Incontro di Menti Affini

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  1. Alia Chandra
     
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    Regno d'Atermyra

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    Gli abitanti di Musta’sim tenevano a cuore la sola figura di quelle pietre scarlatte, come se avessero un ruolo scaramantico.
    Erano preziose, sacre, e la stessa fanciulla dalla chioma turchese "benedì" quella pietra che, non curante della grande importanza che rivestiva, aveva acquistato come uno dei tanti souvenirs.
    Non era mai stata una che si affidava alle parole benedette di una persona, le trovava piuttosto futili, se non insensate e prive di fondamento, ma nutriva un certo rispetto per quella nativa del regno.
    Sicuramente, la prima cosa che Alia aveva intenzione di fare appena abbandonata quella terra in procinto di risorgere era recarsi da un fabbro e incastonarla su qualche oggetto di bigiotteria in proprio possesso.
    O magari sulla sciabola, ottimo visto che rappresentava il colore del sangue.
    Ripose la pietra, ancora avvolta dal sacchetto semi-trasparente, nel proprio bagaglio, apprezzando quello che era un candido sorriso dipinto sulle labbra rosee della celestina.

    《Ti ringrazio per queste belle parole.》

    Disse con un sorriso lieve sul volto, seguito da un cenno della testa verso il basso, segno di un inchino.
    Tuttavia, per il momento, queste frivolezze non dovevano risultare di grande importanza, i racconti di Dalilah erano decisamente più interessanti e fondamentali per il proprio libro.
    Conosceva in maniera generale la storia passata del regno e di come fosse decaduto a causa della ribellione dei maghi, capitanata da colui che poi fondò Magnostadt, Magal Mogamett.
    Ma erano informazioni superficiali, fin troppo generali, e il racconto della donna era così ricco di emozioni che l'atmosfera attorno alle due si era fatta pesante: il concetto di "schiavismo" non aveva mai portato a nulla di buono.

    《Lo schiavo non è altro che un possedimento di una personalità debole e facilmente sopprimibile.》

    Si era permessa di interferire nel racconto con quell'affermazione, non aveva mai compreso il motivo di dover sottomettere con conseguenze disumane qualcuno che, di per sè, non aveva fatto nulla di male.
    I Fanalis, in particolare, erano coloro che venivano cacciati come bestie solo per il puro piacere di averli come animaletti da compagnia.
    Uomini e donne dotati di capacità fisiche al di fuori della norma, e nonostante ciò sottomessi da due o tre incapaci che, chissà come, riuscivano ad ottenere consensi da ogni dove.
    Scosse la testa, non poteva credere che un regno fosse caduto a causa di ciò.

    *Dovevano avere dei regnanti parecchio inetti...*

    Disse tra sè e sè, era ciò che pensò in quel momento: far cadere in maniera definitiva un regno a causa dello sfruttamento fino alla morte dei maghi era davvero inconcepibile.
    Solo una persona dotata di capacità sia fisiche che mentali, carismatico e saggio, doveva regnare su un paese.
    Ma, in fondo, erano idee di una comune viaggiatrice, nessuno, per il momento, le avrebbe dato retta.
    Ecco perchè, da un lato, è facile comandare un popolo, essendo costituito spesso da menti malleabili e controllabili con la pura arte della retorica, insieme allo stesso carisma del soggetto.
    Fortunatamente, al termine del racconto riguardo la caduta di Musta’sim, partì il discorso sui progetti per la sua rinascita.
    La ragazza aveva le idee chiare, oltre che un grande attaccamento nei confronti della propria terra natia, cosa che, ad esempio, Alia non possedeva.
    Era una fanciulla ammirabile, per quel che aveva potuto osservare.
    Idee chiare e un progetto degno di nota, stava facendo passi da gigante.
    Ma... era davvero capace di poter realizzare quel sogno?
    In fondo, Musta’sim era ancora un cumulo di macerie, doveva tenere d'occhio la politica interna, e scontrarsi, magari, con altri stati che potrebbero interferire.
    Era capace di regnare, sopratutto?
    Una brezza notturna scostò i fili dorati che incorniciavano il volto femminile di lei, mentre gli occhi ametista ora puntavano dritro in quelli color oceano della ragazza.

    《Credi di essere in grado di poter ricreare e governare su un regno?
    O hai intenzione di affidare il tutto nelle mani di altri, dopo esser riuscita a risollevare questo popolo dalle macerie?》

    Le dita colpivano a ritmo il blocco note, in un ritmo armonico, senza mai fermarsi.
    Il rumore si univa a quello della natura, oltre che al rumore della musica, seppur distante dal luogo in cui si trovavano.

    《Sei abbastanza determinata e forte da poter contrastare tutti gli oppositori?
    O hai un briciolo di paura?》

    Quelle che potevano sembrare provocazioni, non erano altro che un metodo per testare, seppur in maniera semplice e generale, il carattere della donna.
    Era fin troppo interessata a quella situazione, ora.
    Gli occhi si eran assottigliati, le labbra inarcate in un sorriso beffardo, in attesa di quella che poteva essere la risposta, buona o meno, di Dalilah.
     
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9 replies since 17/5/2017, 12:23   52 views
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