Un pacifico e curioso incontro

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    Regno d'Atermyra

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    Tipo di role: Free.
    Partecipanti: Alia, Huo.
    Alert: Verde.
    Data inizio: 7 Maggio.
    Tempi di risposta: //
    Tempo max per concludere: //
    Periodo cronologico: Marzo inoltrato.

    Turnazioni: Alia, Huo.

    _______________________






    Spesso aveva sentito parlare dell'Impero Kou da parte del padre: una nazione militare, la quale aveva fondato il suo impero sull'espansionismo, conquistando i territori attorno a sè e non solo. Diverse voci, inoltre, alimentavano i tratti aggressivi della nazione di cui, apparentememte, era dotata.
    Inoltre, ciò era favorito anche dalla presenza della famiglia imperiale, la quale era composta da diversi principi e principesse dotati di un Metal Vessel.
    Le voci che giravano per i vari paesi le servirono a crearsi, almeno, una cultura superficiale riguardo l'impero, ma oltre a sapere la loro vena bellica, non conosceva quasi nulla del territorio.
    Erano già passati diversi anni da quando aveva abbandonato la propria nazione d'origine, il Regno di Atermyra, e da lì diversi paesi e zone erano stati visitato dalla giovane Alia: la stessa Reim, dove passò parte della propria adolescenza apprendendo gli insegnamenti dei rinomati Gladiatori Yamabala, Heliohapt, l'altopiano Tenzan, luogo in cui ci fu una svolta nella propria vita... insomma, aveva un bagaglio culturale abbastanza ampio riguardo gli usi e i costumi dei paesi.
    Era già marzo inoltrato quando la giovane Atermyrana giunse nel territorio di Kou, carica più che mai. Fortunatamente, dopo aver lasciato Tenzan e con l'avvento della primavera, la temperatura era decisamente più mite, anche se il vento gelido poteva, di tanto in tanto, imperversare rendendo la camminata più faticosa.
    Di certo quella nazione non vantava di una reputazione del tutto allegra, ma di certo non l'avrebbero privata di qualche arto nel caso avesse fatto qualche domanda più "invasiva".
    La prima zona in cui Alia mise piede fu la "Valle della Luna", una zona presente ai piedi della catena montuosa che, a quanto parve, separava Kou da Mystania.
    La valle apparve come una prateria ricca di alberi, fresca vegetazione, con un ruscello che l'attraversava, limpido.
    Il paesaggio era caratterizzato dalla catena montuosa precedentemente citata, su cui si potevano intravedere alcune zone innevate, segno dell'inverno appena trascorso.
    Non sapeva molto riguardo la zona, anzi praticamente nulla, giusto qualche informazione generale ma solamente riguardo la nazione e i suoi rapporti esteri.
    Non conosceva la morfologia del luogo e, soprattutto, usi e costumi.
    Ad ogni passo per quella landa verde e rigogliosa, il mantello si lasciava muovere dalle dolci correnti d'aria, lasciando intravedere il fisico snello e allenato della fanciulla, leggermente coperto da quella tuta velata, di colore marroncino.
    Giunse per prima in un villaggio: uno dei tanti conquistati, con o senza violenza, dalla nazione, e ora "inglobati" al suo interno.
    Non le piaceva molto l'idea di visitare una nazione che ricorresse alla violenza per i propri desideri ma, d'altro canto, sarebbe stato un pensiero "immaturo".
    "Per diventare una persona migliore, bisogna imparare dagli errori propri e altrui" ripeteva sempre Alia.
    Il piccolo paesino appariva semplice, quasi arretrato - ma era pur sempre apparenza: circondato da una fiorente vegetazione, il villaggio era attraversato da classiche strade a ciottoli, le quali ospitavano ai loro lati edifici di legno, esternamente ornati con qualsiasi oggetto per personalizzare la propria abitazione o, come alcune insegne mostravano, indicare la funzionalità dell'architettura.
    In lontananza, in prossimità delle prime colline che portavano alle montagne, era visibile un palazzo dalle caratteristiche orientali, esteticamente più piacevole agli occhi.
    Sopra la propria testa si mostrava solenne il cielo, dotato di una tonalità chiara di azzurro, privo di alcuna nuvola, così da permettere ai raggi solari di riscaldare l'ambiente e d'illuminarlo al meglio.
    Ad Alia poco importava dell'aspetto "arretrato" con cui si mostrava, il villaggio appariva magnifico ai suoi occhi dalla tonalità violetta.
    Tuttavia, le strade erano vuote, che fosse ancora troppo presto?
    Beh, aveva assistito all'alba da poco.
    Il mantello blu notte, giunta ormai in pianura, non era più soggetto alla forza di Eolo e copriva perfettamente la sciabola che, solita, indossava in prossimità del fondoschiena, mantenuta dalla cinta che copriva solamente la parte frontale del corpo, attraverso un drappo.
    Di certo Alia non sarebbe passata inosservata con un abbigliamento quasi osè, caratterizzato da quell'evidente "vedo non vedo", particolarità della veste che indossava.
    Avendo trascorso quasi un'intera settimana in viaggio, decise di concedersi del meritato riposo in quello che sembrava un semplice locale.
    Perfetto per l'occasione, magari avrebbe racimolato qualche informazione dai ristoratori.
    Varcò la porta lignea, mostrando un locale apparentemente vuoto, se non fosse per qualche uomo, svegliatosi presto, che si era concesso una bevuta mattutina per rilassare le membra.
    I loro occhi eran puntati sulla figura di Alia, che aveva appena superato l'ingresso, sedendosi su uno dei tanti tavoli vuoti di quel locale: rustico e dai tratti orientali, come la tradizione voleva, offriva, dalle poche finestre posti ai lati, la vista sulle montagne innevate, sotto decorate da quel verde che tanto sembrava una peculiarità della zona; di lato alla propria figura era presente l'enorme bancone su cui i camerieri avrebbero sicuramente servito qualche prelibatezza, che fosse cibo o bevanda, locale.
    Spostò l'enorme contenitore di stoffa sotto ai propri piedi, tenendolo stretto esattamente tra i due arti inferiori, per poi sistemare la lunga chioma dorata, spettinata a causa dei lunghi giorni passati in balia del vento, sfilando prima il cerchietto dal proprio capo.
    Finite le sistemazioni, rimase in attesa di un qualsiasi membro del personale, così da gustarsi qualcosa e soddisfare la propria curiosità, tratto proprio inconfondibile.
    Decise di ammazzare il tempo sfilando dal proprio bagaglio il tanto amato libro che soleva compilare: aprì esattamente la prima pagina, la quale offriva un indice con tutti i regni visitati e, di conseguenza, su cui erano segnate tutte le curiosità di cui era venuta a conoscenza.
    Sfogliò le pagine fino ad arrivare alla prima fresca, pronta ad esser macchiata del liquido scuro, su cui ella iniziò a scrivere riguardo la zona su cui era giunta.
    Amava scrivere, sentiva di fare qualcosa di utile, magari sarebbe servito a qualcuno, oppure poteva almrno trasmettere la propria vena curiosa e avventuriera.

