ancora, pazientare, pazientare...
    Era sorto un nuovo giorno, particolarmente caldo: il cielo era limpido, privo di qualsivoglia nuvola in grado di oscurare il magnifico sole raggiante.
    Il vocio della gente giungeva fino alle orecchie della fanciulla, la quale si trovava all'interno della caserma, un edificio addetto ad ospitare le donne gladiatrici.
    Giorni e notti passati su quel letto, recuperando le energie spese in allenamenti e combattimenti.
    I cittadini di Remano avevano iniziato la loro giornata con energia e adrenalina, o così le parve.
    Una città abbastanza viva, doveva dire.
    Uscì dal proprio dormitorio indossando un'armatura superiore dorata, priva di maniche ma che copriva fino al collo; il coprigambe era una semplice gonna lunga, blu notte, con spacco sulla coscia sinistra, coperta da dei collant di colore scuro, trasparenti, mentre ai piedi indossava delle ballerine, anch'esse dorate.
    Non aveva molti accessori, ad esclusione dei bracciali ai suoi polsi e del classico cerchietto che era solita indossare.
    Non era molto rinomata per la sua socialità, anzi, la vita di Alia era caratterizzata da combattimenti in arena e qualche discussione riguardo gli esercizi, tutto qua.
    Quel giorno era considerabile "di riposo", visto che durante la settimana aveva aumentato gli orari di allenamento.
    Ma ormai tutto sembrava monotono: gente dai volti familiari, tra cui chi spesso la sfidava, suscitando il riso in lei, chi si complimentava, chi invece la ignorava beatamente, cosa ricambiata.
    Spesso ripensava alla vita che stava trascorrendo il padre, come aveva mai fatto a cambiare il suo stile di vita?
    Era passato da un ruolo militare e "dominatore" ad uno da umile uomo di casa, privo degli stesi diritti di cui godeva una donna Atermyrana.
    Al ripensarci sospirò, quasi si sentiva in colpa per lui. Quasi.
    Con fare elegante e felino, sfilò per le strade che conducevano ad una piccola arena circolare, la sua destinazione.
    Una vasta area sotterranea, su cui era stato costruito un luogo in cui i giovani o meno gladiatori potevan esercitarsi nelle arti belliche; ricordava la prima volta in cui lei dovette mostrare le proprie abilità, combattendo con quella grinta che contraddistingueva le donne della Città dei Cieli.
    Ricordava i giorni passati sotto il sole cocente a migliorare la propria arte di spadaccina, sentendo grondare il sudore via dai propri pori, ma senza stancarsi del tutto.
    Non doveva mostrarsi mai più debole di qualcuno, anche se quelle volte capitarono... ma furono ricordi che preferì cancellare.
    Alia sapeva che ogni giorno venivano condotti dei combattenti di giovane età a cui veniva introdotta la vita da gladiatore Remano, e se così non fosse, comunque trovava sempre qualcuno pronto a disturbarla, poichè lei si recava quotidianamente per rafforzare le proprie abilità.
    Fortunatamente, non quel giorno, era "libera" in fondo.

    *Chissà chi ha davvero la stoffa di rimanere...*

    Si ripeteva spesso: Alia era fin troppo critica, vedeva spesso nella gente quel punto debole che avrebbe potuto penalizzarlo e che esponevano con facilità; analizzò ogni singolo elemento durante le battaglie al Colosseo, per trarne poi successivi vantaggi: l'analisi era fondamentale per la vittoria.
    Per una volta, giunse in quella zona per pura curiosità, voleva giusto buttarci un'occhiata, magari poteva studiare gli stili di combattimento che la gente prontamente imparava.
    Tanto quel giorno lo avrebbe dedicato al completo relax, e continuava a ripetersi che avrebbe abbandonato Reim tra non molto.
    Varcata l'ampia soglia in pietra, non le fu complicato notare una figura dalla chioma caratterizzata da un rosso cremisi molto forte, la quale sembrava allenarsi con un'energia che quasi la sorprese.
    Spesso coloro che avevan una capigliatura tanto accesa noj potevan essere altro che Fanalis, i migliori combattenti, uno solo di loro era in grado di tenere testa ad un esercito...
    E Reim disponeva di un esercito di Fanalis, il che rendeva l'Impero imbattibile per quanto riguardava le truppe di terra.
    Poteva anche sbagliarsi, era pur sempre genetica, ma oramai era così abituata alla vista dei Leoni Rossi che accomunava automaticamente quelle caratteristiche.
    Quasi sembrava sfogarsi sul manichino utilizzato, quanta grinta, ammirevole.
    Gli occhi magenta studiavano quei movimenti tanto rapidi quanto forti che lui stava adempiendo.
    Partì automatico un applauso per la "passione" che stava impiegando in quell'addestramento.

