Incontro di Menti Affini

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  1. Dalilah di Musta'sim
     
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    Era sul punto di saltare, ormai china sul gradino per prendere lo slancio che le avrebbe consentito di raggiungere il suo con un balzo più o meno fortunato, a seconda del caso, quando sentì una voce.
    Giusto in tempo si fermò, prima di scivolare in avanti di busto e finire al suolo di mento, spaccandosi come minimo mezza faccia, e recuperando l'equilibrio che per qualche istante le fece sudare davvero freddo, Dalilah si voltò a guardare la giovane dai capelli biondi che nel frattempo le si era rivolta.
    La vide dunque ergersi finalmente in posizione eretta, esibendo un fisico davvero invidiabile coperto da una veste perlopiù trasparente. Capelli biondissimi e occhi rosati, una fanciulla di Artemyra. “Lì le donne sono famose per il loro ruolo dominante... Quasi quasi invidio questa fanciulla, anche se non so niente di lei” ebbe modo di pensare, volgendo il proprio di corpo fasciato dall'abito e dalle calze bianche in direzione della giovane che sembrava alquanto desiderosa di interloquire con lei.
    Chissà perché necessitava proprio di lei, forse era accaduto qualcosa a qualcuno e i mercanti le avevano riferito di appellarsi a Seimei. “Meglio non fasciarsi la testa prima di rompersela” si disse, cercando una certa tranquillità interiore con molta fatica, data la grande apprensione che un evento così importante le suscitava.

    Disse di chiamarsi Alia e quel nome, nella mente di Dalilah, risuonò soave e dolce.
    Rimbalzava sul palato con delicatezza e nella sua fantasia galoppante lo associò ad una piuma candida e soffice al tatto, proprio come quelle che ricoprivano gli enormi uccelli del luogo da cui quasi sicuramente proveniva la giovane che le stava innanzi.
    Per un attimo si perse nelle sue elucubrazioni così leggere che sul suo volto apparve un'espressione placida e palesemente rilassata: le piaceva associare ai nomi un'immagine, in modo tale da poter rammentare facilmente anche i volti di coloro che portavano tali nomi.
    Quando finalmente scese dalle nuvole su cui fluttuava, Dalilah si rese conto del termine con cui si era descritta Alia, ossia “vagabonda”; lanciandole una rapida occhiata le sorse un dubbio atroce che iniziò a tormentarla a livello mentale: la giovane non sembrava così mal messa da poter essere paragonata ad un vagabondo qualunque, dunque colei che le stava innanzi girovagava per il mondo per perseguire uno scopo di cui era ancora all'oscuro.
    Seppur con difficoltà, ella cercò di non lasciar trapelare le sue ansie e i dubbi, ascoltando ciò che Alia aveva da dirle e si sorprese quando l'altra eseguì un inchino proprio davanti ai suoi occhi: troppa cortesia per una persona qualunque come lei, non se lo meritava affatto!
    Agitando rapidamente le mani sili dalle dita affusolate davanti a sé, s'affrettò a dire.

    «No no, vi prego! Non inchinatevi al mio cospetto, non sono nessuno e non dovete …»

    Si sentiva davvero in dovere di dirlo e non solo per l'inesperienza con simili gesti di riguardo nei propri confronti; per questo cercò in tutti i modi di dissimulare il forte imbarazzo che tinse le sue gote di una tonalità di rosa particolarmente vivido, in netto contrasto con la carnagione quasi lattea in quel periodo. Portandosi poi un arto al viso, posò il palmo sulla gota per tastare il calore che essa emanava dopo essersi surriscaldata, quando la bionda innanzi a sé le rivolse nuovamente la parola.
    Stavolta il tono di Alia divenne più deciso, diretto e per certi versi ...Confidenziale.
    Non seppe nemmeno il perché, ma Dalilah sentì il proprio cuore schizzare fino in gola, pulsando ad una velocità smisurata, mentre i battiti le riecheggiavano nelle orecchie e facevano vibrare le sue tempie in modo quasi fastidioso.

    «... È per mio fratello, non è vero? Tu hai per caso notizie di Brahim?»