    Edited by Alia Chandra - 8/5/2017, 11:20
     
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  2. Huo Fuchou
     
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    Le mattinate iniziavano tutte nello stesso identico modo in quella catapecchia stantia e ammuffita che lo zio soleva chiamare "casa".
    Peccato che Huo non fosse d'accordo col suo pensiero.
    Una casa aveva letti comodi, morbidi e caldi, e l'odore che si sperava era quello tipico degli incensi che i domestici solevano accendere la mattina presto per eliminare le scorie lasciate dalla notte.
    Oh, giusto, non era più un nobile, era stato bandito dal suo stesso padre, e in quel momento si ritrovava particolarmente in basso.
    Era proprio vero il detto "dalle stelle alle stalle", anche quella casa non era poi così diversa da una scuderia.
    L'odore della muffa che si accumulava sugli angoli bui delle pareti soggetti ad umidità rendeva il tutto particolarmente triste, lugubre e nauseante, e il risveglio per il corvino non era di certo dei migliori.
    La sveglia stridula e fastidiosa che l'uomo che si prendeva cura di lui aveva impostato la mattina presto, lo fece sobbalzare dal letto, urtando contro le tavole lignee del letto a castello che sorreggevano il materasso del parente.
    Un dolore lancinante pervase la mente del corvino, diffondendosi in tutto il capo, costringendolo ad alzarsi con un lauto e indecente sbadiglio.
    Detestava quella vita, desiderava ritornare agli albori dell'alta società, o per lo meno in una casa che non puzzasse come i piedi sudati dello zio.
    Si gettò sotto l'acqua fresca, concedendosi una tranquilla e rilassante doccia mattutina, dedita a far sciogliere lontano qualsiasi stanchezza, dubbio, o rimpianto.
    E come di consueto, il capo si sollevava verso il getto d'acqua, lasciando che quella sensazione fresca e piacevole alleviasse il dolore dei ricordi, dolore che ancora a volte bruciava vivo e spensierato nel suo volto.
    Era più forte di lui, ogni volta che usciva dalla doccia, non riusciva a soffermare lo sguardo per qualche secondo di troppo sul proprio volto, senza che la sua attenzione venisse rapita dalla parte sinistra del volto, completamente deturpata e rovinata a sé stessa.
    Ricordava bene il motivo per cui se la procurò, e ricordava le parole ad esse annesse.
    -Huo! Spero tu sia sveglio, o salgo con l'acqua gelida!-.
    Le amorevoli dizioni dello zio nei confronti del suo unico nipote, intento a ridestare la mente dal suo torpore notturno.
    Indosso la solita maglietta rossa, coi propri pantaloni, e si legò il grembiule del locale alla vita intento a scendere di sotto ad orario di apertura.
    Non c'era mai nessuno a quell'ora, se non vecchi disperati in carenza di affetto e passione con le loro mogli.
    E come dar torto a quelle donne, nelle condizioni in cui si viveva in quel villaggio avrebbe voluto sfidare chiunque a manifestare amore, gioia o anche semplicemente passione.
    Di avere bambini?
    Era una domanda che alle donne del villaggio metteva solo che una sofferenza infinita addosso, non vi erano soldi con cui sfamarsi, e quindi un figlio avrebbe privato loro della capacità di sopravvivere.
    Fortunatamente per loro, e per la loro attività, la posizione strategica del locale portava anche molti abitanti dalle cittadine vicine, così che vi fosse costantemente un flusso di denaro abbastanza soddisfacente.
    Quel giorno, come gli altri, la sua voglia di lavorare era praticamente nulla, inesistente, e portava il corvino a muoversi svogliatamente per preparare i vassoi del servizio.
    -Dovrebbero esserci i primi clienti- affermò lo zio con un lieto sorriso -Tocca a te adesso, Huo-.
    Il ragazzo asserì, avanzando verso l'esterno guardandosi stancamente attorno: un tavolo di vecchi uomini mattutini, probabilmente della fascia dei disperati, che fissavano con non poca insistenza una ragazza.
    E come non dar loro torto, quella giovane doveva essere alquanto coraggiosa per mostrarsi in vesti così accattivanti in un semplice locale di thé, ma cosa girava nella mente dei clienti di quel posto.
    Si schiarì la gola avanzando verso la tavolata degli uomini, sbattendo un paio di menu sul tavolo con evidente stizza, intimando loro un'occhiata che sarebbe valsa per farli stare buoni al loro posto.
    « Siete pregati di non importunare tutte le clienti di questo locale come vostro solito» sbottò Huo con fermezza, conoscendo molto bene il trio di vecchietti che s'era accomodato nella sala.
    Con un sospiro tornò al bancone, prendendo una copia del menu che sarebbe andata in offerta alla nuova, e seducente, cliente dalla bionda chioma all'apparenza morbida e delicata e gli occhi intrinsechi d'ametista.
    Era davvero affascinante, accativante e regale, l'aspetto solamente richiamava ad una donna dall'alta posizione sociale... se poi lo sguardo non cadeva improvvisamente sul mantello completamente anti-estetico nella bellezza eterea del suo volto.
    'Huo lascia perdere queste cose' si impose scuotendo il capo, posando la carta delle bevande e dei dolcetti che offrivano.
    « Benvenuta al Jasmine...» bofonchiò ancora incapace di abituarsi al nome osceno che suo zio aveva scelto per quel locale, usare il nome della moglie ormai defunta non era un modo carino e onorevole per ricordarla « Ecco a lei il menu, scelga pure con calma. Anche se mi è d'obbligo consigliarle la varietà di thè al ciliegio, il proprietario dice che è la migliore in assoluto... bah. Si prenda il suo tempo!».
    Quelle fasi fatte le detestava, e poteva ben vedere l'espressione attenta dello zio in attesa delle prime ordinazioni.
    A primo impatto poteva ben sembrare ad occhi estranei che quei due non si sopportassero nemmeno un minimo, anche se la realtà ben più intensa e profonda celava un profondo amore, un rispetto reciproco e una grande ammirazione che riversavano l'uno per l'altro.
    Huo, sebbene non lo avrebbe mai ammesso pubblicamente, amava davvero molto lo zio per essere sempre stato presente nella sua vita come un padre, sostituendo presto l'affetto che il suo genitore biologico non gli aveva mai affetto.
    'Fila in cucina' pensò il corvino con insistenza lanciando un'occhiataccia ardente e fulminea all'uomo, il quale svanì dietro la porta della propria stanza.
    Raccolse le ordinazioni dei tre vecchi, lasciando cadere la comanda all'interno di una finestrella semi-aperta osservando il vecchio uomo tramite il sottile strato di vetro.
    « Fa veloce... qui è un mortorio» sussurrò Huo con un fare complice e diretto, aveva bisogno di muoversi un minimo, anche se con quel lavoro era alquanto disgustoso.
    Rimpiangeva davvero molto i giorni passati in cui lui e lo zio trascorrevano le mattinate e i pomeriggi ad apprendere e a combattere per fortificarsi.
    Sorrise malinconicamente vagando lascivamente lo sguardo sulla ragazza, in attesa della scelta della sua ordinazione.

    Edited by Huo Fuchou - 7/5/2017, 22:00
     
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    L'inchiostro scorreva piano piano lungo le pagine bianche di quel grosso libro scuro: grande era la scritta del paese, di cui Alia era in procinto di descrivere lungo il proprio soggiorno. Sotto iniziò a descrivere il paesaggio che aveva appena osservato, dai prati rigogliosi, agli alti alberi, fino ai monti innevati che decoravano la zona.
    Le iridi color ametista, ora alzati dal foglio, erano immersi oltre la finestra, le quali esploravano ogni centimetro di quella landa lontana.
    Fu solo quando finì di scrivere la descrizione del luogo che ripose il suo tanto amato diario all'interno del proprio sacco di pezza, come se fosse un tesoro inestimabile.
    Ogni volta che Alia era immersa nella scrittura, sembrava vivere un mondo a parte: certo, quel che compilava in fondo era una enciclopedia, ma per lei era rivivere anche solo un momento trascorso pochi attimi prima.
    A volte s'immedesimava in un cittadino normale del luogo da lei visitato, con indosso hli abiti tradizionali, mentre compiva azioni quotidiane per la popolazione locale.
    Era magnifico vedere tanta diversità, come se l'intero mondo fosse un'esplosione di colore... ma allo stesso tempo eran tutti parte di un'intera comunità, e spesso, per quanto fosse la normalità su quel pianeta, sentire di argomenti abbastanza delicati, quali guerra, schiavitù legale o diritti mancati la lasciava perplessa.
    Atermyra, paese natio, per quanto fosse buona sotto diversi punti di vista, non mostrava la parità di diritti, le donne sembravano primeggiare su tutto.
    Sembrava strano pensare ad una donna Atermyrana che non approvasse un pensiero a proprio favore. Peccato che Alia fosse così... che fosse per l'affetto provato più verso il padre?
    Mistero anche per la stessa Alia.
    Finalmente, dopo non troppo tempo, apparve un membro dello staff, riconoscibile dal grembiulino legato attorno alla vita; non potè ancora osservarlo perfettamente, visto che si diresse prima verso il tavolo occupato dai tre uomini che, come notò non appena mise piede nel locale, non avevano spostato lo sguardo di un centimetro dalla propria figura.
    Beh, non era la prima volta: spesso sentiva diversi sguardi puntati sulla propria persona, ma non ci aveva mai dato peso.
    Intanto, il giovane cameriere, dai gesti un po' bruschi che compiva, sembrava avere una vena burbera che tanto le ricordava il padre, non tanto nei propri confronti, quanto in quelli altrui; tuttavia ciò permise che i tre uomini smettessero con il loro sguardo insistente.
    Quasi le scappò un sorriso, esattamente per questa somiglianza con il proprio genitore.
    Un sorriso che, tuttavia, fu interrotto per un istante, poiché lo sguardo assunse un aspetto sorpreso: era un ragazzo giovane, dai lunghi capelli corvini e dagli occhi ambrati, quasi magnetici; fisico non eccessivamente muscoloso ma evidentemente allenato.
    Insomma, un semplice ragazzo lavoratore, se non fosse stata per quella parte di pelle rovinata: dall'occhio sinistro, infatti, s'espandeva un'enorme cicatrice, la quale occupava parte del volto.
    Ecco cosa provocò lo stupore in lei... ma anche curiosità: procurarsi una cicatrice tanto ampia non era normale, doveva per forza esser successo un evento particolare.
    Di certo non si era versato del liquido bollente per errore.