    《Complimenti, ma volevo sapere, cosa mai ti potrebbe aver fatto quel burattino per malmenarlo tanto.》

    Disse con un tono di ironia.
    La chioma dorata incorniciava il volto della donna, la quale assunse un'espressione indecifrabile sul volto, non si capiva se fosse divertita, interessata...
    Stava a lui capirla.
     
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    Un mese esatto era passato da quando aveva messo piede a Remano, un mese esatto era passato da quando iniziò la sua istruzione sotto l'ala dei famosi Gladiatori Yambala.
    Fin da quel breve periodo di tempo, mise tutto se stesso negli allenamenti e i combattimenti nel Colosseo, la famosa arena di Remano.

    Imparare a manipolare il magoi era il suo obbiettivo principale, e una delle ragioni per cui si trovava nella capitale di Reim, oltre a che migliorare le sue abilità nel combattimento.
    All'inizio da Shambal Ramal aveva ricevuto un grandissimo no, gli aveva detto che era pericoloso per un Fanalis imparare tale arte, data la piccolissima quantità di magoi che si trovava nei loro corpi, ma dato che era un mezzosangue, il che valeva a dire che la dose di ki che possedeva era leggermente più alta di un purosangue, e assieme alla testardaggine del rosso, il famoso leader dei Gladiatori Yambala aveva finalmente accettato, consigliandogli poi, dopo aver imparato la manipolazione di ki, di usarla solo per scopo medico, perché farne uso in combattimento potrebbe essere fatale per il sedicenne.

    Un'altra giornata di allenamenti aspettava Yuu, anche se quello era ritenuto un giorno di 'riposo', dati gli addestramenti un po più intensi che avevano ricevuto il quegli ultimi giorni, gli istruttori avevano deciso di lasciarli un giorno di relax, voleva approfittarne per farsi una passeggiata in giro per la capitale, perché da quando ci aveva messo piede, non aveva avuto modo di fare una piccola esplorazione del posto, per la troppa intensità ed impegno che metteva in tutto, ma ovviamente quello era il programma del pomeriggio, la mattinata voleva dedicarla completamente ai soliti allenamenti, il giovane Fanalis era una persona che metteva tutto se stesso in ciò che faceva.

    Il sole dell'alba si posò delicatamente sul viso del giovane Leone Rosso, su cui la pubertà, a sedici anni, aveva già iniziato a fare il suo lavoro.
    Infastidito dalla luce che emanava quel raggio di sole, si portò una mano sugli occhi, per pararsi dalla luce accecante, ma quel gesto non portò a nulla, dopo varie smorfie e sbuffi decise di alzarsi, seduto sul proprio letto osservò con i suoi occhi ancora assonnati i suoi compagni di stanza, che a suo contrario stavano ancora dormendo come ghiri.
    Si alzò dal letto cercando di fare il meno rumore possibile, per non svegliarli.
    Dopo essersi lavato, vestito e tutte le cose che di solito faceva la mattina, uscì finalmente dalla caserma, dirigendosi spedito verso la sua meta, una grande arena (non quanto il colosseo) sotterranea, dove i gladiatori avevano possibilità di allenarsi, e fortunatamente, in quel giorno e a quell'ora, nessuno era presente, si sentì fortunato, in qualche modo si sentiva a disagio allenarsi in compagnia di altri giovani gladiatori, forse perché non si era ancora abituato del tutto, o forse perché era un Fanalis e ciò valeva a dire avere molti occhi addosso? Le possibilità erano tante.