    Furono le uniche parole che riuscì ad articolare, mentre la gola si faceva improvvisamente riarsa e la voce le diveniva labile come la fiamma tremula di una candela esposta ad una corrente d'aria.
    Portando dunque anche l'altro arto superiore al viso, si massaggiò con le dita tremanti le tempie pulsanti, mentre cercava di eseguire respiri profondi volti a richiamare indietro lacrime di paura e di trepidazione che nel frattanto erano andate ad accatastarsi sulle ciglia, rendendo la sua vista talmente confusa e appannata da renderla persino incerta sulle proprie gambe.
    Ci credeva davvero tanto, ci credeva con tutta l'anima, che quella giovane fosse giunta fin lì per comunicarle qualcosa a proposito del fratello che quando invece udì le sue parole si sentì mancare.

    Alla fine si ritrovò seduta sul gradino di legno, col viso tra le mani, mentre soffocava un singhiozzo.
    Già, non era possibile che qualcuno potesse darle notizie del fratello disperso da così tanti anni da un giorno all'altro, recuperandola proprio durante il Festival delle Gemme. Per quanto bello le fosse sembrato il solo pensiero, ora si sentiva una stupida completa e mentalmente si ripeteva che la sua stupidità fosse veramente senza limiti.
    “Ma come ho potuto anche solo credere che questa ragazza fosse venuta fin qui per parlarmi di mio fratello? È ovvio che non potrebbe farlo, da come mi sta parlando... Ha riconosciuto in me i tratti caratteristici di un appartenente al Regno di Musta'sim, nulla di più.” si disse mentalmente, grattando con le dita munite di lunghe unghie curate la cute appena sopra le tempie che ora non dolevano più.
    Un vuoto sordo si era infatti diffuso nel suo cuore, propagandosi a macchia d'olio fin nella sua anima; ancora una volta le sue speranze si erano infrante contro un muro costituito dalla cruda realtà. Prendendo dunque un bel respiro e deglutendo il nodo che aveva in gola, riuscì a recuperare il contegno perduto in fretta.
    Dunque posò le mani sulle ginocchia fasciate dalle calze bianche a trama fiorita, prese un bello slancio ed esibendo la sua espressione più cordiale e cortese, disse alla giovane dai capelli biondi dopo aver eseguito un elegante inchino.

    «Dalilah di Musta'sim, per servirti.
    Ti posso raccontare tutto ciò che vuoi, anzi mi farebbe molto piacere farlo... Che ne dici, Alia, ci spostiamo da qui? I gradini sul retro del palco non è definibile come luogo adatto a delle chiacchiere.»

    E così dicendo, tenendo al contempo gli occhi fissi in quelli della giovane di fronte a sé, sorrise.
    Subito dopo le passò accanto, indicandole con un cenno educato della mano di seguirla: aveva in mente un luogo perfetto, nel quale avrebbe potuto parlare in tutta tranquillità, lontana dal chiasso generato dalle celebrazioni in corso. Sebbene la luna fosse alta in cielo e le vie della città di macerie fossero gremite di gente proveniente da ogni angolo del pianeta, Dalilah riuscì a destreggiarsi tranquillamente tra la folla, cercando di non perdere mai Alia di vista e guidando la bionda per viottoli traversi di cui lei soltanto sembrava conoscere l'esistenza.
    Fortunatamente per entrambe, la periferia non era molto frequentata e giungere alla meta che la fanciulla dai capelli turchesi si era prefissa stava risultando essere alquanto semplice, ma prima di proseguire oltre Dalilah decise di fermarsi in prossimità di un vicolo apparentemente cieco e voltandosi verso Alia, chiese.

    «Posso farti una sola domanda? Come mai ti interessa sapere la storia di un Regno che per decenni ha goduto di una pessima fama a livello mondale?»

    Quella era una curiosità su cui voleva far luce, un cruccio che doveva dissipare e non si sarebbe mossa di un solo passo fin quando non avesse ricevuto risposta. Non lo stava facendo per cattiveria o risentimento nei confronti di Alia, ma la sua curiosità era davvero grande al riguardo e non poteva di certo nasconderlo. Mantenendo lo sguardo fisso in quello dell'altra fanciulla, attese.
     
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9 replies since 17/5/2017, 12:23   52 views
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