Una calamita per guai

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  1. Altair Shou
     
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    La soluzione al disastro non era facile da trovare, ormai rientrare nell'affollato mercato solo per cercare disperatamente le stesse cose era impossibile, e con i soldi duplicati o triplicati non ci avrebbe fatto un bel niente, perciò tentò di riprendere le redini del suo autocontrollo e scuotere il capo lievemente, come a rifiutare silenziosamente di pagarle una cena... lo spirito distruttore era quasi svanito, ne restavano solo alcune tracce che reprimeva più che bene

    «Chiedi scusa a voce, non mi faccio pagare la cena da uno così sbadato, finirebbe senz'altro per avvelenarmi!» come non detto, girò il capo dall'altra parte ed evitando di proposito il suo sguardo, lasciò che provasse a raccogliere il salvabile osservandone piccole parti del corpo per farsi un'idea di come fosse tutto il resto: iniziò a corrucciare la fronte, le sopracciglia erano come due linee oblique molto tese, concentrate al punto di creare qualche piccola ruga attorno agli occhi, chiusi in due piccole fessure da cui trapelava solo il giallo delle sue iridi, con pupille dilatate e mani conserte.
    Quando finalmente le diede le spalle ne approfittò per scrutarne il capo in una manciata di secondi, raccogliendo l'informazione più facile da reperire e tornando con disinvoltura ad ignorarlo per dare un'occhiata alla gente di passaggio, con qualcuno che sporadicamente si fermava ad osservarli con più o meno stupore. Per attirare di meno l'attenzione portò al suolo il piede ferito e finalmente tornò a star diritta con entrambe le gambe puntate a terra ed una postura del tutto umana... anche se le stoffe che portava erano davvero pesanti e le sue spalle avrebbero preferito tornare alla terra e alla cenere.

    «Grazie» si riprendette il cesto riflettendo ancora sulla caratteristica pigmentazione della crine di quel ragazzo, ancora con gli occhi che vagavano nel vuoto, un angolino poco trafficato dove un gattino era intento a fare i bisogni.
    Sembrava interessata da ciò.
    In realtà non era per niente un bello spettacolo, ma era arrivata ad una conclusione che non le piaceva per niente.

    «Sei per caso un Fanalis? Cavolo, pensavo che se mai mi fosse arrivato addosso mi avrebbe almeno causato una lussazione alla spalla» a ciò seguì una risata a cui nessuno avrebbe creduto, tanto falsa, robotica e nervosa come le sue braccia che sollevavano il cesto riportandolo al capo ma supportato da una mano. Dopo attimi di finta allegria si fece scappare una smorfia, mentre i cittadini sbiancavano solo al sentir parlare dei Fanalis così ad alta voce, senza nessun pudore. Popolazione quasi del tutto schiavizzata, la maggior parte si era radunata a Reim e lavorava nel Colosseo... in entrambi i casi non sembravano vedersela bene, e per quanto potessero vantare un corpo statuario spesso erano ricoperti di cicatrici.
    Eppure, le avevano detto che a Reim il comandante delle truppe Fanalis non fosse così brutto: ciò la fece avvampare vistosamente, arrossendo al punto di sparare dalle narici una grossa quantità di ossigeno ogni dannato secondo, sentendo finalmente un certo caldo nel portarsi dietro quella sciarpa, che non copriva appieno la sua faccia da maniaca.

    «Comunque sia preferivo un osso rotto alle provviste di una settimana finite al suolo... spero che tu avessi almeno una valida ragione per correre senza guardarti attorno» finì per sgridarlo alzando la voce e sventolandogli davanti un dito con fare severo, ed in effetti il suo stomaco brontolava tristemente per essersi reso conto dell'accaduto... anche se raccolto poco si sarà salvato, mentre le ferite sì fanno male, ma le preferisce sicuramente alla fame. Ragionamenti contorti.
     
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4 replies since 22/5/2017, 22:07   61 views
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