    (...)

    Dopo un'ora buona passata a prendere a pugni un manichino, percepì la presenza di qualcun'altro, ma non si fermò, ovviamente finché non senti un'applauso, e una frase detta con tono di ironia.
    Diede un attimo di pausa a Luigi, il manichino, così aveva deciso di chiamarlo, per poi voltarsi verso la voce, che dal timbro, poteva dedurre fosse una donna, e infatti, sulla soglia dell'ampio portone ci stava una ragazza dai lunghi capelli biondi e occhi magenta, dall'espressione divertita, portava un'armatura superiore, forse era una gladiatrice, ciò spiegava anche la sua presenza in quel posto, ma non l'aveva mai vista, probabilmente perché fino a quel mese era sempre stato per conto suo, parlando raramente con gli altri.
    Iniziò a guardarsi attorno e non scovando nessuno, si indicò.

    << Dici a me? >>

    Si schiaffeggiò mentalmente una domanda davvero stupida, non c'era nessuno oltre a loro due in quell'arena sotterranea.
     
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    Il sole batteva rendendo l'atmosfera davvero calda, forse doveva evitare di mettersi la parte superiore dell'armatura, non le conferiva freschezza per nulla, ad eccezione della lunga gonna, la quale larga e svolazzante non era un indumento pesante.
    La mano si mosse velocemente, cercando di portare un po' d'aria al volto, lo stesso volto concentrato sulla figura avanti a sè.
    Di certo era riuscita ad attirare l'attenzione - se fosse stato il contrario sarebbe stato sordo.
    Però non potè negare che fosse leggermente rimbambito, insomma: aveva appena fatto una battuta a lui, l'unico presente nell'arena oltre lei, a chi doveva riferirsi? Non era importante, magari era immerso nei suoi pensieri, giudicare qualcuno totalmente da una prima impressione era una dote da inetti.
    Incrociò le braccia, facendosi più avanti, in una piccola sfilata lungo l'arena e rendendo la propria figura più visibile.
    Potè studiare meglio il ragazzo: era abbastanza alto, impostato fisicamente e dotato di una chioma ribelle rossa; se prima pensava fosse uno della nota razza Fanalis, si ritrovò titubante non appena vide gli occhi smeraldo, intensi.
    Non ricordava bene quali fossero le caratteristiche di un Fanalis, oltre alla chioma cremisi e al corpo impostato, ma di certo non possedevano uno sguardo tanto magnetico e "colorato" come quello presentatosi davanti a lei.
    E poi, scavando nella propria memoria, non era dotato di qurl contorno tanto pesante presente intorno agli occhi.
    Forse non era un Fanalis, ma se da quella caratteristica egli non lo sembrava, al contrario altre caratteristiche - citate prima - erano evidenti.
    Comunque quali origini avesse non erano di fondamentale importanza, era una faccia nuova tra i gladiatori di Remano, per una volta avrebbe potuto lì assumere il ruolo di "tutor"... se non fosse per la sua imminente partenza.

    《Sicuro che tu non le stia prendendo dal manichino?》

    Ovviamente qualche battuta di scherno, secondo Alia, era ottima per rompere il ghiaccio, meglio che far calare un imbarazzante silenzio.
    A volte la divertiva prendere in giro qualcuno, amava le possibili reazioni che potevan esserci. Erano ottimi mezzi per studiare la psiche altrui, accomunandoli poi a dei "cliché".
    I raggi riflettevano sulle placche di metallo dorato conferivano una specie di aura dorata attorno alla giovane, la quale sistemò la propria chioma bionda su un solo lato.
    Raramente lasciava i capelli in balia del vento, indossava un cerchietto e li legava in mezze code, ma mai liberi completamente.
    Si notava da un semplice cambio di look quanto ella fosse pronta a sparire da Reim in cerca di altre avventure, di rivoluzionare nuovamente parte della propria vita.
    Ma non credeva di fare altri incontri gli ultimi giorni di permanenza, eccetto lui, in quel momento.

