Incontro di Menti Affini

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Dalilah di Musta'sim
     
    .

    User deleted


    Tipo di role: Free.
    Partecipanti: Dalilah, Alia.
    Alert: Verde.
    Data inizio: 17 Maggio.
    Tempi di risposta: //
    Tempo max per concludere: //
    Periodo cronologico: Festa delle Gemme a Musta'sim.

    Turnazioni: Dalilah, Alia.

    -----------------------------------------------------------



    tumblr_oq3fiaQRcC1wpl5vfo1_1280



    La Festa delle Gemme stava sinceramente andando a gonfie vele.
    Dalilah, che tanto si era prodigata per quell'evento che ora stava fruttando una considerevole affluenza, si sentiva davvero felicissima e soddisfatta degli sforzi compiuti e del sudore versato per portare a giusto compimento un'impresa che al principio era parsa persino a lei come una follia.
    Fortunatamente dalla sua parte si erano schierati tutti i mercanti amici della carovana per la quale aveva onorevolmente prestato servizio in veste di garzone per anni e anni e se ora cittadini provenienti da tutto il mondo conosciuto camminavano lungo le vie dell'ancora devastata Musta'sim era soltanto per merito loro.
    Non voleva assolutamente prendersi i meriti per qualcosa che non aveva fatto per la maggiore, anzi a cui aveva semplicemente dato una mano dato che il grosso del lavoro era spettato a tutti i mercanti ora stipati dietro i rispettivi banchetti che costeggiavano le vie della città di macerie, ma rimaneva comunque entusiasta perché se una festività caduta nell'oblio come quella era riuscita a trascinare “mezzo mondo” lì allora Musta'sim poteva avere un futuro, un giorno.
    Quel pensiero l'accompagnò durante la premiazione del concorso che lei stessa aveva deciso di indire durante la prima giornata di festività e il sorriso che le sorse sulle labbra nel momento in cui si ritrovò a consegnare l'ambito premio ai due vincitori che il pubblico aveva decretato si riverberò anche nella sua anima, facendola risplendere di una luce nuova e radiosa, specialmente dopo tanti anni trascorsi a rammaricarsi per l'assenza del fratello gemello disperso chissà dove, in quel mondo così vasto.

    “E anche questa è andata” si disse, non appena il sacchetto delle gemme fu consegnato nelle mani dei due vincitori che avrebbero deciso come spartirsi equamente il premio, senza liti o ripercussioni possibilmente; dirigendosi dunque verso il retro del palco, provvide a lasciare il corno con cui aveva annunciato il momento della premiazione sul primo gradino di legno nodoso e scendendo quei due che rimanevano incontrò una figura femminile seduta che le dava le spalle e picchiettava nervosamente il piede a terra, sollevando piccole nuvolette di polvere secca e marrone.
    Perplessa da quell'atteggiamento così nervoso e per certi versi un po' stizzito, Dalilah decise di piegarsi sulle ginocchia e abbracciare le proprie gambe con le braccia, sperando di non sporcare o rovinare il vestito nel mentre, stando un gradino al di sopra rispetto a quello su cui era seduta la fanciulla dai capelli biondi intenta ad attendere chissà chi con evidente impazienza e soltanto dopo essersi assicurata un barlume di stabilità su una superficie così stretta quale poteva essere un misero scalino di legno, disse a bassa voce.

    «Mi scusi, c'è qualcosa non va?»

    Fu la sua prima domanda, quella che le uscì quasi spontanea nel percepire una così palese irritazione provenire dalla figura dai capelli biondi avvolta da quel mantello scuro che celava il corpo alla vista di Dalilah. Non che le interessasse particolarmente scorgere il fisico degli altri, ma vedendola così, di spalle, la giovane non riusciva a capire davvero con chi avesse a che fare in quel momento. Magari si trattava di una fanciulla in attesa di qualche amico sparito tra i banchetti con una scusa che tardava a far ritorno o più semplicemente attendeva l'arrivo di qualcuno a cui aveva dato appuntamento sotto al palco.
    Per quanti dubbi potessero sorgerle in testa, Dalilah non poteva in ogni caso rimanere lì ad attendere che l'altra si spostasse di propria iniziativa e lei non sarebbe rimasta in posizione quasi fetale ad aspettare un qualsiasi svolgimento della situazione, anche perché doveva lasciar libera la scalinata per i vincitori che ben presto sarebbero scesi a loro volta dal palco.
    Tornando dunque ad assumere la posizione eretta, con molti impedimenti dato lo spazio ristretto di movimento e il timore di finire addosso alla bionda seduta poco più sotto, si stiracchiò rapidamente e cercò di scendere in maniera più veloce, ovvero saltando direttamente a terra di lato, usando il gradino come trampolino. Mentre si accingeva a saltare, pensò titubante sull'esito del salto.

    “Spero di non slogarmi una caviglia con questi stivaletti....”
     
    Top
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Player

    Group
    Supporto
    Posts
    92
    Location
    Regno d'Atermyra

    Status
    Offline
    Il non esser riuscita a centrare il proprio target ore prima le aveva creato non poco fastidio, odiava rimandare i programmi.
    Festa delle Gemme, una festa che stava a cuore a tutti i cittadini di Musta’sim e, ora che pian piano stava risorgendo dalle ceneri come una fenice, aveva rapito il cuore di ognuno dei partecipanti ad un festival così magnifico, dalla gente locale a coloro provenienti dagli angoli più remoti del mondo.
    Un regno che aveva attraversato attimi difficili fino alla propria distruzione e che ora stava rifiorendo era un valido soggetto per la giovane Atermyrana: Alia giunse lì proprio per studiare ogni briciolo esistente riguardo Musta’sim.
    E stava pensando di aver trovato la persona adatta.
    Il target non era altro che una giovane donna dai lunghi capelli turchesi, caratteristica ricorrente per i cittadini del luogo, ed indossante la nota gemma scarlatta tanto a cuore per le famiglie del paese.
    Quanta rabbia per non essere riuscita ad arrivare in tempo, ma era ricorsa ai ripari; non avrebbe perso nuovamente una chance tanto succulenta come questa: non stava nessuno attorno, e lei si era appollaiata proprio nel punto più visibile e strategico possibile; doveva solo aspettare il suo arrivo.
    Gente di tutte le etnie ed età, sesso e posizione sociale, scorreva davanti ai propri occhi magenta, quegli stessi occhi che trasmettevano una leggera impazienza dovuta proprio per la folla, o a quell'ora non si troverebbe lì.
    I pendagli che ornavano il proprio capo ondeggiavano ritmicamente a causa di una leggera brezza, insieme ai fili dorati che componevano la sua chioma.
    Le infradito nere stavano pian piano diventando più chiare a causa della polvere che, sbattendo il piede sul terreno, si stava alzando in piccole nubi.
    Il sacco, colmo di vari oggetti, era stretto tra le gambe e il busto; in fondo, con tanta gente giunta a Musta’sim per la festa, tra i nobili ed i modesti cittadini nessuno affermava non ci fossero anche figli di nessuno e nullatenenti che, disperati o meno, provassero a rubacchiare qualcosa in cerca di cibo o roba da rivendere.
    Oramai il sole era calato totalmente, lasciando spazio ad una luna solenne, circondata da tante stelle luminose.

    "Mi scusi, c'è qualcosa che non va?"

    Sobbalzò leggermente a sentire una voce, dolce e femminile, esattamente dietro di sé, probabilmente si era fatta troppo trascinare dai pensieri.
    Lentamente, ruotò la testa, osservando chi potesse essere con la coda dell'occhio, anche se, ovviamente, poteva essere una sola persona.