    *Solo un demente fin troppo fragile potrebbe ferirsi così permanentemente.*

    Affermò la giovane nella propria testa.
    In prossimità del proprio tavolo, egli posò la carta del menù insieme a tanti dolcetti, i quali provocavano un certo languorino alla sola vista.
    Comunque lo sguardo passò direttamente sugli occhi dorati di lui, rivolgendogli un sorriso apparentemente divertito.

    《Magari mi sbaglio, ma se hai intimato di smettere di fissarmi credo di doverti ringraziare.》

    Affermò con gentilezza, anche se, se solo l'avesse già conosciuta, avrebbe dedotto quanto poco le importasse; tuttavia era comunque apprezzabile ringraziare per un gesto, che fosse nobile o dovuto.
    Peccato che il fanciullo fosse un brontolone, il solo presentare il locale sembrava una fatica per lui.
    Però apprezzava la sua sincerità.
    Congedatosi, Alia ne approfittò per analizzare ogni bevanda dal locale offerta: poteva notare un'infinità di the caldi, dal the verde a quello bianco, quello speziato oppure ai frutti rossi... ma perchè non accettare l'offerta del proprietario, riguardo il the al ciliegio.
    In fondo si trovava in un locale abbastanza tradizionale.
    Intanto assaggiò uno dei dolcetti offerti dalla casa, degustandoli con piacere, sentendo il gusto dolce invaderle le papille gustative.
    Amava davvero la semplicità.
    Non appena il ragazzo entrò nel proprio campo visivo, gli fece cenno di raggiungerla, in procinto di consegnarle il proprio ordine.

    《Credo che proverò il the consigliato.》

    Disse con un sorriso di cortesia sul volto, che subito si trasformò in uno sguardo quasi intimidatorio.
    Era giunta lì per informarsi riguardo Kou e tutte le sue zone, quindi non avrebbe perso alcuna occasione, avrebbe chiesto a chiunque diverse curiosità riguardo usi, costumi, vita...
    Assunse una posa elegante, accavallando una gamba sopra l'altra, mentre la mano sorreggeva parte del proprio viso; gli occhi ametista della fanciulla scrutavano la figura davanti a sè.

    《Magari anche un po' di compagnia non sarebbe male, in fondo oltre me e gli uomini lì presenti il locale è vuoto...》

    Non era solita comportarsi come una "femme fatale", ma spesso si atteggiava in quella maniera per trattare con qualcuno di sconosciuto.
     
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  4. Huo Fuchou
     
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    "Magari mi sbaglio, ma se hai intimato di smettere di fissarmi credo di doverti ringraziare".
    A quell'affermazione il corvino volse lo sguardo verso la ragazza, notando con sommo stupore che, per quanto quel gesto fosse risultato involontario, ella lo stava ringraziando.
    Nemmeno lui seppe definire il motivo di tale presa di potere, probabilmente però essendo abituato dalla tenera età alla propria figura materna, sempre presente e lieta, in parte tale desiderio di proteggere una creaturina del gentil sesso fosse rinata in lui.
    Sensazione che non provava dai tempi in cui era ancora considerato un nobile figlio di un valoroso generale.
    « Se l'è cercata» rispose con un cordiale sorriso « Certe vesti sono alquanto... /intriganti/» sentenziò congedandosi con un sorriso di cortesia battendo nervosamente un pugno alla porta della cucina cui sostava lo zio.
    Di pazienza ne aveva veramente poca, e in quanto attesa lasciava parecchio a desiderare, tuttavia ancora rimpiangeva quel fatale errore che gli privò una parte del proprio volto e il suo intero orgoglio.
    Poteva valutare il proprio orgoglio proprio come un pezzo di carta, una cartaccia vecchia e logora, stracciata e accartocciata sul pavimento in modo che chiunque potesse calciarla, o calpestarla.
    Consegnate le ordinazioni ai tre uomini, notò l'attenzione della giovane nel chiamarlo e si avviò tranquillamente per ricevere la dovuta ordinazione.
    Dunque aveva scelto il thé della casa, insolito dal momento che nessuno sceglieva mai quella varietà.
    "Lo zio sarà davvero contento di questo" pensò annuendo con un che di cortesia prima di bloccarsi improvvisamente dal congedarsi.
    "Magari anche un po' di compagnia non sarebbe male, in fondo oltre me e gli uomini lì presenti il locale è vuoto...".
    Un'espressione letteralmente basita dipinse il volto del ragazzo, il quale, non poté fare a meno di lasciar scorrere lo sguardo lungo il profilo liscio e morbido, letteralmente accattivante, della gamba della bionda innanzi a lui.
    Risalì fino allo spacco lungo la coscia, lasciando libero spazio all'immaginazione di poter immaginare cosa ci sarebbe seguito sotto di quell'effimero strato di stoffa.
    "No Huo! Non puoi, è una cliente! Lo zio ti ucciderà" si impose ritornando a puntare lo sguardo su quello violaceo di lei, alquanto soggettivo e accattivante, al punto di lasciarlo non poco a disagio in sua presenza.
    Si schiarì la gola, grattandosi nervosamente la testa, non era certo che quella donna fosse a conoscenza che quello fosse un semplice locale per il thé e non un locale cui vi fossero numerose meretrici che solevano tenere compagnia ai clienti.
    E di certo lui non aveva il fisico, nè il carattere, per intrattenere una conversazione con qualcuno.
    « Ah ecco... non potrei... ma chissene almeno non lavoro!» affermò il ragazzo intimandole d'aspettare un istante « Scusatemi un istante!».
    Sparì rapidamente dietro alla porta della cucina cominciando ad urlare allo zio indaffarato nelle decorazioni dei piattini di preparare un thé al gelsomino per la nuova cliente.
    L'entusiasmo del vecchio uomo fu palese, e cominciò subito a sminuzzare attentamente le foglioline di thé per mettere in infusione sulla teiera e attendere pazientemente il tempo ottimale poiché esso si formasse.
    Non smetteva di spiegare quanto la creazione del thé fosse un arte, e la bevanda che veniva servita l'opera di un pittore anonimo, e si raccomandò di riferire tale frase al cliente.
    « Zio non lo farò sembra una frase per abbordare!».
    -Io conquistai così tua zia-.
    « Beh mi dispiace molto per lei, dammi qua!».
    -Diglielo e basta!-.
    Uscì dalla cucina con un colpo di anca sulla porta, avanzando con un elegante vassoio in ghisa scuro adornato con rametti freschi di ciliegio depositando la bevanda innanzi alla giovane.
    La tazzina era elegantemente lavorata secondo tipici disegni orientali, accompagnata elegantemente con una vasta varietà di zuccheri e dal fiore del ciliegio adagiato elegantemente a danzare leggiadro sul liquido aromatico.
    « Mi è stato riferito di dirti che questo thé è un'arte, e la bevanda il sé l'opera di un artista completamente anonimo» bofonchiò il giovane con un sospiro annoiato, ogni giorno era sempre la stessa spocchiosa routine.
    Prese una sedia sedendosi innanzi alla giovane, come da lei richiesto in fin dei conti, e la osservò questa volta negli occhi, evitando di farsi deconcentrare da qualche frammento di pelle scoperta.
    « Allora, signorina... per quale assurdo motivo una così giovane e carina ragazza desidererebbe la compagnia di... un cameriere?» chiese lecitamente il giovane, poiché da quando si trasferì dalla capitale di Kou nessuno aveva mai osato scambiare parole con il sottoscritto, visto che la vista di quella cicatrice un po' metteva in soggezione i propri interlocutori.
     