    《Un consiglio da gladiatore a gladiatore: non allenarti mai da solo, è praticamente inutile.
    Affrontare un manichino statico e privo d'intelligenza non ti aiuterà a migliorare, non può schivare, bloccare, contrattaccare...
    Lo trovo privo di significato.》

    Ricordò bene come odiava gli allenamenti verso dei pupazzi di pezza, futili e immobili, che cosa doveva imparare?
    Un avversario fermo, statico, privo di forza... quanta utilità poteva avere? Nessuna.
    Spesso costringeva coetanei, o lo stesso Sharar, unico compagno che davvero aveva avuto il coraggio e la forza di rapportarsi con lei in maniera più profonda, ad affrontarla e, se agli inizi aveva troppa difficoltà nonostante la sua educazione da guerriera amazzone, ora poteva definirsi abbastanza capace di affrontare un avversario, nonostante fosse più capace nei combattimenti armati.

    *Di certo non pecca di grinta, inversamente proporzionale alla sua spigliatezza...*

    Ammise tra sè e sè.
    A ripensarci, la grinta che infondeva nei propri attacchi era tipica di un Leone Rosso.
    Sobbalzò nel riflettere, nuovamente sull'identità del ragazzo, semplicemente perché si accorse di non essersi presentata.

    《Scusami, credo di dovermi presentare.
    Mi chiamo Alia.》

    Non era volontario, ma ogni volta che pronunciava il proprio nome una sensazione di fierezza la pervadeva, lasciando che il suo orgoglio si arricchisse - non in maniera eccessiva, s'intende - mentre sul volto un sorriso di cortesia si manifestò; attendeva solamente una sua prossima risposta.
     
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    Con l'avanzare dei passi della giovane donna, ebbe modo di osservarla meglio, la sua armatura superiore brillava sotto la luce solare, che assieme ai suoi lunghi capelli biondi, che ondeggiavano maestosamente ad ogni suo passo, attorno a lei si era creata come una sottospecie di luce dorata che la faceva brillare, facendola sembrare una vera e propria divinità.
    Il suo sguardo magnetico puntato sul suo, lo metteva a disagio, pareva come gli stesse studiando l'anima attraverso quegli occhi magenta, e infatti una goccia di sudore freddo gli attraversò la fronte.

    << Beh si, è stata una domanda stupida la mia, perdonami. >>

    Con il suo tono pacato si diede automaticamente dello stupido, portando la mano sinistra sulla nuca grattandola leggermente. Oramai era abituato a fare figure del genere con nuove conoscenze, ma il cambio di ambiente e tutto ciò che gli era successo in passato lo aveva scombussolato così tanto che a momenti non seppe più relazionarsi con le persone, ma da quel mesetto, seppur un breve periodo di tempo, aveva iniziato a parlare di più e fare conoscenze nuove, seppur non tanto strette per definirle amicizie, ricostruendo così, piano piano la sua vecchia personalità ribelle e casinista, che a momenti perdeva negli anni passati in schiavitù.

    << Ti do ragione, prendere a pugni un manichino non è tanto utile, ma come vedi oggi l'arena è isolata perciò non avevo altra scelta. >>

    Diede la sua spiegazione, la ragazza aveva ragione, un manichino non poteva reagire, non poteva schivare ne tanto meno attaccare, e tirare solo pugni non lo avrebbe portato a nessun risultato, se non a sfogarsi.
    Dato che era un giorno di riposo quello, e quasi tutti si erano dedicati alle loro attività personali, quali dormire come i suoi compagni di stanza, non volle disturbare nessuno, accontentandosi così della compagnia inanimata di Luigi.
    Anche il suo dubbio aveva trovato risposta, la ragazza, quale era sicuramente più vecchia a giudicare dal suo aspetto maturo, era una gladiatrice, forse anche una veterana visto il suo consiglio costruttivo.