    《Ora non più.》

    Sentenziò alzandosi elegantemente dal gradino su cui era seduta poco prima, datle le spalle era poco educato, no?
    Strinse in una mano il piccolo bagaglio che era solita portarsi, mentre si posizionava esattamente di fronte a lei.
    Ora che era più vicina alla figura della fanciulla potè notare la raffinatezza ed eleganza che poteva trammettere: un lungo vestito rosso rendeva la figura ancora più femminile ed elegante, il quale però andava in contrasto con la chioma turchese e gli occhi blu mare.
    Sembrava una donna così dolce e gentile da come si poneva, dal tono della voce... ma era tutta apparenza, e ciò che si cela nell'animo umano è vasto.
    In confronto, Alia sembrava proprio quel che era: una vagabonda, priva di cotanta grazia.
    Veniva dal regno di Atermyra, le donne, per quanto potessero essere affascinanti o meno, erano pur sempre delle guerriere, e la grinta, il forte carattere, la determinazione, erano ciò che le contraddistinguevano da una qualsiasi donna estranea.

    《In realtà ti stavo aspettando.
    Mi presento: mi chiamo Alia, sono un'umile vagabonda.》

    Disse con grande sicurezza e, quasi, fierezza, mentre fece un inchino nei confronti della fanciulla; era pur sempre educazione farlo, sopratutto per colei che sembrava tanto carina nei confronti di chiunque.

    《Spero davvero di non creare alcun disturbo, ma avevo un'urgenza di avere una discussione con te.》

    Prese un attimo il fiato, non poteva sembrare una psicopatica in procinto di tediarla con domande.

    《Tu devi essere una cittadina originaria di Musta’sim, no? È abbastanza evidente.
    Il motivo per cui vorrei parte del tuo tempo è questo: mi faresti un enorme piacere se tu mi raccontasti di Musta’sim, dalla sua nascita in poi, delle sue tradizioni... insomma un po' di tutto.》

    Portò una mano a livello del fianco, mentre gli occhi magenta si mescolavano con quelli color cielo della donna.
    Attendeva davvero una risposta affermativa.
     
    Top
    .
  3. Dalilah di Musta'sim
     
    .

    User deleted


    Era sul punto di saltare, ormai china sul gradino per prendere lo slancio che le avrebbe consentito di raggiungere il suo con un balzo più o meno fortunato, a seconda del caso, quando sentì una voce.
    Giusto in tempo si fermò, prima di scivolare in avanti di busto e finire al suolo di mento, spaccandosi come minimo mezza faccia, e recuperando l'equilibrio che per qualche istante le fece sudare davvero freddo, Dalilah si voltò a guardare la giovane dai capelli biondi che nel frattempo le si era rivolta.
    La vide dunque ergersi finalmente in posizione eretta, esibendo un fisico davvero invidiabile coperto da una veste perlopiù trasparente. Capelli biondissimi e occhi rosati, una fanciulla di Artemyra. “Lì le donne sono famose per il loro ruolo dominante... Quasi quasi invidio questa fanciulla, anche se non so niente di lei” ebbe modo di pensare, volgendo il proprio di corpo fasciato dall'abito e dalle calze bianche in direzione della giovane che sembrava alquanto desiderosa di interloquire con lei.
    Chissà perché necessitava proprio di lei, forse era accaduto qualcosa a qualcuno e i mercanti le avevano riferito di appellarsi a Seimei. “Meglio non fasciarsi la testa prima di rompersela” si disse, cercando una certa tranquillità interiore con molta fatica, data la grande apprensione che un evento così importante le suscitava.

    Disse di chiamarsi Alia e quel nome, nella mente di Dalilah, risuonò soave e dolce.
    Rimbalzava sul palato con delicatezza e nella sua fantasia galoppante lo associò ad una piuma candida e soffice al tatto, proprio come quelle che ricoprivano gli enormi uccelli del luogo da cui quasi sicuramente proveniva la giovane che le stava innanzi.
    Per un attimo si perse nelle sue elucubrazioni così leggere che sul suo volto apparve un'espressione placida e palesemente rilassata: le piaceva associare ai nomi un'immagine, in modo tale da poter rammentare facilmente anche i volti di coloro che portavano tali nomi.
    Quando finalmente scese dalle nuvole su cui fluttuava, Dalilah si rese conto del termine con cui si era descritta Alia, ossia “vagabonda”; lanciandole una rapida occhiata le sorse un dubbio atroce che iniziò a tormentarla a livello mentale: la giovane non sembrava così mal messa da poter essere paragonata ad un vagabondo qualunque, dunque colei che le stava innanzi girovagava per il mondo per perseguire uno scopo di cui era ancora all'oscuro.
    Seppur con difficoltà, ella cercò di non lasciar trapelare le sue ansie e i dubbi, ascoltando ciò che Alia aveva da dirle e si sorprese quando l'altra eseguì un inchino proprio davanti ai suoi occhi: troppa cortesia per una persona qualunque come lei, non se lo meritava affatto!
    Agitando rapidamente le mani sili dalle dita affusolate davanti a sé, s'affrettò a dire.

    «No no, vi prego! Non inchinatevi al mio cospetto, non sono nessuno e non dovete …»

    Si sentiva davvero in dovere di dirlo e non solo per l'inesperienza con simili gesti di riguardo nei propri confronti; per questo cercò in tutti i modi di dissimulare il forte imbarazzo che tinse le sue gote di una tonalità di rosa particolarmente vivido, in netto contrasto con la carnagione quasi lattea in quel periodo. Portandosi poi un arto al viso, posò il palmo sulla gota per tastare il calore che essa emanava dopo essersi surriscaldata, quando la bionda innanzi a sé le rivolse nuovamente la parola.
    Stavolta il tono di Alia divenne più deciso, diretto e per certi versi ...Confidenziale.
    Non seppe nemmeno il perché, ma Dalilah sentì il proprio cuore schizzare fino in gola, pulsando ad una velocità smisurata, mentre i battiti le riecheggiavano nelle orecchie e facevano vibrare le sue tempie in modo quasi fastidioso.

    «... È per mio fratello, non è vero? Tu hai per caso notizie di Brahim?»

    Furono le uniche parole che riuscì ad articolare, mentre la gola si faceva improvvisamente riarsa e la voce le diveniva labile come la fiamma tremula di una candela esposta ad una corrente d'aria.
    Portando dunque anche l'altro arto superiore al viso, si massaggiò con le dita tremanti le tempie pulsanti, mentre cercava di eseguire respiri profondi volti a richiamare indietro lacrime di paura e di trepidazione che nel frattanto erano andate ad accatastarsi sulle ciglia, rendendo la sua vista talmente confusa e appannata da renderla persino incerta sulle proprie gambe.
    Ci credeva davvero tanto, ci credeva con tutta l'anima, che quella giovane fosse giunta fin lì per comunicarle qualcosa a proposito del fratello che quando invece udì le sue parole si sentì mancare.

