Incontro di Menti Affini

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  1. Alia Chandra
     
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    Regno d'Atermyra

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    Durante il suo cammino alla ricerca di un posto tranquillo, palesemente distante e sconosciuto all'Atermyrana, ripensò al comportamento che Dalilah aveva assunto agli inizi della conversazione.
    Ricordava ancora il nome di quel ragazzo, nonchè suo fratello: "Brahim".
    Non poteva capire molto il dolore o la preoccupazione nel non vedere e non sapere alcuna notizia riguardo al sangue del proprio sangue, colui che probabilmente aveva trascorso gran parte della sua vita con lei... era una e sola primogenita, trattata come una piccola principessa dal padre ma subito come guerriera emancipata dalla madre.
    Sempre risultata eccellente, mai aveva avuto delusioni o problematiche con la gente, tanto meno con qualcuno di così importante come un fratello.
    Il nome risuonava come un eco nella propria testa, sentiva che poteva benissimo permettersi il compito di cercarlo.
    Alla fine, ella viaggiava, poteva acquisire diverse informazioni senza problemi.
    Sentiva come se il mondo l'avrebbe, magari, ripagata di un gesto così piccolo... anche se le probabilità di ottenere qualche notizia riguardo lo scomparso era piuttosto complicato.
    Sentiva il rumore coordinato dei passi durante la propria immersione nel proprio subconscio, tutto prima che Dalilah interrompesse quel piccolo pellegrinaggio per porle una domanda piuttosto banale, ma comprensibile per qualcuno nato e cresciuto in un regno tanto disprezzato come Musta’sim.
    Assunse un'espressione mista tra il confuso e divertito nell'osservare quella che era la reazione della celestina; un sopracciglio s'inarco, una mano si posò delicatamente sul fianco, ricoperto da quel velo marroncino, scostando il lungo mantello che le copriva la parte posteriore, mentre l'altro braccio si lasciava andare morbido lungo il busto.
    Era così strano udire una risposta del genere? Le sembrava di aver confessato un reato, rivelato un segreto nazionale, ma così non era.
    Quasi ironicamente, si rivolse alla giovane fanciulla, muovendo l'unica mano libera, indicandole un movimento di chiusura della mandibola.

    《Chiudi la bocca, ci entreranno le mosche.》

    Quella scena non le provocava altro che un leggero riso, il quale rendeva il suo volto molto più solare del solito.

    《Ovviamente, sono intenzionata ad introdurre anche Musta’sim, o non sarei qui a parlarne.》

    Le parve quasi stupida un'affermazione così, non si sarebbe posta come una sentinella in una sua zona di passaggio se non ne aveva il bisogno.
    Grazie.
    "La tua richiesta mi rende davvero molto felice... Non immagini nemmeno quanto!" fece cambiare l'espressione di Alia in una di totale confusione, davvero le interessava così tanto?
    Mai nessuno aveva reagito così.
    Ironia della sorte, entrambe erano stupite del comportamento e della reazione dell'altra.

    *Wow, chi se l'aspettava una reazione così.*

    Si ripetè nella mente, senza aggoungere altre parole.
    Annuì alla richiesta di continuare a seguirla verso la loro destinazione: allontanandosi dalla tendopoli che rappresentava Musta'sim, le due donzelle imboccarono una via composta prevalentemente da ciottoli, levigati per rendere la camminata meno fastidiosa; una lunga strada rettilinea, molto meno illuminata rispetto al punto da lui eran partite, che ai lati offriva una fitta boscaglia, per nulla illuminata a causa dell'oscurità offerta dalla notte, rotta solamente dal corpo celeste che, ogni sera, faceva la sua comparsa.
    La luna era piena, offriva uno spettacolo tenebroso e magnifico, sublime, del paesaggio.
    Non era fondamentale, l'importante era vedere il volto giovanile e dolce della donna, osservarla negli occhi, mescolando il proprio rosa a quel blu intenso che ricordava il mare, la magnifica distesa d'acqua salata che, immensa, ammaliava gli occhi dei più piccoli e dei più longevi.
    Ogni passo di Alia era lento, osservava quella zona semplice ma splendida, mentre avanti a sè si faceva strada una scalinata che portava chissà a quale zona.
    Dalilah si trovava esattamente davanti a lei, la osservò mentre si sedeva sui gradini di pietra, sistemando il lungo vestito cremisi che esaltava la sua figura così femminile.
    Fece anche Alia lo stesso, prendendo posto nello stesso punto indicato da lei e posando esattamente affianco quel sacco anti-estetico che soleva portarsi, ma di cui aveva bisogno.
    Ignorando, apparentemente, le parole di Dalilah, aprì lo stesso involucro di stoffa, cercando tra tanti oggetti - e qualche snack che conservava con cura nel caso le venisse un attacco di fame - quei fogli svolazzanti privi di scritte per segnare ciò che le aveva richiesto.
    Respirò quell'aria pura a pieni polmoni, mentre scrutava la zona attorno a sè: sentiva di tanto in tanto qualche verso, ovviamente di un animale notturno, il fruscio delle foglie verdi, mosse da una brezza serale rilassante e rinfrescante; segnò qualche parola chiave sulle pagine, tutto in maniera rapida.
    Solo terminato, finalmente, potè rivolgere tutta la propria figura e le proprie attenzioni alla donna dalla chioma celeste.

    《In realtà le mie intenzioni sono di ottenere qualsiasi nozione fondamentali riguardo Musta’sim, quali il paesaggio che lo circonda, la sua politica, i suoi rapporti, le sue tradizioni...》

    Sistemò diversi ciuffi dorati lungo l'orecchio, permettendo una migliore visuale e, magari, evitando che, durante la stesura degli appunti, questi non finissero lungo il proprio campo visivo.
    Nonostante fossero in un luogo così tranquillo e lontano, le luci e i rumori di festa erano ancora udibili, seppur non percepibili in maniera chiara, ma almeno era un buon segno della ottima riuscita dell'evento.
    Eventi così affascinanti non esistevano ad Atermyra: ricordava quando assistette al corteo dell'Amarisie, festività in onore della Dea venerata dalle proprie connazionali.
    "Quanta stupidaggine..." ripeteva sempre Alia: sacrificare e lodare per qualcuno di cui neanche erano certe dell'esistenza, ma cosa poteva aspettarsi, erano il classico esempio di "tutto muscoli, niente cervello", o almeno molte di loro eran così, la stessa madre in primis.
    La Festa delle Gemme, invece, aveva catturato la propria anima, una festa così allegra ma anche tanto libera, libera di esprimere le proprie idee in una gara, libera di ottenere quelle magnifiche gemme scarlatte come souvenir; l'unica cosa "bella" - ma non più di tanto - della festività nominata prima di Atermyra era il banchetto con gli stessi volatili che addestravano e cavalcavano.
    Un sospiro partì dalle labbra della giovane, non tanto per i pensieri avuti, ma per la stanchezza che, pian piano, si faceva sentire.
    Nonostante errasse per luoghi e zone diverse, aveva un ciclo giornaliero regolare, e il sonno era incluso in un periodo di otto ore, come consigliato.

    《Magari puoi iniziare dal raccontarmi riguardo questa festività e del perchè delle gemme, così da iniziare la discussione.》

    Mani ferme, sguardo concentrato, orecchie aperte: mancavano solo le parole di Dalilah, che presto avrebbero rotto quel piccolo silenzio - eliminando leggeri rumori di sottofondo - che caratterizzava la zona.
     
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9 replies since 17/5/2017, 12:23   52 views
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