    << Io sono Yuu, piacere di conoscerti. >>

    Sul viso dai tratti dolci della giovane donna, si era disegnato un sorriso cortese, facendola sembrare così una persona cordiale, e questo lo aiutò a rilassarsi, da quando aveva messo piede a Remano, la maggior parte delle persone che aveva conosciuto erano poco di buono.

    Edited by Yuu Klein - 27/5/2017, 00:02
     
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    《Piacere mio.》

    Disse seguito da un cenno elegante della testa, in segno di rispetto.
    Era sempre un "onore" conoscere gente nuova, significava ampliare, magari, le proprie conoscenze; il confronto era fondamentale per acquisire dati sempre più certi o ipotesi diverse.

    《Comunque... non posso darti torto... ma avresti potuto chiedere a qualcuno di assisterti.》

    Beh, ripensandoci, era parecchio improbabile trovare qualche malcapitato disposto a sacrificare del tempo in compagnia per allenarsi, a meno che quello non fosse volenteroso di migliorarsi.
    Alia lo sapeva bene.
    Ricordava i tempi in cui, per soddisfare i propri bisogni, spesso si "lavorava" alcuni gladiatori del luogo pur di allenarsi, spesso provocandoli e abbassando il loro ego, cosa che funzionava; quando un uomo veniva ferito nell'orgoglio riguardo forza e abilità militari, parlando di quelli di Reim, subito si metteva in prima fila per mostrare il proprio valore.
    Andava sempre avanti così, e raramente escogitava altre soluzioni per accattivarseli e raggiungere lo scopo, ovvero allenarsi.
    Inoltre, era pur sempre una donna in una moltitudine di uomini rozzi o meno, le era nettamente più semplice "ammaliare".
    Si sarebbe offerta lei, sfortunatamente non era nè nelle condizioni, nè nell'umore di farlo, insomma, era un giorno di relax.

    《Se ti stai chiedendo come mai io mi trovi qui, quando giunsi qui qualche anno fa, venivo sempre ad esercitarmi in quest'arena: la trovo tutt'ora tranquilla, anche per sfogarmi...》

    Quell'affermazione uscì quasi spontanea, era parecchio legata a quella piccola arena scavata nella roccia.
    Mentre le parole uscivano come un fiume dalle labbra, i propri occhi ametista scrutavano per bene la zona attorno a sè; spuntoni rocciosi che decoravano la zona lasciavano una colorazione rossiccia nell'ambiente; diverse erano le scalinate adibite a spalti, poste in alto per permettere a tutti di osservare senza difficoltà il centro dell'area.
    Come flash, le tornavano in mente i suoni acuti emessi dall'incrociarsi delle spade, le gocce di sudore che imperlavano il volto, scorrevano pian piano lungo i fisici allenati.
    Negli occhi un fuoco che mai si sarebbe spento, adrenalina, determinazione di affermarsi come il più forte in confronto al proprio avversario, essere acclamato come un campione era, alla fine, il desiderio che accomunava chiunque si recasse a Remano.
    Poteva dichiararsi abbastanza fortunata, essendo originaria di Atermyra, regno di donne guerriere, era facile per lei farsi "accettare".
    Chiunque conosceva la fama che circondava gli esseri femminili dalla solita chioma dorata, la stessa chioma che la caratterizzava.
    Peccato che ciò non valse per tutti anzi, non mancarono le giovani donzelle che, accomunate dalla stessa bramosia che portava tutti lì, venivano trattate come "sesso inferiore"... lo stesso modo in cui nella Città dei Cieli venivano trattati gli uomini.
    Spesso si sorprendeva di quanto fossero diverse due realtà così, e sia da una parte, sia dall'altra non la sopportava: non esisteva un rispetto per l'altro sesso, senza che vengano emesse sentenze prive di alcun nesso logico?

    《Non voglio essere indiscreta ma vorrei porti un quesito...》

    Una pausa interruppe la frase, mentre le iridi ametista si riflettevano in quelle smeraldine del giovane, creando un mix di colori.