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    Non fu la prima volta in cui Alia ricevette dei commenti riguardo il proprio vestiario: non era per nulla sobrio, doveva ammetterlo, ma in fondo per lei era comodo, e inoltre non trascorreva tempo immersa nelle attività quotidiane; non per altro era una vagabonda, seppur per nobili intenzioni e non per problematiche economiche o simili, ma solo per il bene della conoscenza.
    La tuta velata, in fondo, lasciava campo d'azione alla fantasia, ma quando mai il giudizio altrui l'aveva influenzata?
    Capitava di ripensare a quelle donne che, vestite in maniera decisamente più osè della propria, commentavano su come ella fosse, come aveva affermato il giovane cameriere, "intrigante"; le scappò un sorriso divertito al solo pensiero.
    Preferì, comunque, non rispondergli, era inutile controbattere - anche se non esisteva motivo - ad un commento del genere, anche perchè cosa mai poteva dire?
    Di certo non voleva essere offensivo o altro.
    Non poteva sapere in quale senso lo intendesse, ognuno è diverso, e non poteva dare tutto per scontato.
    L'importante fu che il ragazzo accettò la proposta.
    Il diario che, con tanta cura, ella stava compilando era davvero ricco: spesso s'intratteneva in discorsi abbastanza lunghi con uomini, donne e bambini del luogo, chiedendo informazioni oggettive, quali morfologia del territorio o tradizioni, ma anche come loro vedessero il proprio paese natio.
    Studiava i cittadini per interpretare, nel miglior modo possibile, la tipica vita di quella nazione.
    Introduceva il tutto con un'ampia descrizione personale del luogo, infatti aveva già introdotto sulla propria "enciclopedia" le impressioni che un paesaggio del genere potesse trasmettere; ciò era poi seguito dalle sue caratteristiche e dagli appunti che, elaborati, componevano la vita e i costumi.
    Infatti spesso si faceva scorta di piccoli taccuini su cui avrebbe scritto tutto ciò di cui aveva bisogno; sembrava quasi un interrogatorio, ma per amore della cultura questo ed altro.
    Nel frattempo, immersa nei propri pensieri, il fanciullo fece nuovamente la sua comparsa, portando un vassoio sul quale era posata la propria ordinazione.
    Rimase colpita appena potè vederla chiaramente: un vassoio dai colori tenebrosi, abbinato ai rametti di albero di ciliegio, su cui erano presenti alcuni boccioli del suo fiore.
    La tazza era chiaramente definita con disegni classici di Kou, non aveva mai visto gli stessi motivi ornamentali in altri paesi.
    Il fiore di ciliegio, infine, che adornava la bevanda, con il suo colore rosato, ma molto opaco, galleggiava sul liquido fumante; davvero un tocco di classe.
    Di certo era d'accordo con le parole da poco espresse riguardo: era dinanzi ad un'opera di un artista anonimo.
    Ma, alla fine, qualsiasi cosa poteva essere un'opera d'arte, qualsiasi passione, e di certo colui o colei che aveva adornato in una maniera tanto elegante e raffinata il proprio the caldo, doveva essere un maestro.

    《Allora poi riferisci all'artista anonimo che mi ha davvero colpita.
    È una rappresentazione così fine ed elegante...》

    Recitò mentre gli occhi brillavano di una luce misteriosa, quasi immersa nei propri pensieri.
    Pensava, se mai quel locale fosse stato aperto nel Regno di Atermyra, probabilmente avrebbe trovato piume ovunque al posto dei fiori, e il personale quasi sicuramente sarebbe stato composto da donne.
    Non che le piume non fossero di suo gradimento, ma privare ai loro volatili amati parti preziose del loro piumaggio per puri scopi estetici non era condivisibile per lei. In fondo, Alia preferiva di gran lunga i fiori, erano decisamente più eleganti dal punto di vista stilistico.
    Prr il momento era meglio scacciare i pensieri riguardo la terra natia.
    Preferì non portare la tazza subito alle labbra, preferiva evitare di bruciarsi le papille gustative.
    Tuttavia, nel frattempo, afferrò un altro dolcetto, portandolo alla bocca dopo aver risposto alla più che giustificata domanda del ragazzo.

    《Una vagabonda, sempre in compagnia della propria ombra, non può trascorrere del tempo con qualcuno più reale?》

    Spesso la gente si sorprendeva non appena lei si definiva "vagabonda", ma era quello che era: non aveva una casa fissa, si spostava di terra in terra, dalle zone più calde a quelle più gelide, verso i luoghi più ostili oppure più accoglienti.
    Morse quella pietanza zuccherata, lasciandosi pervadere dal gusto dolciastro, lasciando un momento di pausa tra una frase ed un'altra.
    Deglutì, portandosi finalmente alla bocca la tazza finemente decorata, assaggiando la bevanda calda tanto consigliata.
    L'odore era tipico di un fiore, inconfondibile; il gusto, invece, risultava delicato, il cui termine giusto era esattamente "floreale": apprezzava quel misto di gusti che si andavan a formare, tra il dolce e quel sapore così particolare.
    Posò la tazza nuovamente sopra il vassoio, mentre andava ad afferare qualche foglio bianco per l'imminente "intervista".

    《Prima d'iniziare, mi presento: il mio nome è Alia!》

    Affermò con un sorriso ampio sul volto.

    《Per quanto riguarda la mia richiesta, oltre alla semplice compagnia, volevo acquisire qualche nozione da parte tua: sono una grande amante della conoscenza e adoro viaggiare di paese in paese...》

    Prese una pausa, sistemando la lunga chioma dorata che ricadeva delicatamente sulle spalle.

    《... andando dunque al sodo: mi potresti raccontare di Kou?
    Tradizioni, paesaggi, costumi, di tutto.》

    Era molto più semplice discutere con quello che era un proprio coetaneo, rispetto ad uno di età avanzata, si creava un tipo di confidenza diversa.
    I fogli erano completamente distesi, pronti ad essere toccati dalla punta bagnata d'inchiostro.
    Attendeva solo le sue parole.
     
