Incontro di Menti Affini

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  1. Dalilah di Musta'sim
     
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    Il peso che le gravava sul cuore svanì in buona parte quando, grazie ad un bagliore lunare filtrato tra le fronde degli alberi che costeggiavano il vialetto lungo il quale le due erano comodamente sedute per conversare, la gemma che Alia aveva acquistato s'illuminò attraverso il sacchetto velato che reggeva tra le dita affusolate della mano pallida.
    Un sorriso conciliante sorse sulle labbra rosee di Dalilah, la quale si ritrovò ad annuire lieta per l'acquisto effettuato dalla sua interlocutrice; volendo inoltre augurare a colei che tanto le stava domandando la migliore delle sorti le disse, indicando con la punta dell'indice proprio la pietra acquistata.

    «Che la pietra di Musta'sim ti conferisca il coraggio e la buona sorte che meriti.
    Che la tua vita possa essere all'insegna dell'abbondanza e della buona salute.»

    Con quelle parole si sentì immediatamente stranamente sollevata a propria volta, eppure ne fu felice perché la pietra che portava al collo l'aveva sempre aiutata nei momenti peggiori della sua vita; per quanto molti potessero non credere agli effetti benefici del granato lei aveva sempre confidato nella forza delle pietre rosse ed era stata giustamente ripagata per la fiducia riposta in esse.
    A gettarla nuovamente in un baratro oscuro fu la domanda successiva di Alia, corretta dal suo punto di vista ma difficile per la turchina stessa, che a lungo aveva meditato sul da farsi.
    Tra l'altro risultava difficile per Dalilah risultare allegra e spensierata, quando ripensava alla propria terra e alla sua disfatta per mano di Mogamett. Certo, una buona fetta di colpa l'avevano avuta i sovrani che, per manie di grandezza, si erano ridotti a schiavizzare i maghi. Ma dall'altra parte anche Mogamett stesso aveva avuto la sua buona parte di colpevolezza con la strage di tutta la popolazione e del Regno in sé. Nessuna delle due fazioni poteva dirsi completamente esente da questo martirio spettato ad un popolo che, in fin dei conti, viveva la propria esistenza credendo di essere in pace come tutti gli altri.
    Questa forse era una delle pecche più grandi che Musta'sim aveva vissuto sulla propria pelle, finendo in macerie a causa di tutta una serie di eventi funesti che l'avevano condotta alla sua completa distruzione e Dalilah, da superstite, si sentiva come privata di una parte di cuore che ora voleva ricostruire da zero per dare nuovo lustro ad un paese sbeffeggiato per troppo tempo dalle altre nazioni. L'avrebbe ricostruito dal nulla, il suo amato Regno, ma gli avrebbe conferito una connotazione più libera e umana dal punto di vista gerarchico e politico.
    Non era mai stata favorevole allo schiavismo e ne era divenuta ferma oppositrice nel momento in cui suo fratello Brahim era stato venduto ad uno schiavista per un sacchetto di monete d'oro, quindi di commettere lo stesso errore di colui che l'aveva messa al mondo non se ne parlava minimamente.
    Quella sequela di pensieri e meditazioni la condussero dunque ad una risposta che le costò molto da una parte, ma che dall'altra l'avrebbe convinta ancor di più a perorare la sua causa.