    《Ho notato per poco il tuo stile di combattimento, è molto rude, selvaggio.
    E, insieme al colore dei tuoi capelli, mi è sorto un dubbio: sei un Fanalis?》

    Molto diretta fu posta la domanda, doveva ammettere che mai fino a quel momento aveva osato scontrarsi con uno di loro, non volontariamente, non era stupida: erano troppo forti, e se con le armi poteva avere una minima chance, nel corpo a corpo era una nullità...
    Ciò non tolse che era sempre stata desiderosa di confrontarsi con uno di loro "in toto".
    Intanto, attendeva solamente la sua risposta.
     
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    È vero, poteva chiedere a qualcuno di assisterlo, ma quale mal capitato poteva accettare di allenarsi con un Fanalis in una giornata di riposo? La percentuale di probabilità nel ricevere una risposta negativa era alta, anche durante le giornate normali era difficile trovare un compagno di allenamenti, se non per qualche speciale occasione in cui c'era anche la presenza di un membro del corpo dei Fanalis, in quel caso poteva allenarsi anche con la volontà dell'altro.

    << Avrei potuto chiedere ad uno dei miei compagni di stanza, ma conoscendoli, a quest'ora staranno ancora a letto a russare come ghiri... >>

    Al solo pensiero della stanza immersa in quel rumore sgradevole chiamato ronco, un leggero sorriso divertito si fece largo sul suo viso, era anche uno dei motivi per cui si svegliò così presto, anzi, il loro russare era sempre stato la causa dei suoi risvegli all'alba.


    << ...Per di più è un giorno di riposo, non me la sentivo di disturbare, una sola mattina passata a prendere a pugni un manichino non farà male. >>

    Una mattinata quasi giunta al termine, non c'era nemmeno più bisogno di stare in quell'arena, che era diventata quasi come la sua seconda casa, visto tutto il tempo che ci passava.
    Oramai si era troppo abituato a quell'arena caratterizzata dalla terra e roccioni rossicci, che quando ne usciva l'ambiente attorno a sé, se pur visto tutti i giorni, gli pareva qualcosa di sconosciuto.
    Abituato anche al rumore delle lame delle spade che si scontravano tra di loro, i gemiti di dolore degli avversari messi a terra, ma che si rimettevano in piedi con ancor più determinazione, la sete di vittoria era una cosa accomunava tutti i gladiatori di Remano. Abituato alle acclamazione del pubblico, e a gli applausi che riceveva il vincitore alla fine di un incontro.

    << Vedo di non essere l'unico allora >>

    Sicuramente non erano gli unici ad essere legati a quel campo di battaglia, molti altri gladiatori, determinati a diventare invincibili, passavano quasi tutte le loro giornate lì, eccetto per quel giorno, l'unico mal capitato che si era preso la briga di andarci comunque ed allenarsi era il giovane Fanalis, se non per la ragazza di fronte a sé, che pareva volesse darci solo un'occhiata, o forse si sbagliava.

    Il sedicenne annuì, passandosi una mano sulla fronte, portando all'indietro i capelli rossi, che si erano attaccati alla pelle lattea del viso, causato dalle gocce di sudore, che dopo essersi fermato e ripreso fiato, cessarono di scorrere lungo il viso ormai maturo per la giovane età. Aspettava con pazienza la domanda della ragazza dalla lunga chioma bionda, anche se in teoria una vaga idea di quel che poteva chiedergli ce l'aveva, e infatti. Una domanda del genere raramente gliela si poneva, a causa del suo aspetto differente dai suoi simili, se non lo si vedeva in azione, era solo una normale ragazzo dalla folta chioma cremisi.

    << Si, indovinato.
    Tu invece? Non sei di Reim vero? >>

    A guardare la ragazza invece non era sicuro delle sue origini, i capelli biondi erano molto comuni a Reim, assieme agli occhi azzurri, ma quelli della giovane donna erano Ametista, un colore inusale da quelle parti, sapeva che molti gladiatori, provenivano da parti diverse del mondo, ma non poteva tirar ad indovinare le sue origini, data la sua ignoranza sull'ambiente all'esterno di Reim.
     