    Alla fine si ritrovò seduta sul gradino di legno, col viso tra le mani, mentre soffocava un singhiozzo.
    Già, non era possibile che qualcuno potesse darle notizie del fratello disperso da così tanti anni da un giorno all'altro, recuperandola proprio durante il Festival delle Gemme. Per quanto bello le fosse sembrato il solo pensiero, ora si sentiva una stupida completa e mentalmente si ripeteva che la sua stupidità fosse veramente senza limiti.
    “Ma come ho potuto anche solo credere che questa ragazza fosse venuta fin qui per parlarmi di mio fratello? È ovvio che non potrebbe farlo, da come mi sta parlando... Ha riconosciuto in me i tratti caratteristici di un appartenente al Regno di Musta'sim, nulla di più.” si disse mentalmente, grattando con le dita munite di lunghe unghie curate la cute appena sopra le tempie che ora non dolevano più.
    Un vuoto sordo si era infatti diffuso nel suo cuore, propagandosi a macchia d'olio fin nella sua anima; ancora una volta le sue speranze si erano infrante contro un muro costituito dalla cruda realtà. Prendendo dunque un bel respiro e deglutendo il nodo che aveva in gola, riuscì a recuperare il contegno perduto in fretta.
    Dunque posò le mani sulle ginocchia fasciate dalle calze bianche a trama fiorita, prese un bello slancio ed esibendo la sua espressione più cordiale e cortese, disse alla giovane dai capelli biondi dopo aver eseguito un elegante inchino.

    «Dalilah di Musta'sim, per servirti.
    Ti posso raccontare tutto ciò che vuoi, anzi mi farebbe molto piacere farlo... Che ne dici, Alia, ci spostiamo da qui? I gradini sul retro del palco non è definibile come luogo adatto a delle chiacchiere.»

    E così dicendo, tenendo al contempo gli occhi fissi in quelli della giovane di fronte a sé, sorrise.
    Subito dopo le passò accanto, indicandole con un cenno educato della mano di seguirla: aveva in mente un luogo perfetto, nel quale avrebbe potuto parlare in tutta tranquillità, lontana dal chiasso generato dalle celebrazioni in corso. Sebbene la luna fosse alta in cielo e le vie della città di macerie fossero gremite di gente proveniente da ogni angolo del pianeta, Dalilah riuscì a destreggiarsi tranquillamente tra la folla, cercando di non perdere mai Alia di vista e guidando la bionda per viottoli traversi di cui lei soltanto sembrava conoscere l'esistenza.
    Fortunatamente per entrambe, la periferia non era molto frequentata e giungere alla meta che la fanciulla dai capelli turchesi si era prefissa stava risultando essere alquanto semplice, ma prima di proseguire oltre Dalilah decise di fermarsi in prossimità di un vicolo apparentemente cieco e voltandosi verso Alia, chiese.

    «Posso farti una sola domanda? Come mai ti interessa sapere la storia di un Regno che per decenni ha goduto di una pessima fama a livello mondale?»

    Quella era una curiosità su cui voleva far luce, un cruccio che doveva dissipare e non si sarebbe mossa di un solo passo fin quando non avesse ricevuto risposta. Non lo stava facendo per cattiveria o risentimento nei confronti di Alia, ma la sua curiosità era davvero grande al riguardo e non poteva di certo nasconderlo. Mantenendo lo sguardo fisso in quello dell'altra fanciulla, attese.
     
    Top
    .
  4.  
    .
    Avatar

    Player

    Group
    Supporto
    Posts
    92
    Location
    Regno d'Atermyra

    Status
    Offline
    Aveva un aspetto davvero grazioso: una fanciulla dotata di tanta grazia ed eleganza, non solo nell'aspetto fisico, ma anche negli atteggiamenti; di certo non dava l'aspetto di essere una ragazza appena maturata, al contrario.
    Conoscendo le proprie compaesane, l'avrebbero linciata solamente per il profilo "regale" che assumeva.
    "Ogni donna priva di spirito guerriero è una donna debole, merita una vita da sottomessa." o "L'eleganza non è una dote fondamentale, hai mai visto un uomo degno di tal nome esserlo?" erano parole che spesso la madre ripeteva.
    La madre di Alia, Deianira, una donna dalla stessa figlia definibile grezza e fin troppo bellicosa e, a differenza del padre, cervello non ne teneva.
    Ecco perchè preferiva di gran lunga una ragazza che si presentava nei modi e nella forma come aveva appena fatto la giovane donna di Musta’sim ad una qualsiasi di Atermyra.
    In fondo, le aveva fatto un'ottima impressione.

    《Non fraintendermi, un inchino è pur sempre una forma di rispetto e, che tu sia nobile o meno, te la meriti.》

    Parole che uscirono spontanee dalla bocca rosea della bionda, la quale non potè non adocchiare, nonostante la poca luce disponibile a causa della notte, quel rossore che le imporporì le guance.
    Quasi si mise a ridere confrontandola con le altre donne della Città dei Cieli, due antipodi.
    Ma non poteva ancora giudicarla nel totale, in fondo erano solo passati pochi minuti dall'inizio della discussione.
    Bisognava possedere pazienza per uno studio accurato della persona.
    La stessa persona che, probabilmente preoccupata, le avanzò una domanda che confuse non poco Alia.

    《... non credo di conoscere alcun "Brahim", mi dispiace.》

    Quasi le schizzarono fuori le orbite nel pronunciare quel nome, a quanto pare era così importante quella persona - a sua detta suo fratello - da cambiare totalmente atteggiamento in uno più "impulsivo", se così era definibile.
    Anzi, dai gesti che stava facendo era fin troppo palese quanto questa persona fosse importante nella vita di codesta donna.
    Alla fine, Alia era pur sempre una viaggiatrice, errava di continente in continente, da nazione a nazione, quindi spesso le capitava di avere uno o più incontri...
    Ma mai aveva sentito parlare di un certo "Brahim".

    《Se mi capiterà di sentir parlare di un certo "Brahim", verrò personalmente qui a riferirti.》

    Una cortesia era dovuta, e poi chissà quale possibile "ricompensa" avrebbe potuto avere in cambio.
    No, non le interessavano soldi, potere... roba da uomini di pover spirito.
    Ma l'uomo - e la donna - non rivelavano sempre tutto di sè e delle proprie origini, questo lo sapeva bene, magari in futuro avrebbe potuto "estorcere" qualche altra curiosità.
    Sempre per il bene della conoscenza.
    E anche da conferirle un sorriso nel riferirle qualche buona notizia, sempre se ne avesse avuta una, in futuro.
    In fondo, da come si stava presentando, dalla disponibilità per chiacchierare, stava soddisfando le aspettative che si era creata poco prima, raramente aveva potuto notare tanta cortesia in qualcuno.

    《Piacere di conoscerti, Dalilah e ti ringrazio per tanta disponibilità.》

    Disse con un lieve sorriso che le decorava il volto.
    Accettò, scuotendo la testa, di buon grado la proposta di spostarsi in un luogo più "comodo", quei gradini di certo non erano il massimo del comfort.
    Seguì la damigella per le vie della "città", sguisciando tra la miriade di persone che si muovevano in ogni direzione; non le fu difficile tenere d'occhio Dalilah, in fondo una chioma celestina come quella, in contrasto con l'abito rosso, non le conferiva una figura facilmente confondibile.
    Fu non troppa la distanza coperta a piedi dalle due ragazze, poichè in una stradina, probabilmente periferica, ella si fermò per poi voltarsi.
    Doveva aspettarsi una domanda del genere, e non era neanche la prima volta che la sentiva.
    Ma, se negli altri paesi era più consono visto che erano regni esistenti, Dalilah aveva tutte le ragioni del mondo per porle quel quesito.
    Musta’sim non godeva tutt'oggi di buona fama, sopratutto tra i maghi, ed era un regno ancora morto.
    Quel festival era solo l'inizio della sua rinascita.

    《Sarò breve e concisa.
    Non m'interessa della fama di cui gode Musta’sim: m'interessa sapere solo che regno era, è e, magari, che sarà, dalle tradizioni alla politica...》

    Dal prezioso sacco di tessuto che oramai portava sempre con sè sfilò, non completamente, un libro dalle fattezze antiche, ma che vecchio non era.