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  6. Huo Fuchou
     
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    La ragazza gradì alquanto palesemente la presentazione che lo zio le aveva offerto, raccomandandosi di fargli avere i dovuti apprezzamenti in seguito, anche se la certezza di Huo era tale, da immaginarsi benissimo il vecchio parente posato sulla porta della cucina ad origliare i commenti dei clienti.
    Seppur non sembrava, lo zio appariva assai vecchio vista ormai la veneranda e saggia età, ma nonostante il tempo trascorso ed evidente dalle increspature stanche della pelle, egli era ancora agile e arzillo almeno come un tempo, forse un po' meno, e ci sentiva fin troppo bene.
    Non sfuggì all'attenzione del ragazzo quel quadernetto su cui la ragazza sembrava intenta a voler trascrivere qualcosa di estremamente importante, soprattutto vista la sua innata presentazione come una "amante della conoscenza".
    Brutta bestia, sicura sarebbe scesa in quesiti alquanto inappropriati.
    Al dichiararsi, da parte di ella, una vagabonda non si lasciò sfuggire alcuna espressione di stupore, tanto era inesistente quell'emozione in quel momento, da non sfiorarlo nemmeno.
    Non gli cambiava poi molto se essa era una vagabonda o altro, in effetti il suo interessa era che possedesse unicamente i soldi per pagare il servizio che consumava al suo interno.
    Per quanto gli riguardava sarebbe toccata una presentazione degna di nota come la sua?
    "Piacere sono Huo e sono un esiliato..." pensò il giovane con evidente sarcasmo "Come perdere una cliente in pochi secondi insomma".
    In effetti lui in quel posto era molto a rischio, se fossero passate accidentalmente delle sentinelle sotto lo stretto comando del padre, o della sorella, non ci avrebbero pensato due secondi a far fuori sia lui che suo zio, era brutto da dire, ma era condannato a morte dalla sua stessa famiglia.
    « Oh Alia, è un nome grazioso» rispose il giovane con un lieve sorrisetto « Io sono Huo, un semplice cameriere».
    E così ella aveva delle domande da porre, incredibile quanto ciò non lo stupiva, ma lo spaventava al contempo, aveva davvero il terrore di ciò che avrebbe potuto chiedergli.
    Eppure la tensione sembrava salire, nel frangente di silenzio coronato dal lento sorseggiare della ragazza, intenta a gustarsi la sua ordinazione con la dovuta calma.
    Era certo che avrebbe accettato, vista la passione infinita per lo zio di preparare quella bevanda che per lui non era altro che un semplice "infuso di foglie", sicuramente anche ella si sarebbe accorta della passione trasmessa dal vecchio, e avrebbe gradito la bevanda.
    Ed eccola, la domanda che aspettava arrivò spiccante e potente con l'ennesima ustione sull'occhio.
    "... andando dunque al sodo: mi potresti raccontare di Kou?
    Tradizioni, paesaggi, costumi, di tutto" disse la giovane facendo sgranare leggermente gli occhi al ragazzo.
    Sentì l'impulso di sfiorarsi l'occhio, il quale al solo udire quella domanda, aveva cominciato a rievocare i colori cremisi di quel giorno, e il buio della disperazione.
    Gli parve di udire nuovamente la pelle sfrigolare con ferocia, le sue urla rimbombargli in testa assieme alle risate della sorella che non faceva altro che ripetere quanto egli fosse un debole nel lamentarsi di quel dolore dilaniante.
    Eppure lei non era mai stata sfiorata nemmeno una volta dal padre, mentre lui, le aveva prese tante di quelle volte da aver imparato definitivamente che con quell'uomo c'era solo da chinare il capo e non lamentarsi.
    Gli dispiaceva davvero moltissimo non rispondere a quella domanda, ma era più forte di lui, voleva gettarsi alle spalle tutto quel triste e travagliato passato.
    « Ma sei matta?» chiese il giovane intimandole di abbassare la voce, lanciando un'occhiata fugace al bancone dei tre uomini in procinto di concludere la loro permanenza « Questo paese è stato conquistato qualche anno fa da due generali dell'impero di Kou, non vedono di buon occhio l'impero stesso e la famiglia reale. Per questo motivo non posso dirti nulla riguardo Kou e le sue tradizioni... non c'è nulla di interessante da sapere» concluse il corvino in modo da rivelare alla giovane lo stretto indispensabile.
    Se avesse osato approfondire la cultura di Kou, e i suoi usi e costumi, si sarebbe accorta che ne sapeva troppo esaustivamente per essere un semplice abitante di periferia, e in quanto tale avrebbe dovuto conoscere solo lascivamente quelle terre.
    Se fosse caduto in quell'inghippo avrebbe fatto saltare la sua piccola copertura di "cameriere".
    Fu istantaneo, in quel momento, coprirsi l'occhio ferito col palmo della mano, una fitta lancinante aveva ripreso a martellargli la palpebra fastidiosamente recandogli quel pizzicore che quotidianamente cominciava a sbocciare col solo intento di non fargli dimenticare quello che aveva provato quel giorno.
    Tornò a guardare la ragazza con uno sguardo serio, e abbastanza penetrante da imprimerle bene nella testa le proprie parole.
    « Questo è un consiglio spassionato da questo umile cameriere» sentenziò il giovne con fermezza « Sta bene attenta alle domande che fai qui».
     
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    《Piacere di conoscerti, Huo.》

    Proferì l'amazzone, prima di tornare a sorseggiare quell'infuso che tanto aveva conquistato il proprio palato.
    Il ragazzo doveva aver ricevuto un'educazione esemplare, in fondo fin dagli inizi era stato cortese nei confronti di una del gentil sesso, anche se, Atermyrana nel sangue, non la colpì del tutto.
    Sempre stata indipendente e determinata fin dalla nascita, una vera femmina emancipata, ma allo stesso tempo diversa dalle sue connazionali per il pensiero.
    Che fosse stata l'influenza del padre tanto amato, non essendo una della terra natia, il quale era stato artefice della sua educazione, non lo sapeva.
    Tuttavia gli atteggiamenti furono di suo gradimento, insomma a chi non interesserebbe qualcuno dotato di una così spontanea gentilezza e nobiltà d'animo?
    Non ci volle molto prima che Alia terminasse il proprio the insieme ai biscottini offerti, risultando pienamente soddisfatta del servizio.
    Aspetto e contenuto, era tutto buono ai propri occhi, elegante e succulento.
    Si trovava in un paesino, non nella capitale, e la cosa la sorprese ancor di più; si convinse sempre più che il bello stava nelle cose semplici.
    Riposto tutto in ordine sul vassoio in ghisa e spostato in un punto dove non potesse dare fastidio, andò dritta al sodo, esponendo le proprie intenzioni: intenzioni puramente innocenti, ma che evidentemente non garbarono ad Huo, il quale reagì quasi bruscamente e suscitando un sentimento di sorpresa in lei.
    Una reazione alquanto impulsiva, come se lei avesse commesso qualcosa di cui essere rimproverata.
    Nonostante questo iniziale rifiuto da parte del fanciullo di fare un semplice discorso riguardo la sua terra natia, Alia aveva già reperito la prima informazione: il desiderio espansionistico di Kou.
    Era normale non sapere le bramosie della famiglia reale, in fondo tutto ciò che riguardava la politica estera - e non solo - non poteva arrivare alle orecchie di una giovane donna errante; inoltre questi obiettivi potevan essere un desiderio puramente ambizioso oppure di stampo nobile, ma poteva ben dedurre che le tecniche di conquista non portavano del tutto felicità nei popoli conquistati, e da quelle parole non potè che capire solo questo.
    Di certo non era un villaggio a rischio di "morire", ma di certo non godevano di varie ricchezze.
    Iniziò rapidamente a far scorrere la mina lungo la pagina bianca, appuntando velocemente l'informazione appena acquisita.
    Ma di certo non avrebbe mollato tanto facilmente: sperava che con una affermazione, vera o falsa che fosse, del genere lei rinunciasse?
    Avrebbe risposto, oramai si era impuntata.
    E se, nell'ipotesi, lei avesse voluto rinunciare, sarebbe capitato un altro sotto le proprie grinfie; in qualsiasi caso, egli non era l'unica "vittima" del momento.
    Finito di scrivere, sollevò lo sguardo dai fogli verso quello ambrato del giovane, caratterizzato da una espressione di sfida e sorpresa, alzando nel frattempo un sopracciglio.
    Egli davvero era convinto di riuscire a farla arrendere?

    《Pensi che a me importi qualcosa della loro reazione?》

    Disse lanciando un'occhiata fugace verso il tavolo dei tre uomini presenti. Non passarono tanti secondi prima che la fanciulla rispondesse al proprio interlocutore.

    《Ho bisogno di ottenere queste informazioni per la mia enciclopedia, non credo sia un reato.》

    Salvato lui, il quale non aveva ancora conosciuto a fondo le caratteristiche di una ragazza tanto studiosa come lei.
    In ogni popolo esisteva sempre quell'elemento più timoroso, inteso come colui che preferiva evitare l'argomento, ma ciò non le conferì impazienza: era abbastanza sveglia e saggia da sapere che, con le dovute parole e una buona pazienza, avrebbe strappato la vittoria e portata a sè.

    《Apprezzo il consiglio, caro Hou...》

    Disse prima, con un falso sguardo di rassegnazione, di sporgersi più in avanti con il busto, così da poter vederlo meglio nelle sue iridi dorate.

    《... ma non ti basterà per farmi cambiare idea.
    Ora ti rifarò la domanda, sperando che tu risponda: mi racconti di Kou, nella sua totalità?》

    Alia si reputava una ragazza sveglia, aveva sempre preferito usare la testa per analizzare e studiare la prossima mossa; solo in casi eccezionali la forza rappresentava per la giovane Atermyrana l'ultima spiaggia, ma preferiva sempre evitare, quasi mai portava a risultati buoni.
    Per questo, i movimenti del ragazzo non passavano assolutamente inosservati: quell'ampia ed evidente cicatrice fu coperta dal palmo della mano di lui, come se fosse tornata a bruciare: era così evidente che difficilmente Alia avrebbe smesso di pensare a come potesse essersela procurata, alla fine è una ragazza così curiosa di tutto ciò che la circonda.
    Ciò non significò che gli avrebbe chiesto come fosse stata procurata, anche se fosse stata una sciocchezza lei non aveva la confidenza sufficiente, senza contare fosse lì per altro.
    Inoltre il suo non voler rispondere suscitava in lei ancora più voglia di scoprire tutto sull'Impero Kou, sopratutto riguardo le tradizioni.
    Manteneva costante il contatto visivo, non avrebbe ceduto, significava per lei una sconfitta in campo "diplomatico".
     
