Incontro di Menti Affini

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  1. Dalilah di Musta'sim
     
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    Lo sconforto temporaneo che l'aveva colta, facendola crollare sullo scalino di legno, svanì rapidamente e le parole premurose di quella fanciulla dai capelli biondi munita di modi eleganti e raffinati riuscirono a risollevarle il morale.
    Non tutti sarebbero stati disposti a riferirle qualcosa riguardo suo fratello Brahim, disperso chissà dove da tempo immemore; probabilmente era stato ucciso o chissà cos'altro. Lei non poteva saperlo, ma nonostante tutto continuava a nutrire la speranza di poterlo ritrovare, un giorno.
    Il pensiero che qualcuno, da quel momento in avanti, si sarebbe preoccupato anche della sorte del suo adorato fratello la consolava in qualche modo, facendola sentire meno sola a questo mondo così ingiusto per certi versi.
    Forse le cose stavano davvero iniziando a girare per il verso giusto e lei doveva soltanto avere fede negli eventi, pregare affinché essi possano condurla tra le braccia dei suoi obiettivi.

    La forza interiore che si sprigionò al pensiero riuscì a guidare i suoi passi tra i viottoli dimenticati di una città fatta di macerie, lontana dal chiasso generale che si levava poco distante per via della manifestazione in corso: molte persone erano giunte proprio per omaggiare una ricorrenza rimasta nei cuori della gente a scapito della pessima reputazione del Regno che la celebrava e questo non poteva che rincuorarla, ma dal momento che le informazioni richieste da Alia esigevano una certa serietà e un ambiente appropriato per le spiegazioni, il clima festoso della celebrazione giocava a sfavore e per questo Dalilah continuò a svoltare a destra o a sinistra tra viuzze colme di resti delle abitazioni ormai fatiscenti fin quando non decise di arrestare la propria avanzata per chiedere spiegazioni in merito a tanta curiosità.

    Si sarebbe aspettata davvero di tutto, ma non ciò che udì.
    “Non m'interessa della fama di cui gode Musta’sim” le aveva appena detto Alia o se lo era semplicemente sognato? Sbattendo le palpebre per l'incredulità, rimase ad osservare la bionda con gli occhi letteralmente sgranati e la bocca appena dischiusa, mentre ascoltava ciò che l'altra aveva da dirle; era la prima volta in assoluto che qualcuno giungeva da lei per chiederle informazioni riguardo un Regno decaduto che tutti si rifiutavano anche solo di nominare, proprio a causa della pessima fama di cui aveva goduto in passato.
    Già riteneva un miracolo la buona riuscita della Festa delle Gemme, figurarsi! Quelle parole dette in maniera tanto schietta la lasciarono così basita che per diversi istanti Dalilah rimase a fissare senza capire davvero Alia, quasi avesse davanti una creatura mai vista prima d'ora.
    Soltanto quando si rese conto di essere rimasta imbambolata, e probabilmente con una faccia da triglia, davanti alla fanciulla dagli occhi rosati rinvenne e schiaffeggiandosi leggermente le gote con entrambe le mani in maniera simultanea, annuì con un lieve cenno del capo in direzione della sua interlocutrice.

    «Quindi... State compilando una specie di Enciclopedia mondiale, fantastico.
    E in questa Enciclopedia volete inserire anche Musta'sim?»

    Chiese, esterrefatta, sbattendo ripetutamente le palpebre per la sorpresa che quella notizia le aveva suscitato nel profondo del cuore: si sarebbe davvero aspettata di tutto, ma non una rivelazione di quel calibro. Era convinta che nessuno volesse più sentir parlare della sua terra natia, figurarsi scriverne le memorie o le tradizioni, la sua storia o la politica. Che fosse un segno del destino anche quella conversazione, quella richiesta di informazioni? Nell'istante in cui Dalilah realizzò quanto grande fosse la portata dell'operato di Alia si ritrovò a sorridere con gli occhi illuminati di una luce nuova, speranzosa.
    Lasciando dunque ricadere le mani lungo i fianchi, annuì nuovamente e con voce colma di una gioia indescrivibile a parole, disse.

    «Grazie.
    La tua richiesta mi rende davvero molto felice... Non immagini nemmeno quanto!
    Ma ora seguimi, qui non possiamo di certo stare comode e parlare in piedi alla lunga diventa fastidioso.»

    Aggiunse con un pizzico di brio in più nella voce, facendo cenno alla bionda con la mano di seguirla nuovamente, mentre imboccava l'ennesimo viottolo che ben presto le condusse nei pressi di una zona boscosa, al centro della quale s'insinuava un viale in pietra levigata formato da vari pezzi di roccia pregiata incastrati tra di loro e trattenuti da un composto di calcestruzzo.
    Alcuni gradini leggermente incuneati verso il basso interrompevano momentaneamente l'andamento rettilineo del percorso, guidando coloro che decidevano di salirli verso la zona più fitta di quella boscaglia in balia dell'incuria.

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    Dalilah decise di fermarsi proprio nei pressi di quella manciata di gradini freschi, prendendo posto su quello più basso con calma e cercando di non strappare il vestito rosso che indossava; portando le mani all'altezza dei glutei, guidò la gonna aderente dell'abito durante la discesa fin quando non si sedette e sistemando le gambe fasciate dalle calze bianche in modo da non lasciar trasparire scorci indecenti, posò le mani delicate sulle cosce.
    In tutto questo, indicò ad Alia un posticino accanto a sé con un cenno del capo e un sorriso gentile dipinto sulle labbra, quindi le disse.

    «Prego, prendi posto accanto a me... Qui staremo tranquille e potremo parlare di tutto ciò che desideri. Non esitare a domandarmi qualsiasi cosa, sono a tua completa disposizione.»

    Aggiunse con cordialità, inclinando appena il capo di lato in attesa di un qualsivoglia quesito riguardante la sua terra natia; avrebbe potuto tempestare di domande la sconosciuta che l'aveva avvicinata con il chiaro intento di estrapolarle informazioni importanti sul suo Regno, ma alla resa dei conti non ci avrebbe ricavato nulla di buono nel farlo.
    Così come non ci avrebbe ricavato nulla nel chiederle il perché di quella strana intenzione riguardante la compilazione di un'enciclopedia o spingerla a mostrarle il contenuto del libro che le aveva mostrato; semplicemente riteneva non fossero fatti suoi, così come a tanti non era mai interessata la sorte di suo fratello o della propria. Ognuno aveva i propri sogni, i progetti, le ambizioni che sicuramente molti altri non sarebbero riusciti a comprendere, fraintendendo e deridendo senza remora. Preferiva essere d'aiuto, se possibile, senza fare troppe domande o immischiarsi in questioni che non la riguardavano.
    Con l'animo tranquillo e il desiderio di ascoltare e di spiegare, attese.
     
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9 replies since 17/5/2017, 12:23   52 views
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