    《... Questa è un'enciclopedia che sto componendo personalmente riguardo ogni regno esistente, e ogni nazione ha una sua sezione, ricca d'informazioni.
    Preferirei tenere per me il motivo per cui la sto compilando, ma ti basta sapere questo.》

    Con tono deciso, affermò ciò riponendo il manuale all'interno, sfilando successivamente una penna e un taccuino.
    Poi, sfoggiando un candido sorriso, disse:

    《Se non hai altre domande, possiamo anche muoverci, io sono tutta orecchie.》
     
    Top
    .
  5. Dalilah di Musta'sim
     
    .

    User deleted


    Lo sconforto temporaneo che l'aveva colta, facendola crollare sullo scalino di legno, svanì rapidamente e le parole premurose di quella fanciulla dai capelli biondi munita di modi eleganti e raffinati riuscirono a risollevarle il morale.
    Non tutti sarebbero stati disposti a riferirle qualcosa riguardo suo fratello Brahim, disperso chissà dove da tempo immemore; probabilmente era stato ucciso o chissà cos'altro. Lei non poteva saperlo, ma nonostante tutto continuava a nutrire la speranza di poterlo ritrovare, un giorno.
    Il pensiero che qualcuno, da quel momento in avanti, si sarebbe preoccupato anche della sorte del suo adorato fratello la consolava in qualche modo, facendola sentire meno sola a questo mondo così ingiusto per certi versi.
    Forse le cose stavano davvero iniziando a girare per il verso giusto e lei doveva soltanto avere fede negli eventi, pregare affinché essi possano condurla tra le braccia dei suoi obiettivi.

    La forza interiore che si sprigionò al pensiero riuscì a guidare i suoi passi tra i viottoli dimenticati di una città fatta di macerie, lontana dal chiasso generale che si levava poco distante per via della manifestazione in corso: molte persone erano giunte proprio per omaggiare una ricorrenza rimasta nei cuori della gente a scapito della pessima reputazione del Regno che la celebrava e questo non poteva che rincuorarla, ma dal momento che le informazioni richieste da Alia esigevano una certa serietà e un ambiente appropriato per le spiegazioni, il clima festoso della celebrazione giocava a sfavore e per questo Dalilah continuò a svoltare a destra o a sinistra tra viuzze colme di resti delle abitazioni ormai fatiscenti fin quando non decise di arrestare la propria avanzata per chiedere spiegazioni in merito a tanta curiosità.

    Si sarebbe aspettata davvero di tutto, ma non ciò che udì.
    “Non m'interessa della fama di cui gode Musta’sim” le aveva appena detto Alia o se lo era semplicemente sognato? Sbattendo le palpebre per l'incredulità, rimase ad osservare la bionda con gli occhi letteralmente sgranati e la bocca appena dischiusa, mentre ascoltava ciò che l'altra aveva da dirle; era la prima volta in assoluto che qualcuno giungeva da lei per chiederle informazioni riguardo un Regno decaduto che tutti si rifiutavano anche solo di nominare, proprio a causa della pessima fama di cui aveva goduto in passato.
    Già riteneva un miracolo la buona riuscita della Festa delle Gemme, figurarsi! Quelle parole dette in maniera tanto schietta la lasciarono così basita che per diversi istanti Dalilah rimase a fissare senza capire davvero Alia, quasi avesse davanti una creatura mai vista prima d'ora.
    Soltanto quando si rese conto di essere rimasta imbambolata, e probabilmente con una faccia da triglia, davanti alla fanciulla dagli occhi rosati rinvenne e schiaffeggiandosi leggermente le gote con entrambe le mani in maniera simultanea, annuì con un lieve cenno del capo in direzione della sua interlocutrice.

    «Quindi... State compilando una specie di Enciclopedia mondiale, fantastico.
    E in questa Enciclopedia volete inserire anche Musta'sim?»

    Chiese, esterrefatta, sbattendo ripetutamente le palpebre per la sorpresa che quella notizia le aveva suscitato nel profondo del cuore: si sarebbe davvero aspettata di tutto, ma non una rivelazione di quel calibro. Era convinta che nessuno volesse più sentir parlare della sua terra natia, figurarsi scriverne le memorie o le tradizioni, la sua storia o la politica. Che fosse un segno del destino anche quella conversazione, quella richiesta di informazioni? Nell'istante in cui Dalilah realizzò quanto grande fosse la portata dell'operato di Alia si ritrovò a sorridere con gli occhi illuminati di una luce nuova, speranzosa.
    Lasciando dunque ricadere le mani lungo i fianchi, annuì nuovamente e con voce colma di una gioia indescrivibile a parole, disse.

    «Grazie.
    La tua richiesta mi rende davvero molto felice... Non immagini nemmeno quanto!
    Ma ora seguimi, qui non possiamo di certo stare comode e parlare in piedi alla lunga diventa fastidioso.»

    Aggiunse con un pizzico di brio in più nella voce, facendo cenno alla bionda con la mano di seguirla nuovamente, mentre imboccava l'ennesimo viottolo che ben presto le condusse nei pressi di una zona boscosa, al centro della quale s'insinuava un viale in pietra levigata formato da vari pezzi di roccia pregiata incastrati tra di loro e trattenuti da un composto di calcestruzzo.
    Alcuni gradini leggermente incuneati verso il basso interrompevano momentaneamente l'andamento rettilineo del percorso, guidando coloro che decidevano di salirli verso la zona più fitta di quella boscaglia in balia dell'incuria.

    tumblr_oqg6wlSM8W1wpl5vfo1_1280



    Dalilah decise di fermarsi proprio nei pressi di quella manciata di gradini freschi, prendendo posto su quello più basso con calma e cercando di non strappare il vestito rosso che indossava; portando le mani all'altezza dei glutei, guidò la gonna aderente dell'abito durante la discesa fin quando non si sedette e sistemando le gambe fasciate dalle calze bianche in modo da non lasciar trasparire scorci indecenti, posò le mani delicate sulle cosce.
    In tutto questo, indicò ad Alia un posticino accanto a sé con un cenno del capo e un sorriso gentile dipinto sulle labbra, quindi le disse.

    «Prego, prendi posto accanto a me... Qui staremo tranquille e potremo parlare di tutto ciò che desideri. Non esitare a domandarmi qualsiasi cosa, sono a tua completa disposizione.»

    Aggiunse con cordialità, inclinando appena il capo di lato in attesa di un qualsivoglia quesito riguardante la sua terra natia; avrebbe potuto tempestare di domande la sconosciuta che l'aveva avvicinata con il chiaro intento di estrapolarle informazioni importanti sul suo Regno, ma alla resa dei conti non ci avrebbe ricavato nulla di buono nel farlo.
    Così come non ci avrebbe ricavato nulla nel chiederle il perché di quella strana intenzione riguardante la compilazione di un'enciclopedia o spingerla a mostrarle il contenuto del libro che le aveva mostrato; semplicemente riteneva non fossero fatti suoi, così come a tanti non era mai interessata la sorte di suo fratello o della propria. Ognuno aveva i propri sogni, i progetti, le ambizioni che sicuramente molti altri non sarebbero riusciti a comprendere, fraintendendo e deridendo senza remora. Preferiva essere d'aiuto, se possibile, senza fare troppe domande o immischiarsi in questioni che non la riguardavano.
    Con l'animo tranquillo e il desiderio di ascoltare e di spiegare, attese.
     