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    《Che animo gentile, ed io che pensavo che fossi un piccolo guastafeste dai pugni che tiravi..!
    Allenarsi da solo pur di lasciar riposare i propri amici, che uomo.》

    Ironizzò la fanciulla, avvicinandosi abbastanza da posare la mano sulla sua testa e scompigliargli la chioma.
    Un po' la divertiva prendere in giro i novizi.
    Sadismo? Forse, rimaneva certo che ciò la divertiva.
    Sarà per la sua caratteristica sicurezza, sarà per qualsiasi altra cosa, di certo non era fatto con cattive intenzioni.

    《Comunque sentire la folla acclamare, sopratutto all'interno del Colosseo è una sensazione soddisfacente. Ecco perchè ho sempre amato questo posto...》

    *Un po' mi dispiace abbandonarlo.*

    Si ripetè in testa poco dopo, era raro, per la personalità di cui era dotata, provare un certo attaccamento ad un luogo, ma si sa, non tutto è detto.
    E poi, ciò non l'avrebbe fermata dal lasciare Reim in cerca del sapere tanto agognato, ma quello non era il giorno.
    Oramai il sole stava raggiungendo lo zenit, riscaldando il più possibile quella zona: Alia non era amante del caldo, preferiva nettamente paesaggi freschi, zone innevate...
    Sembrava quasi la pecora nera delle donne Atermyrane, visto che il regno si trovava in una valle.
    Intanto, il rosso aveva risposto senza esitazioni alla propria domanda, rivelando la sua apparetenenza - totale o meno - alla razza Fanalis.
    Sebbene il colore smeraldino e magnetico dei suoi occhi potesse portare in errore, quella chioma color cremisi, mista allo stile aggressivo e potente di combattimento lasciavano presagire la sua discendenza.
    Era tempo di rispondere a lui, ora.

    《Vengo dal Regno di Atermyra, l'unico regno in cui la figura regnante è quella femminile, hai presente, no?》

    Si poteva notare che, all'affermazione riguardo il proprio paese natio, Alia non si sentisse del tutto fiera e legata a quel regno, e di fatto era così: Atermyra era soffocante ai suoi occhi, se da un lato potevano essere considerate cittadine dalla mente aperta, per Alia non era così.
    Nessuno lo era.
    La donna che sovrastava l'uomo, dedite solo alla battaglia e alla cura dei loro tanti amati volatili...
    Ma a quanto pare "parità di diritti" sembrava quasi un taboo non solo lì, ma in ogni nazione, per quel che ne sapeva almeno.
    Sospirò per il tremendo caldo che era costretta a sopportare, e dire che aveva tentato d'indossare le vesti più leggere che aveva, senza sfociare nell'osè, ovviamente.

    《Comunque è comprensibile, qui a Reim è comune avere una chioma bionda, per cui spesso mi scambiano per una del luogo.
    A ciò si unisce il fatto che, sul volto, non ho alcun tatuaggio, o non indosso ornamenti piumati... insomma, caratteristiche Atermyrane.》

    Mosse la mano davanti a lui dall'alto verso il basso, scuotendo la testa.

    《Tutto ciò non è importante.
    Piuttosto, vista l'ora, pensavo di andare a rifocillarmi, vuoi seguirmi o preferisci torturare il tuo amichetto lì inerme?》

    Un pensiero abbastanza sciocco balenò per la testa di Alia: quel manichino esisteva da tanto tempo, fin da quanto giunse a Reim "lui" era già lì, e da allora non aveva mai assistito ad una sua rottura; di certo una ragazza dalla corporatura snella non era in grado di distruggerlo, ma i tanti Fanalis che l'avevan preceduta?
    E lo stesso Yuu lo stava prendendo a pugni senza che esso s'inclinasse nel tentativo di rompersi.
    Era composto di un materiale particolare?
    Dall'esterno quasi sembrò incantata, se non ammaliata da qualcosa di inesistente; si riprese qualche attimo dopo, strofinandosi gli occhi, stressati dalla troppa luminosità della zona.

    《Oh scusami, mi ero un attimo lasciata prendere dai pensieri...》

    *Banali, pensieri abbastanza banali.*
     
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