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  8. Huo Fuchou
     
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    Alia, Alia, Alia, cosa mi aveva commesso d'errato nella sua vita per ritrovarsi a fronteggiare un duello diplomatico con quella ragazza alquanto irrequieta e curiosa.
    Non poteva biasimarla, anche lui in fin dei conti lo era sempre stato, specialmente con lo zio, il quale non attendeva altro di vederlo ritornare a casa per chiedergli di raccontargli entusiasmanti storie sulle sue conquiste in campo espansionistico.
    Ihro, come la ben nota principessa Hakuei, era noto tra tutti i soldati per la trattazione e l'annessione diplomatica delle varie tribù, certo anche lui moltissime volte aveva innalzato la spada per apprendere a pieno che la via della forza talvolta era necessaria, tuttavia se poteva evitarla era sempre stato il primo a favorire la via della non-violenza.
    Ironico trattandosi di un generale molto conosciuto.
    Al contrario del padre e della sorella, le loro brame di conquista e di servire l'impero erano talmente forti da far tremare l'intera nazione, rendendola inquieta e terrorizzata.
    Suo padre era un tiranno, un despota, e sapeva che stava cercando di risalire al trono di Kou senza alcun timore di ciò che sarebbe potuto accadere di lì a poco.
    "Non mollerà..." pensò il corvino continuando a puntare lo sguardo sulla ragazza.
    Sospirò amaramente, abbassando il capo demoralizzato e trattenendo leggermente il fiato intento a sbuffare rassegnato.
    « Bene ti parlerò di Kou» sentenziò il giovane con fermezza « L'impero di Kou non è altro che il classico impero espansionistico, vuole solamente crescere a dismisura e annettere sempre nuove tribù a sé».
    Se si aspettava che avrebbe accettato con cotanta facilità si sbagliava di grosso, sfortunatamente per Alia aveva trovato pane per i suoi denti.
    Non era per il narrare le vicende in sé, ma era per il dolore che essere recavano nel ricordarle, in più non era lui a conoscere bene usi e costumi di Kou.
    Chi era Huo?
    Un semplice esiliato, un bandito, un essere che non avrebbe il diritto di vivere nemmeno in quella terra seppur gli abitanti nonostante tutto li avessero accettati seppur incerti.
    Ricordava benissimo gli sguardi dell'inizio, quegli sguardi inquisitori che sembravano pronti ad ucciderti nel sonno; e invece la buona retorica dello zio li aveva salvati e resi sotto una luce differente.
    Li accettarono, nonostante la loro famiglia avesse contribuito a conquistarla.
    « Scherzi a parte hai scelto la persona sbagliata per narrarti delle tradizioni di Kou. Sono un giovane cameriere che trascorre la vita in questa topaia... sono relativamente poco degli usi... sappi comunque che viene tanto decantata l'educazione dei figli e l'eleganza in sé, il tutto seguito dai classici diritti che si hanno in moltissimi altri regni. Kou è un regno come tanti, l'unica differenza è che probabilmente è più grande, tutto qui» rispose il corvino sottolineando il fatto che ella avesse scelto la persona sbagliata a cui chiedere ciò « Dunque vediamo, continuiamo questo giochino alquanto noioso? Tu continui a ripetermi la stessa domanda all'infinito, e io ripetutamente ti dico di no? Se vuoi non ho alcun problema, Miss Reporter».
    Affermò incrociando le braccia al petto osservando molto attentamente la bionda puella innanzi a lui: Alia.
     
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    *Che fatica...*

    Si disse tra sé e sé quando il ragazzo, apparentemente, accosentì a parlarle riguardo la terra in cui si trovavano; sfortunatamente, nulla che non sapesse ancora.
    Aveva già dedotto le mire espansionistiche di Kou dalla prima affermazione di Huo, quindi si sentì quasi presa in giro nel risentire la stessa cosa.
    Mosse tranquillamente le dita sul tavolo ritmicamente, scrutando in ogni dettaglio il suo interlocutore, alla ricerca di qualche gesto errato da parte sua.

    《Avevo già compreso ciò dal tuo precedente avviso.》

    Affermò con sorriso sarcastico, pensava davvero di giocare con una sempliciotta?
    Se c'era un tratto che era evidente in lei era proprio quella sicurezza nelle proprie capacità e, in un modo o nell'altro, l'avrebbe fatto parlare.
    Poteva cambiare persona, questo era vero e logico, ma il suo essere così vago creava fin troppa curiosità, un pregio e difetto in lei.
    Sospirò, di certo non avrebbe ceduto facilmente a quello scontro.

    《Il tuo opporti mi lascia molto da pensare.
    Sei un abitante di Kou, no? Villaggio o città, gli usi li devi conoscere.》

    Sentenziò mentre segnava quel poco che, pian piano, stava ottenendo: la tanto decantata educazione era visibile dai suoi comportamenti così gentili eleganti, e un tratto così era davvero da elogiare.
    Nacque un periodo di silenzio tra i due: doveva elaborare il tutto, così da evitare che lui ripetesse quel che già sapeva e, magari, proseguire la conversazione con domande più specifiche.

    *Kou è un paese desideroso di ampliare i suoi confini... quindi ha una forte e ampia milizia.
    Noto che danno parecchia importanza all'educazione esemplare, probabilmente sono molto severi e rigidi... quindi, probabilmente, le leggi privano molto la libertà, ma potrei sbagliarmi.*

    Il foglietto del taccuino sembrava un misto di collegamenti e idee, se voleva avere notizie certe, doveva elaborare domande ancor più precise.
    Pensava e ripensava, cercava di comporre i collegamenti più sensati... ma ciò che più conquistò la propria testa fu proprio la sua determinazione, che tuttavia lo avrebbe portato alla disfatta.
    Quel cameriere pensava che ella si fosse trattenuta ad una sola e generale domanda?
    Povero illuso.
    E aveva intenzione pure di provocarla.
    Non riuscì a trattenersi dal ridere, una risata così divertita che avrebbe richiamato l'attenzione di chiunque. Come sarebbe rimasto deluso in seguito, solo Alia lo sapeva.
    Spostò i capelli dietro le proprie spalle, lasciando che non coprissero la parte anteriore del corpo, mentre ella riprendeva fiato dopo la sua reazione alquanto divertita.
    In quel momento, gli occhi si assottigliarono in uno sguardo penetrante, avrebbe retto a quella gara?

    《Io avrei un'idea migliore: tu rispondi, io vado via.
    Non sarai l'unico a cui farò domande, ma ciò non implica che io la smetta.》

    Puntò con le dita oltre la finestra, indicando il paesaggio che regnava all'esterno, magnifico e splendente.

    《Visto che ho sopravvalutato le tue capacità di argomentazione, poichè tu non sei riuscito a rispondere ad una semplice domanda, andrò con domande ancora più facili.》

    Ed ecco che si stava manifestando il suo lato provocatorio, aveva sbagliato il soggetto con cui trattare in questo modo.