    Top
    .
  6.  
    .
    Avatar

    Player

    Group
    Supporto
    Posts
    92
    Location
    Regno d'Atermyra

    Status
    Offline
    Durante il suo cammino alla ricerca di un posto tranquillo, palesemente distante e sconosciuto all'Atermyrana, ripensò al comportamento che Dalilah aveva assunto agli inizi della conversazione.
    Ricordava ancora il nome di quel ragazzo, nonchè suo fratello: "Brahim".
    Non poteva capire molto il dolore o la preoccupazione nel non vedere e non sapere alcuna notizia riguardo al sangue del proprio sangue, colui che probabilmente aveva trascorso gran parte della sua vita con lei... era una e sola primogenita, trattata come una piccola principessa dal padre ma subito come guerriera emancipata dalla madre.
    Sempre risultata eccellente, mai aveva avuto delusioni o problematiche con la gente, tanto meno con qualcuno di così importante come un fratello.
    Il nome risuonava come un eco nella propria testa, sentiva che poteva benissimo permettersi il compito di cercarlo.
    Alla fine, ella viaggiava, poteva acquisire diverse informazioni senza problemi.
    Sentiva come se il mondo l'avrebbe, magari, ripagata di un gesto così piccolo... anche se le probabilità di ottenere qualche notizia riguardo lo scomparso era piuttosto complicato.
    Sentiva il rumore coordinato dei passi durante la propria immersione nel proprio subconscio, tutto prima che Dalilah interrompesse quel piccolo pellegrinaggio per porle una domanda piuttosto banale, ma comprensibile per qualcuno nato e cresciuto in un regno tanto disprezzato come Musta’sim.
    Assunse un'espressione mista tra il confuso e divertito nell'osservare quella che era la reazione della celestina; un sopracciglio s'inarco, una mano si posò delicatamente sul fianco, ricoperto da quel velo marroncino, scostando il lungo mantello che le copriva la parte posteriore, mentre l'altro braccio si lasciava andare morbido lungo il busto.
    Era così strano udire una risposta del genere? Le sembrava di aver confessato un reato, rivelato un segreto nazionale, ma così non era.
    Quasi ironicamente, si rivolse alla giovane fanciulla, muovendo l'unica mano libera, indicandole un movimento di chiusura della mandibola.

    《Chiudi la bocca, ci entreranno le mosche.》

    Quella scena non le provocava altro che un leggero riso, il quale rendeva il suo volto molto più solare del solito.

    《Ovviamente, sono intenzionata ad introdurre anche Musta’sim, o non sarei qui a parlarne.》

    Le parve quasi stupida un'affermazione così, non si sarebbe posta come una sentinella in una sua zona di passaggio se non ne aveva il bisogno.
    Grazie.
    "La tua richiesta mi rende davvero molto felice... Non immagini nemmeno quanto!" fece cambiare l'espressione di Alia in una di totale confusione, davvero le interessava così tanto?
    Mai nessuno aveva reagito così.
    Ironia della sorte, entrambe erano stupite del comportamento e della reazione dell'altra.

    *Wow, chi se l'aspettava una reazione così.*

    Si ripetè nella mente, senza aggoungere altre parole.
    Annuì alla richiesta di continuare a seguirla verso la loro destinazione: allontanandosi dalla tendopoli che rappresentava Musta'sim, le due donzelle imboccarono una via composta prevalentemente da ciottoli, levigati per rendere la camminata meno fastidiosa; una lunga strada rettilinea, molto meno illuminata rispetto al punto da lui eran partite, che ai lati offriva una fitta boscaglia, per nulla illuminata a causa dell'oscurità offerta dalla notte, rotta solamente dal corpo celeste che, ogni sera, faceva la sua comparsa.
    La luna era piena, offriva uno spettacolo tenebroso e magnifico, sublime, del paesaggio.
    Non era fondamentale, l'importante era vedere il volto giovanile e dolce della donna, osservarla negli occhi, mescolando il proprio rosa a quel blu intenso che ricordava il mare, la magnifica distesa d'acqua salata che, immensa, ammaliava gli occhi dei più piccoli e dei più longevi.
    Ogni passo di Alia era lento, osservava quella zona semplice ma splendida, mentre avanti a sè si faceva strada una scalinata che portava chissà a quale zona.
    Dalilah si trovava esattamente davanti a lei, la osservò mentre si sedeva sui gradini di pietra, sistemando il lungo vestito cremisi che esaltava la sua figura così femminile.
    Fece anche Alia lo stesso, prendendo posto nello stesso punto indicato da lei e posando esattamente affianco quel sacco anti-estetico che soleva portarsi, ma di cui aveva bisogno.
    Ignorando, apparentemente, le parole di Dalilah, aprì lo stesso involucro di stoffa, cercando tra tanti oggetti - e qualche snack che conservava con cura nel caso le venisse un attacco di fame - quei fogli svolazzanti privi di scritte per segnare ciò che le aveva richiesto.
    Respirò quell'aria pura a pieni polmoni, mentre scrutava la zona attorno a sè: sentiva di tanto in tanto qualche verso, ovviamente di un animale notturno, il fruscio delle foglie verdi, mosse da una brezza serale rilassante e rinfrescante; segnò qualche parola chiave sulle pagine, tutto in maniera rapida.
    Solo terminato, finalmente, potè rivolgere tutta la propria figura e le proprie attenzioni alla donna dalla chioma celeste.

    《In realtà le mie intenzioni sono di ottenere qualsiasi nozione fondamentali riguardo Musta’sim, quali il paesaggio che lo circonda, la sua politica, i suoi rapporti, le sue tradizioni...》

    Sistemò diversi ciuffi dorati lungo l'orecchio, permettendo una migliore visuale e, magari, evitando che, durante la stesura degli appunti, questi non finissero lungo il proprio campo visivo.
    Nonostante fossero in un luogo così tranquillo e lontano, le luci e i rumori di festa erano ancora udibili, seppur non percepibili in maniera chiara, ma almeno era un buon segno della ottima riuscita dell'evento.
    Eventi così affascinanti non esistevano ad Atermyra: ricordava quando assistette al corteo dell'Amarisie, festività in onore della Dea venerata dalle proprie connazionali.
    "Quanta stupidaggine..." ripeteva sempre Alia: sacrificare e lodare per qualcuno di cui neanche erano certe dell'esistenza, ma cosa poteva aspettarsi, erano il classico esempio di "tutto muscoli, niente cervello", o almeno molte di loro eran così, la stessa madre in primis.
    La Festa delle Gemme, invece, aveva catturato la propria anima, una festa così allegra ma anche tanto libera, libera di esprimere le proprie idee in una gara, libera di ottenere quelle magnifiche gemme scarlatte come souvenir; l'unica cosa "bella" - ma non più di tanto - della festività nominata prima di Atermyra era il banchetto con gli stessi volatili che addestravano e cavalcavano.
    Un sospiro partì dalle labbra della giovane, non tanto per i pensieri avuti, ma per la stanchezza che, pian piano, si faceva sentire.
    Nonostante errasse per luoghi e zone diverse, aveva un ciclo giornaliero regolare, e il sonno era incluso in un periodo di otto ore, come consigliato.

    《Magari puoi iniziare dal raccontarmi riguardo questa festività e del perchè delle gemme, così da iniziare la discussione.》

    Mani ferme, sguardo concentrato, orecchie aperte: mancavano solo le parole di Dalilah, che presto avrebbero rotto quel piccolo silenzio - eliminando leggeri rumori di sottofondo - che caratterizzava la zona.
     
    Top
    .
  7. Dalilah di Musta'sim
     
    .

    User deleted


    «La Festa delle Gemme...»