    «Musta'sim è tristemente conosciuta come la terra in cui i maghi venivano schiavizzati.
    Nato inizialmente come regno aperto a tutti, col trascorrere degli anni e il continuo cambio generazionale divenne un piccolo bijou all'avanguardia, sempre in cima alla classifica in campo tecnologico e rivoluzionario.
    Ma.
    Perché c'è un ma in questa triste storia... Il desiderio di primeggiare su tutto e tutti e il bisogno di essere circondati da ricchezza e abbondanza costanti obnubilarono il raziocinio dei Regnanti che, colti dal terrore cieco di rimanere indietro rispetto agli altri per la penuria di cibo che ad un tratto iniziò a farsi insistente a causa delle condizioni climatiche sfavorevoli, votarono la propria causa allo sfruttamento intensivo del potere magico di cui i maghi erano a disposizione.
    Il Regno conobbe conseguentemente un nuovo periodo di splendore e ricchezza a scapito dei maghi che, sfruttati fino all'esaurimento, morivano come mosche nei campi della periferia o nei laboratori ove si studiavano nuove tecniche di coltivazione, trasporto, innovazione in qualsiasi campo possa venire in mente.
    Uno di loro, Matal Mogamett, insofferente a quella situazione così tragica che coinvolgeva da vicino sé stesso e tutti i suoi simili, decise di ribellarsi al volere dei Regnanti di Musta'sim, guidando una ribellione che finì nel sangue. Quel giorno il Regno cadde e con esso quasi la totalità della popolazione, regnanti compresi, eccezion fatta per Dunya, Isaac e... Me e Brahim, mio fratello. Riuscimmo a fuggire grazie a mia madre, la quale si sacrificò per garantirci una via di fuga e soltanto in seguito scoprimmo che della nostra terra natia non erano rimaste che macerie fumanti.
    Quel giorno compresi che la schiavitù era la pratica più errata esistente al mondo e se molti continuavano a farne abuso un giorno sarebbero finiti proprio come Musta'sim.»

    A quel punto Dalilah si prese qualche istante per meditare ed elaborare la seconda parte di una risposta che richiedeva attenzione e profonda valutazione.
    Quale sarebbe potuta essere la politica più corretta da adottare per un Regno che aveva conosciuto la fine proprio a causa della schiavitù? Di risposte poteva sfornarne quante ne voleva, ma soltanto una sarebbe risultata corretta e quella risposta che pian piano stava prendendo forma nella sua mente fu quella che poi espose con tono tranquillo e al contempo speranzoso.

    «Vorrei fondare una Diarchia Parlamentare.
    Due regnanti che regnano, ma non governano.
    Due Regnanti che si preoccupano di salvaguardare la sicurezza del popolo ogni singolo giorno.
    A governare ci penserà un governo che si riunirà in una sala comune setta Parlamento, ove si studieranno le leggi da emanare e approvare. A capo di questo governo presiederà un Primo Ministro scelto dal popolo. Vi saranno poi due gruppi a confrontarsi: nobili e popolazione. Assieme troveranno l'opzione migliore per le leggi che verranno stilate, approvate ed emanate.
    La schiavitù sarà assolutamente bandita e punita severamente onde perpetrata. Non voglio veder crollare nuovamente Musta'sim a causa di qualche idiozia o sconsideratezza.
    Questo Regno deve divenire la Terra delle Seconde Opportunità.
    Una terra dove chiunque possa ripartire da zero e riscattarsi dal proprio passato in catene, diventando qualcuno. Sarà la Terra dell'Accoglienza, ma non della Tolleranza verso i criminali.
    Questo verrà specificato.. Non ci tengo a vedere Musta'sim come il carcere internazionale, sia chiaro. Deve divenire un luogo pacifico ove tutti collaborano attivamente per lo sviluppo e il benessere generale. Deve crearsi un concetto di cooperazione, non di sfruttamento.
    Questo è il mio sogno per Musta'sim.»

    Affermò infine con gli occhi illuminati da un bagliore vivido, una fiamma speranzosa che ardeva nel suo sguardo e nel suo cuore contemporaneamente: desiderava soltanto il meglio per la sua terra natia, dopo tutte le tragedie a cui aveva dovuto assistere e alla strage che i maghi avevano provocato sotto la guida di Mogamett.
    Volgendo dunque lo sguardo in direzione del vialetto, prese un bel respiro nel momento in cui la brezza spirò leggera, agitando appena i capelli turchini, quindi chiese.

    «Altre domande?»
     
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9 replies since 17/5/2017, 12:23   52 views
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