    《Sono giunta qui da poco e ho potuto osservare questo stupendo paesaggio.
    Ho potuto notare anche quell'estesa catena montuosa.
    In sostanza, la prima domanda è questa: ha un nome questa zona di Kou e, se si, quale?》
     
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  10. Huo Fuchou
     
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    Alia era davvero convintissima di strappargli nozioni e informazioni di dosso con cotanta leggerezza?
    Povera innocente bambina, ancora non lo aveva capito che Huo non si sarebbe mai addentrato di propria spontanea volontà a narrare delle vicende di Kou nelle specifico?
    Farlo significava ricordare troppo incasivamente la sua vita precedente, quando ancora era considerato un onorevole e promettente giovane degno successore dello zio Ihro e del noto generale Gozai, nulla di nuovo.
    E invece adesso, ovunque ci si girasse, si parli di città come Rakushou oppure la ancora arretrata Yuliang, ognuna di queste conosceva il nome e il volto del ragazzo e dello zio, i quali erano stati cacciati dalla capitale in quanto "aver recato un torto" al neo-generale di questo periodo: suo padre.
    Gozai, quel nome tuonava di imponenza e possenza nella testa del giovane, e gli ricordava unicamente episodi alquanto cruenti, se non per niente lieti.
    Quell'uomo non era mai stato un esempio per il giovane, e tutt'oggi ancora, rinnegava quella figura come suo diretto familiare o padre biologico.
    Era inutile dirlo, per Huo, lo zio era più padre di quando lo fosse stato il suo biologico; perciò gli era talmente grato e devoto.
    Notando la stizza della giovane, comprese quanto fosse forte il suo desiderio di conoscere, e sebbene quella nota sconsolata si dipingeva fin troppo palesemente nel suo sguardo, non poteva non essere particolarmente combattuto sul da farsi.
    "Parlare o non parlare?" si diceva con innata insistenza, osservando il volto della ragazza farsi particolarmente serio e attento "Ah ma perché la gente è così curiosa".
    Sospirò pesantemente, portandosi nuovamente la mano alla cicatrice, diavolo quanto bruciava, il solo pensare alla sua vita passata rievocava in lui quella sensazione: la carne che sfrigolava sotto le fiamme ardenti, l'odore acre e nauseante dell'ustione che gli riempiva le narici impastandogli disgustosamente la bocca, e quell'attimo di buio immenso che lo aveva attanagliato rendendogli la vista alquanto fosca e torbida.
    Dolore, dolore e dolore, quel regno gli rievocava unicamente dolore e non riusciva a colmare tale sensazione in lui.
    « Va bene, va bene... ti racconterò tutto» affermò il giovane rassegnato alzando le braccia in segno di resa « Non sarà un racconto dettagliato vista la mia giovane età, mio zio ne sa molto di più su Kou, sulle sue leggi e i suoi ideali, ma cercherò di essere il più esaustivo possibile».
    Quella ragazza non aveva vinto quella battaglia, Huo avrebbe continuato tranquillamente a negarle una risposta per ancora moltissimo tempo, quel suo tono rassegnato era solo un favore nei confronti della giovane, la quale sembrava fin troppo bramosa di conoscere gli usi e i costumi di Kou.
    « Ci troviamo nella valle della Luna» sentenziò il giovane « Più precisamente in un villaggio nelle vicinanza della città Yuliang, nota anche come la terra dei figli della Luna» affermò con fermezza intento a spiegarle il più chiaramente possibile « Non è altro che una semplice valle, non ha nulla di eclatante in confronto alle città dell'impero, mentre la montagne di cui hai parlato sono le Montagne di Giada, non ci si addentra quasi mai a meno che non si sia disperata, tra i loro boschi si nascondono tribù alquanto sconosciute perfino a noi che vi abitiamo accanto, sono popoli che ancora non si sono piegati alla supremazia di Kou e dei suoi eserciti».
    Affermò notando lo sguardo raggelante che i tre uomini rivolgevano loro in seguito a quel velocissimo racconto, e non poteva biasimarli, era stato molto difficile per loro accettare la presenza di un uomo che li aveva conquistati, o che aveva contribuito nel farlo, e francamente fu arduo per loro anche fidarsi del nipote, nel quale sangue scorreva impetuoso l'eredità di due generali alquanto potenti.
    « Per quanto riguarda Kou, è una monarchia alquanto opprimente, e la sua vena espansionistica tende ad imporre la sua cultura su quasi tutti i popoli conquistati e annessi al regno. L'educazione, specie per i nobili, è tutto, se non dimostri rispetto per chi ti è superiore, se parli a sproposito o quando non interpellato, o se sfidi anche controvoglia qualcuno recandogli un torto... ne paghi le conseguenze. Tuttavia la sua cultura è florida e ricca, è tipicamente orientale da come puoi vedere dai fiori di ciliegio che sono il simbolo della cultura di Kou. Se poi ti capiterà di entrare a Rakushou potrai notare questa cultura ancora di più dagli ampi edifici, da statue raffiguranti i draghi, e dai colori sgargianti delle stoffe pregiate della capitale. Non è del tutto un luogo malvagio in cui vivere, ha i suoi lati positivi, e sono molti... l'unica pecca è il suo essere dannatamente ligio».
    Espirò a fondo, osservando la donna con fermezza e sincerità, si era messo in gioco, e aveva fatto in modo di limitare le informazioni riguardanti fatti troppo personali inerenti al suo passato.
    « Non so dirti molto nello specifico, questo è quanto conosco di Kou e delle sue terre».
     
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    Il sospiro appena emesso dal ragazzo di Kou aveva consegnato ad Alia una battaglia vinta; la guerra non si era ancora conclusa, non del tutto.
    La sua voce tornò a rieccheggiare, e la mano di Alia a segnare tutto ciò che avrebbe detto; poteva ritenersi fortunata, in poche ore aveva completato già una parte della sezione di Kou: l'ambiente.
    Sicuro, non esisteva solo la Valle della Luna, ma avendola già ammirata e avendo segnato tutto ciò che le mancava a riguardo, era una sezione completata. Ripreso il viaggio avrebbe osservato altri paesaggi e intervistato altre persone, e solo in quel momento si sarebbe data una pacca sulla spalla, soddisfatta di sè e avrebbe abbandonato Kou.
    Per il momento, bisognava concentrarsi sul presente, vagare per i propri pensieri non era il massimo.
    Scriveva e scriveva, un flusso di parole che venivano trascritte in pochi secondi, le quali avrebbero composto successivamente il paragrafo del libro tanto amato da lei.
    Poteva intuire che, in quel territorio, fossero abbastanza legati al grande satellite celeste che, ogni notte, faceva la sua comparsa, o non si sarebbero mai definiti "figli della Luna", no?
    Portò una mano sul tavolo, lasciando che essa sorreggesse il capo intento a rileggere in un eventuale controllo.
    Non staccò minimamente gli occhi da quell'ammasso di lettere e collegamenti, tuttavia la giovane vagabonda non si limitò ad ascoltare.

    《Come mai voi del territorio siete tanto legati alla luna..?
    Per essere definiti addirittura "figli", dev'esserci un motivo di fondo, no?》

    Sentenziò senza fissarlo direttamente negli occhi, preferendo rileggere gli appunti per evitare errori.
    Nel frattempo, in un'altra pagina, appuntò rapidamente quel poco che aveva raccontato riguardo l'educazione e i comportamenti tipici di Kou, anche se in parte aveva intuito.
    E fu qui che Alia riprese di nuovo a parlare.

    《Non avete alcuna festa in particolare?》

    Chiese con garbo, tornando finalmente a stabilire un contatto visivo con Huo... che continuava a stimarsi come un semplice ragazzo "ignorante" dei costumi del proprio paese natio, quando invece le domande poste eran tutt'altro che difficili.
    Pensava di poterla liquidare tanto facilmente? Davvero?
    Sospirò, aveva davanti un mulo bello tosto, ma doveva ammettere che le infondeva quell'adrenalina che le conferiva ancor di più di proseguire nel discorso.
    Era troppo presa dal voler "primeggiare" su di lui che non avrebbe rinunciato per nulla al mondo.
    Fu così che le tornarono in mente le sue parole:

    "... mio zio ne sa molto di più su Kou, sulle sue leggi e i suoi ideali..."

    Come prendere due piccioni con una fava: avrebbe avuto ciò di cui aveva bisogno dal suo stesso parente, il che implicava una sconfitta da parte sua.
    Un sorriso beffardo comparve sul volto di Alia che, pronta a mettere in atto la sua nuova strategia, si piegò in avanti, arrivando a fissare meglio gli occhi ambrati di Huo, ad un passo da lui.

    《Se un giovane cameriere come te non è in grado di rivelarmi due piccole informazioni, allora sarà comunque cortese nel permettermi di parlare con suo zio, non credi?》

    La sua parlata era caratterizzata da un finto tono educato, il quale nascondeva il suo obiettivo.

    《Sarebbe così carino da parte tua se tu riuscissi a farmi avere un rapido colloquio insieme a lui!》

    Sembrava euforica, quando in realtà era solamente in attesa del suo parente.
    A volte capitava ci ripensasse a certi atteggiamenti, le dispiaceva un po' comportarsi in una maniera tanto subdola non la caratterizzava per nulla, ma era stata abbastanza provocata da scatenare il suo moto d'orgoglio, seppur con una scossa leggera.
    Il sole, pian piano, si alzava nel cielo, risplendendo luminoso e splendente nel cielo limpido, riscaldando l'ambiente e dando il benvenuto al nuovo giorno.
    In poco tempo sarebbe venuta altra gente... e lei non avrebbe potuto conversare ancora; aspettò intrepida la risposta del giovane, il quale sembrava ritenersi libero dalle grinfie di una curiosona come Alia.