    Mormorò in un sospiro labile, facendo eco alle parole di Alia senza farci realmente caso.
    Portandosi una mano al viso, posò il palmo tiepido sulla gota mentre lo sguardo azzurro si perdeva in un punto indefinito davanti a sé, tra l'oscurità e la strada ciottolosa.
    Aveva davvero tante cose da raccontare al riguardo, ne avrebbe potuto parlare per ore, ma se non avesse iniziato quanto prima di sicuro non avrebbe mai concluso nemmeno una parte del discorso, ragion per cui sospirò nuovamente e prese a parlare in preda ad una lieve trance che la sospinse lontana, a giorni di cui aveva dimenticato l'esistenza.

    «La Festa delle Gemme risale al fondatore di Musta'sim, Brahim I.
    Egli fece incastonare sulla sua corona alcune pietre di granato rosso per onorare lo spirito combattivo ed eroico che a lungo lo aveva contraddistinto, rendendolo guida di un popolo intero. La sua gente, ammaliata dalla figura del regnante, seguì il suo esempio alla lettera e ben presto tutti i sudditi entrarono in possesso di una pietra scarlatta personalizzata.»

    Tacque per un istante, meditando sul filo logico che potesse collegare una pietra rossa ad un simbolo distintivo per un intero Regno. Ciò che lei dava ovviamente per scontato probabilmente non lo era per la persona che l'ascoltava e fu così che, riflettendoci su attentamente, riprese il discorso facendo le dovute precisazioni.

    «Si dice che il granato rosso sia considerata la pietra degli eroi, dedicata a coloro che sono in grado di sopportare dure prove per dimostrare il loro coraggio, infatti il granato ha un aspetto insignificante quando è grezzo, ma diventa luminoso se lavorato, dunque rappresenta una metafora della trasformazione e della crescita dell’individuo. Durante le guerre, si usava incastonare il granato sugli scudi e sull’impugnatura delle spade come protezione.
    Il nostro fondatore decise di perpetrare questa tradizione anche al termine della guerra di conquista, poiché i popoli antichi associavano il granato al sangue. La popolazione di Musta'sim era solita chiamarlo il sangue della terra e lo considerava responsabile della fertilità del suolo e della ricchezza della vegetazione.
    Altre fonti rivelano che il granato sia una pietra che risplende al buio e dona luce e speranza alle anime che si trovano nell’oscurità e Brahim I, reputandosi il portatore della Luce della Speranza, decise di ampliare la tradizione delle gemme anche alla quotidianità, convinto del fatto che così facendo la luce della prosperità e del buon auspicio avrebbe sempre brillato sul suo Regno.
    Fu un gesto simbolico che donò grande speranza e gioia al nostro popolo per diversi secoli.»

    A quel punto Dalilah tacque nuovamente, abbassando per qualche minuto lo sguardo e con esso anche la mano che fino a quel momento era rimasta posata sulla guancia ora calda: tanti pensieri e ricordi le avevano affollato la mente, tutti belli e al contempo dolorosi.
    Se conosceva così tanti dettagli riguardanti la storia del suo paese lo doveva principalmente a Dunya ed Isaac, coloro che per lei erano stati al pari di fratelli durante la sua infanzia. Erano stati proprio loro a raccontare a lei e a Brahim i dettagli della storia del Regno, convinti del fatto che tutti dovessero conoscere l'incredibile valore del fondatore di Musta'sim.
    Un sorriso amaro le increspò le labbra; un nodo fastidioso le strinse il cuore, mentre il viso infantile di Dunya le appariva davanti al volto, risoluto e attento, mentre spiegava i dettagli sulla storia di Musta'sim. Quanto le mancava, la sua amata sorellastra...
    Liberando un sospiro interiore, riprese con voce avvolta da un velo di profonda tristezza e lo sguardo perso verso il pavimento ciottoloso.

    «La festività è venuta col tempo, non è presente una data di inizio specifica o un anno particolare. Inizialmente la popolazione di Musta'sim si raggruppava nelle piazze principali durante il periodo primaverile e durante questi incontri tutti conversavano e confrontavano le gemme in possesso con spirito gioioso e tranquillo... Dagli incontri organizzati si passò ad una specie di ritrovo annuale che divenne infine una celebrazione ufficiale con tanto di data prestabilita.
    La data è arbitraria, solitamente coincide con il termine delle spedizioni dei minatori nelle miniere, così tutti possono festeggiare e vendere le proprie gemme.
    C'è chi le espone soltanto, chi desidera acquistarne di nuove per la persona amata o per i figli venturi, chi invece le vende dopo averle estratte dalle miniere. Col passare degli anni si sono aggiunte celebrazioni secondarie, rappresentazioni teatrali o piccoli concerti... Quella che inizialmente era una riunione di popolani finì col divenire una celebrazione riconosciuta in tutto il mondo. Ma come tutte le cose belle, anche quella conobbe la fine con la caduta di Musta'sim..»

    Il peso che gravava sul suo cuore poco prima aumentò a dismisura, tramutandosi in un macigno difficile da sostenere e rovente nel petto. Portandosi una mano all'altezza del cuore, prese un bel respiro, ripensando a come la città fosse stata ridotta in macerie per volere di Mogamett.
    La sua amata città, il suo amato Regno... La sua intera vita era stata fatta a pezzi da una sola persona. Scuotendo appena il capo, chiese.

    «Hai qualche domanda specifica per quanto riguarda la Festa delle Gemme? Qualche curiosità particolare che vorresti soddisfare... O preferisci passare al prossimo argomento? Chiedi pure e io risponderò nel modo più esauriente possibile.»
     
    Top
    .
  8.  
    .
    Avatar

    Player

    Group
    Supporto
    Posts
    92
    Location
    Regno d'Atermyra

    Status
    Offline
    La prima cosa che Alia potè notare nello sguardo, intenso e immerso nei propri pensieri, della giovane di Musta’sim fu proprio la passione per la propria patria, raccontando per filo e per segno qualsiasi caratteristica le passasse per la testa, dalla storia della festività al motivo per cui le gemme costituivano una così grande importanza, fino ad arrivare alle curiosità più disparate.
    Rispetto a tanti giovani e anziani che aveva potuto incontrare, la fanciulla risultava tra i pochi che le apriva un mondo di cultura così vasto in una maniera tanto egregia ed emozionante.
    Non le parve per nulla un peso rispondere a delle domande che, in realtà, avrebbero creato noia negli animi della gente.
    Già quando mise piede sul suolo della nazione oramai rasa al suolo - ma in procinto di rinascere - potè respirare un'aura di festa particolare, a dir poco strana trattandosi di un evento appartenente ad un popolo oramai "estinto".
    Il desiderio di rimettersi in gioco era alto, cosa che conquistò l'approvazione della biondina.
    Aggiungere addirittura curiosità scientifiche riguardo la pietra scarlatta che tanto rappresentava quel popolo avrebbe reso ancor più interessante l'enciclopedia che con tanto amore stava portando avanti.
    Un gesto definibile materialista, certo, ma oramai era diventata una mera tradizione, un amuleto che rappresentava ogni essere dalla chioma turchese.
    Le fu abbastanza complicato osservare le reazioni, i movimenti facciali, fondamentali in qualsiasi discussione e relazione sociale, ma almeno la grande e magnifica luna permetteva quella leggera penombra utile almeno ad incrociare gli sguardi di due esseri viventi; sembrava avere molto a cuore la nazione, ed era comprensibile essendo una dei pochi superstiti: non poteva essere altro che una "purosangu" di Musta’sim, i tratti erano inconfondibili.
    Non dovette, fortunatamente, segnare tutto, diversi elementi eran stati notati in precedenza, grazie alla propria partecipazione al festival e, successivamente, all'acquisto di una di quelle gemme tanto amate dal colore tanto forte e ipnotico.
    Quella pietra catturava gli sguardi esterni, era così splendente e affascinante che difficilmente qualcuno avrebbe resistito dal comprarne una.

    《Diverse cose mi è stato possibile osservare durante la giornata, sono rimasta particolarmente colpita da questo evento, e non solo perchè fosse originario di una nazione distrutta anni fa.》

    Intervenne così nella discussione, lasciando intuire come le spiegazioni fossero state particolarmente esaustive; insomma, si stava convincendo sempre più che quella fanciulla fosse una fonte d'oro, così disposta a fornire informazioni e così completa nel darle.
    Cosa mai poteva chiedere di più.
    Tuttavia il suo compito non era di certo terminato, sarebbe durato ancora per molto.
    Prima di continuare con quella specie d'interrogatorio, Alia portò una mano tranquillamente all'interno della sacca, afferrando un altro sacchettino di velo, il quale conteneva la pietra tanto discussa in quel momento.

    《Non sono amante di certe cose tanto frivole, devo ammetterlo, ma apprezzo la raffinatezza di questa pietra preziosa.
    Avevo intenzione d'incastonarla, e con questo racconto ho ancora più voglia di farlo.》

    Quando qualcosa era evidentemente apprezzabile, era giusto farlo notare, senza troppi complimenti smielati, ma neanche con futile freddezza.
    Sfortunatamente, non credette che ciò sarebbe bastato per far levare la sua mano dal livello del cuore, qualcosa l'aveva evidentemente turbata, anche se Alia non era di certo l'elemento migliore nella consolazione; consigli buoni o cattivi era disposta a darli, ma di certo non era il tipo da dispensare affetto al primo passante - e neanche all'ultimo.

    《Tornando a noi... credo di aver abbastanza materiale per trattare di questa festività, non ho bisogno di altro, ma c'è altro di cui parlare.》

    Sentenziò lasciando un attimo di pausa tra una frase e l'altra.
    L'aria che si respirava in quella zona era così fresca; di tanto in tanto un vento leggero attraversava il territorio, scontrandosi con i corpi solidi, smuovendo le due chiome dai colori così opposti, colore del sole e del cielo.
    Portò pollice e indice sul mento, riflettendo su cosa potesse chiedere per prima - magari discutendo qualche informazione, senza obbligo di domanda, sarebbe spuntata fuori.

    《È un po' complicato parlare di una terra in procinto di risorgere ma sei in grado di trattare della politica adottata dal regno? Magari sia quella passata, che quella attuale, o perlopiù quella che ha intenzione di attuare.》
     
    Top
    .
  9. Dalilah di Musta'sim
     
    .

    User deleted


    Il peso che le gravava sul cuore svanì in buona parte quando, grazie ad un bagliore lunare filtrato tra le fronde degli alberi che costeggiavano il vialetto lungo il quale le due erano comodamente sedute per conversare, la gemma che Alia aveva acquistato s'illuminò attraverso il sacchetto velato che reggeva tra le dita affusolate della mano pallida.
    Un sorriso conciliante sorse sulle labbra rosee di Dalilah, la quale si ritrovò ad annuire lieta per l'acquisto effettuato dalla sua interlocutrice; volendo inoltre augurare a colei che tanto le stava domandando la migliore delle sorti le disse, indicando con la punta dell'indice proprio la pietra acquistata.

    «Che la pietra di Musta'sim ti conferisca il coraggio e la buona sorte che meriti.
    Che la tua vita possa essere all'insegna dell'abbondanza e della buona salute.»

    Con quelle parole si sentì immediatamente stranamente sollevata a propria volta, eppure ne fu felice perché la pietra che portava al collo l'aveva sempre aiutata nei momenti peggiori della sua vita; per quanto molti potessero non credere agli effetti benefici del granato lei aveva sempre confidato nella forza delle pietre rosse ed era stata giustamente ripagata per la fiducia riposta in esse.
    A gettarla nuovamente in un baratro oscuro fu la domanda successiva di Alia, corretta dal suo punto di vista ma difficile per la turchina stessa, che a lungo aveva meditato sul da farsi.
    Tra l'altro risultava difficile per Dalilah risultare allegra e spensierata, quando ripensava alla propria terra e alla sua disfatta per mano di Mogamett. Certo, una buona fetta di colpa l'avevano avuta i sovrani che, per manie di grandezza, si erano ridotti a schiavizzare i maghi. Ma dall'altra parte anche Mogamett stesso aveva avuto la sua buona parte di colpevolezza con la strage di tutta la popolazione e del Regno in sé. Nessuna delle due fazioni poteva dirsi completamente esente da questo martirio spettato ad un popolo che, in fin dei conti, viveva la propria esistenza credendo di essere in pace come tutti gli altri.
    Questa forse era una delle pecche più grandi che Musta'sim aveva vissuto sulla propria pelle, finendo in macerie a causa di tutta una serie di eventi funesti che l'avevano condotta alla sua completa distruzione e Dalilah, da superstite, si sentiva come privata di una parte di cuore che ora voleva ricostruire da zero per dare nuovo lustro ad un paese sbeffeggiato per troppo tempo dalle altre nazioni. L'avrebbe ricostruito dal nulla, il suo amato Regno, ma gli avrebbe conferito una connotazione più libera e umana dal punto di vista gerarchico e politico.
    Non era mai stata favorevole allo schiavismo e ne era divenuta ferma oppositrice nel momento in cui suo fratello Brahim era stato venduto ad uno schiavista per un sacchetto di monete d'oro, quindi di commettere lo stesso errore di colui che l'aveva messa al mondo non se ne parlava minimamente.
    Quella sequela di pensieri e meditazioni la condussero dunque ad una risposta che le costò molto da una parte, ma che dall'altra l'avrebbe convinta ancor di più a perorare la sua causa.

    «Musta'sim è tristemente conosciuta come la terra in cui i maghi venivano schiavizzati.
    Nato inizialmente come regno aperto a tutti, col trascorrere degli anni e il continuo cambio generazionale divenne un piccolo bijou all'avanguardia, sempre in cima alla classifica in campo tecnologico e rivoluzionario.
    Ma.
    Perché c'è un ma in questa triste storia... Il desiderio di primeggiare su tutto e tutti e il bisogno di essere circondati da ricchezza e abbondanza costanti obnubilarono il raziocinio dei Regnanti che, colti dal terrore cieco di rimanere indietro rispetto agli altri per la penuria di cibo che ad un tratto iniziò a farsi insistente a causa delle condizioni climatiche sfavorevoli, votarono la propria causa allo sfruttamento intensivo del potere magico di cui i maghi erano a disposizione.
    Il Regno conobbe conseguentemente un nuovo periodo di splendore e ricchezza a scapito dei maghi che, sfruttati fino all'esaurimento, morivano come mosche nei campi della periferia o nei laboratori ove si studiavano nuove tecniche di coltivazione, trasporto, innovazione in qualsiasi campo possa venire in mente.
    Uno di loro, Matal Mogamett, insofferente a quella situazione così tragica che coinvolgeva da vicino sé stesso e tutti i suoi simili, decise di ribellarsi al volere dei Regnanti di Musta'sim, guidando una ribellione che finì nel sangue. Quel giorno il Regno cadde e con esso quasi la totalità della popolazione, regnanti compresi, eccezion fatta per Dunya, Isaac e... Me e Brahim, mio fratello. Riuscimmo a fuggire grazie a mia madre, la quale si sacrificò per garantirci una via di fuga e soltanto in seguito scoprimmo che della nostra terra natia non erano rimaste che macerie fumanti.
    Quel giorno compresi che la schiavitù era la pratica più errata esistente al mondo e se molti continuavano a farne abuso un giorno sarebbero finiti proprio come Musta'sim.»

    A quel punto Dalilah si prese qualche istante per meditare ed elaborare la seconda parte di una risposta che richiedeva attenzione e profonda valutazione.
    Quale sarebbe potuta essere la politica più corretta da adottare per un Regno che aveva conosciuto la fine proprio a causa della schiavitù? Di risposte poteva sfornarne quante ne voleva, ma soltanto una sarebbe risultata corretta e quella risposta che pian piano stava prendendo forma nella sua mente fu quella che poi espose con tono tranquillo e al contempo speranzoso.

    «Vorrei fondare una Diarchia Parlamentare.
    Due regnanti che regnano, ma non governano.
    Due Regnanti che si preoccupano di salvaguardare la sicurezza del popolo ogni singolo giorno.
    A governare ci penserà un governo che si riunirà in una sala comune setta Parlamento, ove si studieranno le leggi da emanare e approvare. A capo di questo governo presiederà un Primo Ministro scelto dal popolo. Vi saranno poi due gruppi a confrontarsi: nobili e popolazione. Assieme troveranno l'opzione migliore per le leggi che verranno stilate, approvate ed emanate.
    La schiavitù sarà assolutamente bandita e punita severamente onde perpetrata. Non voglio veder crollare nuovamente Musta'sim a causa di qualche idiozia o sconsideratezza.
    Questo Regno deve divenire la Terra delle Seconde Opportunità.
    Una terra dove chiunque possa ripartire da zero e riscattarsi dal proprio passato in catene, diventando qualcuno. Sarà la Terra dell'Accoglienza, ma non della Tolleranza verso i criminali.
    Questo verrà specificato.. Non ci tengo a vedere Musta'sim come il carcere internazionale, sia chiaro. Deve divenire un luogo pacifico ove tutti collaborano attivamente per lo sviluppo e il benessere generale. Deve crearsi un concetto di cooperazione, non di sfruttamento.
    Questo è il mio sogno per Musta'sim.»

    Affermò infine con gli occhi illuminati da un bagliore vivido, una fiamma speranzosa che ardeva nel suo sguardo e nel suo cuore contemporaneamente: desiderava soltanto il meglio per la sua terra natia, dopo tutte le tragedie a cui aveva dovuto assistere e alla strage che i maghi avevano provocato sotto la guida di Mogamett.
    Volgendo dunque lo sguardo in direzione del vialetto, prese un bel respiro nel momento in cui la brezza spirò leggera, agitando appena i capelli turchini, quindi chiese.

    «Altre domande?»
     
    Top
    .
  10.  
    .
    Avatar

    Player

    Group
    Supporto
    Posts
    92
    Location
    Regno d'Atermyra

    Status
    Offline
    Gli abitanti di Musta’sim tenevano a cuore la sola figura di quelle pietre scarlatte, come se avessero un ruolo scaramantico.
    Erano preziose, sacre, e la stessa fanciulla dalla chioma turchese "benedì" quella pietra che, non curante della grande importanza che rivestiva, aveva acquistato come uno dei tanti souvenirs.
    Non era mai stata una che si affidava alle parole benedette di una persona, le trovava piuttosto futili, se non insensate e prive di fondamento, ma nutriva un certo rispetto per quella nativa del regno.
    Sicuramente, la prima cosa che Alia aveva intenzione di fare appena abbandonata quella terra in procinto di risorgere era recarsi da un fabbro e incastonarla su qualche oggetto di bigiotteria in proprio possesso.
    O magari sulla sciabola, ottimo visto che rappresentava il colore del sangue.
    Ripose la pietra, ancora avvolta dal sacchetto semi-trasparente, nel proprio bagaglio, apprezzando quello che era un candido sorriso dipinto sulle labbra rosee della celestina.

    《Ti ringrazio per queste belle parole.》

    Disse con un sorriso lieve sul volto, seguito da un cenno della testa verso il basso, segno di un inchino.
    Tuttavia, per il momento, queste frivolezze non dovevano risultare di grande importanza, i racconti di Dalilah erano decisamente più interessanti e fondamentali per il proprio libro.
    Conosceva in maniera generale la storia passata del regno e di come fosse decaduto a causa della ribellione dei maghi, capitanata da colui che poi fondò Magnostadt, Magal Mogamett.
    Ma erano informazioni superficiali, fin troppo generali, e il racconto della donna era così ricco di emozioni che l'atmosfera attorno alle due si era fatta pesante: il concetto di "schiavismo" non aveva mai portato a nulla di buono.

    《Lo schiavo non è altro che un possedimento di una personalità debole e facilmente sopprimibile.》

    Si era permessa di interferire nel racconto con quell'affermazione, non aveva mai compreso il motivo di dover sottomettere con conseguenze disumane qualcuno che, di per sè, non aveva fatto nulla di male.
    I Fanalis, in particolare, erano coloro che venivano cacciati come bestie solo per il puro piacere di averli come animaletti da compagnia.
    Uomini e donne dotati di capacità fisiche al di fuori della norma, e nonostante ciò sottomessi da due o tre incapaci che, chissà come, riuscivano ad ottenere consensi da ogni dove.
    Scosse la testa, non poteva credere che un regno fosse caduto a causa di ciò.

    *Dovevano avere dei regnanti parecchio inetti...*

    Disse tra sè e sè, era ciò che pensò in quel momento: far cadere in maniera definitiva un regno a causa dello sfruttamento fino alla morte dei maghi era davvero inconcepibile.
    Solo una persona dotata di capacità sia fisiche che mentali, carismatico e saggio, doveva regnare su un paese.
    Ma, in fondo, erano idee di una comune viaggiatrice, nessuno, per il momento, le avrebbe dato retta.
    Ecco perchè, da un lato, è facile comandare un popolo, essendo costituito spesso da menti malleabili e controllabili con la pura arte della retorica, insieme allo stesso carisma del soggetto.
    Fortunatamente, al termine del racconto riguardo la caduta di Musta’sim, partì il discorso sui progetti per la sua rinascita.
    La ragazza aveva le idee chiare, oltre che un grande attaccamento nei confronti della propria terra natia, cosa che, ad esempio, Alia non possedeva.
    Era una fanciulla ammirabile, per quel che aveva potuto osservare.
    Idee chiare e un progetto degno di nota, stava facendo passi da gigante.
    Ma... era davvero capace di poter realizzare quel sogno?
    In fondo, Musta’sim era ancora un cumulo di macerie, doveva tenere d'occhio la politica interna, e scontrarsi, magari, con altri stati che potrebbero interferire.
    Era capace di regnare, sopratutto?
    Una brezza notturna scostò i fili dorati che incorniciavano il volto femminile di lei, mentre gli occhi ametista ora puntavano dritro in quelli color oceano della ragazza.

    《Credi di essere in grado di poter ricreare e governare su un regno?
    O hai intenzione di affidare il tutto nelle mani di altri, dopo esser riuscita a risollevare questo popolo dalle macerie?》

    Le dita colpivano a ritmo il blocco note, in un ritmo armonico, senza mai fermarsi.
    Il rumore si univa a quello della natura, oltre che al rumore della musica, seppur distante dal luogo in cui si trovavano.

    《Sei abbastanza determinata e forte da poter contrastare tutti gli oppositori?
    O hai un briciolo di paura?》

    Quelle che potevano sembrare provocazioni, non erano altro che un metodo per testare, seppur in maniera semplice e generale, il carattere della donna.
    Era fin troppo interessata a quella situazione, ora.
    Gli occhi si eran assottigliati, le labbra inarcate in un sorriso beffardo, in attesa di quella che poteva essere la risposta, buona o meno, di Dalilah.
     
    Top
    .
9 replies since 17/5/2017, 12:23   51 views
  Share  
.