    《Posso attendere anche fino a questa sera, non scappo. E poi... volevo congratularmi per il servizio!
    E ovviamente, anche con te, caro.》

    Sorrise nell'affermare ciò, in attesa di una sua risposta.

    Edited by Alia Chandra - 17/5/2017, 19:04
     
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  12. Huo Fuchou
     
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    Quella ragazza non voleva proprio mollare nel conoscere molto, tuttavia qualcosa lo bloccò dal risponderle.
    "Come mai voi del territorio siete tanto legati alla luna..?
    Per essere definiti addirittura "figli", dev'esserci un motivo di fondo, no?".
    Huo sgranò gli occhi sbiancando improvvisamente, perché gli abitanti del villaggio si consideravano tanto i figli della luna?
    Questa nozione nella capitale non gli era mai stata fornita, e lì nessuno si riteneva tale, tuttavia doveva immaginarsi una simile domanda prima o poi.
    A dire il vero di questo lui non ne sapeva proprio nulla, e ciò lo faceva sentire non poco a disagio per questo, ma suo padre non era mai stato un uomo molto legato alle tradizioni, il più delle volte era la madre a portarlo a qualche festa popolare o narrargli di antiche leggende.
    Ma mai dei figli della luna.
    Questa piccola e innocente lacuna lo cominciò a tormentare, facendolo sentire improvvisamente non completamente parte di quel mondo, di quella realtà ambigua e priva di qualsiasi malizia.
    E suo zio?
    Ne sapeva qualcosa su quella parte di storia?
    Non gliene aveva mai parlato, ne sapeva solamente in maniera ambigua a riguardo, ma non in maniera esaustiva.
    « N-Non lo so... non so nulla dei figli della luna» ammise abbassando il capo mortificato, non sapeva proprio nulla di loro, e ciò lo destabilizzava non poco.
    Erano una parte fondamentale della loro cultura, delle loro tradizioni, e del loro essere vivi, eppure lui non ne conosceva le usanze, le ideologie, i pensieri... nulla.
    Ad ogni modo, non era ancora tutto perduto, sebbene lo sconforto regnasse sovrano ora nel corpo del corvino.
    Aveva altre conoscenze, conosceva molto bene le gesta militari dello zio e di suo padre, non facevano altro che raccontargli ciò quando erano giovani, ed era così bello quando le ascoltava.

    « Neh zio! Anche questa volta avete vinto, vero?».
    -Huo... vincere in guerra non è tutto, se poi non ne sei soddisfatto-.
    Quelle parole, non le aveva mai comprese a pieno, non in quel momento.
    Per la prima volta di ritorno da un campo di battaglia, lo zio portava con sé il peso di un rammarico enorme, e infatti gli pareva strano.
    Al suo ritorno, mancava qualcuno: solitamente partivano sempre in molti, ma tornavano alla residenza del padre solamente in tre.
    Lo zio Ihro, il padre, e il figlio dello zio.
    -Huo... vieni, lascia in pace lo zio, ha bisogno di restare un po' da solo- lo aveva ammonito la madre, prendendolo delicatamente per mano intento a portarlo all'interno della calda e lussuosa villa.
    -Lascialo stare Jasmine. Huo non mi disturba mai-.
    Non aveva perso la sua affettuosità, quella dolcezza infinita che era tipica di un padre addolorato.
    Solo poco dopo, quando ogni cosa si calmò, dopo ore di silenzio al tramonto, osò chiedere.
    « Zio... come mai lui manca?».
    -La guerra è davvero viva, Huo. Ti da milioni di emozioni. Anche il dolore, il dolore per una grave perdita-.
    All'ora lo comprese, lo zio aveva sofferto in silenzio così a lungo senza dire nulla, fino a quando non ebbe la forza di confidare nel nipote.



    Huo parve riscuotersi da quel ricordo improvviso che lo aveva visibilmente scosso e lasciato completamente basito, perdendosi una parte importante del discorso della ragazza.
    Non ricordava, aveva accennato a delle festività?
    "Ah sì giusto, mi ha chiesto delle feste".
    « Scusami, mi ero distratto» confessò il corvino lanciando uno sguardo alla porta della cucina, chissà se ogni tanto Ihro ci pensava, al figlio perduto « Comunque sì, abbiamo diverse festività. Te ne elencò qualcuna: abbiamo la Sichuan, è molto carina ed è conosciuta come "la festa delle Lanterne", poi abbiamo la Sanxia, anche detto "il festival dell'arte", forse è la più carina, dura un'intera settimana e sembra essere una rievocazione storica delle tradizioni ormai dimenticate di tutta Kou, uhm poi... non ce ne sono altre. Non abbiamo molte festività a dire il vero, queste due sono le più importanti».
    Aveva assistito alla Sanxia solo una volta durante l'infanzia, in compagnia della madre con la quale era sgattaiolato fuori dalla villa e dai ligi e severi insegnamenti del padre riguardo la disciplina e l'arte della guerra e del combattimento.
    Suo padre a dire il vero era proprio un fanatico di ciò, era davvero troppo ossessionato dal suo lavoro come generale, e ciò lo metteva non poco in cattiva luce col figlio, il quale piano piano, aveva provato una profonda repulsione per quell'uomo.
    "Huo, questo sarà il nostro piccolo segreto eh. Non dire a nessuno di questa nostra giornata".
    Sua madre, non la vedeva da anni, e non seppe mai cosa ne fu stato di lei, ma era una delle poche a sostenerlo senza dubitare delle sue capacità, le doveva davvero moltissimo.
    "Sarebbe così carino da parte tua se tu riuscissi a farmi avere un rapido colloquio insieme a lui!".
    Sgranò gli occhi sobbalzando leggermente, un colloquio con lo zio, certo che quella ragazza era una bella arpia, non mollava proprio.
    Si trattenne dal risponderle malamente per questa sua affermazione, però una cliente era una cliente, e suo zio gli avrebbe fatto una lavata di capo se avesse sentito.
    « Ecco, non lo so, è molto impegnato col lavoro, e verso sera c'è sempre molta gente che viene a prendere il thè...».
    -Nessun problema signorina!- lo interruppe il vecchio uscendo rapidamente dalla finestrella che collegava le due sale.
    « TORNA AL LAVORO TU!» urlò il corvino tirandogli dietro un canovaccio.
    Il loro rapporto era molto ambiguo: a prima vista sembravano odiarsi follemente, o almeno ciò si percepiva dalle reazioni di Huo col parente, mentre Ihro sembrava il classico bambino mai cresciuto, scherzoso e allegramente vivace.
    Pochi però, riuscivano a scorgere il profondo affetto e l'ammirazione che legava quei due così tanto da continuare a convivere assieme in quel negozio.
    Sospirò rassegnato, alzando le mani in segno di resa.
    « Suppongo di non avere altra scelta... vuoi sapere qualcos'altro in attesa di sta sera?».
     
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    Ebbe una specie di sorpresa nell'apprendere la sua ignoranza riguardo la prima domanda posta dalla fanciulla: stava bluffando oppure era sincero?
    Da come poteva vedere, il volto era cupo, come se avesse fatto una domanda impossibile a cui rispondere.
    Portò il pollice e l'indice sotto il mento, fissandolo con gli occhi strizzati, sospettosa di lui.

    *Ma è originario o no di questo villaggio?*

    Pensò tra sé e sè: i tratti erano comuni con l'altra gente che aveva incrociato, ma Kou era vasto e se, come aveva affermato, questo villaggio fosse stato conquistato da poco, comunque doveva conoscere delle tradizioni, no?
    Più ci pensava e più confermava la teoria, ma era solo un'ipotesi che non poteva confermare senza chiedere ciò al diretto interessato.
    Però, nonostante quel momento d'instabilità, subito si riprese e iniziò a trattare delle festività, cosa che soddisfò abbastanza la giovane.
    Era sempre stata convinta dell'importanza che una festa potesse avere, incarnava la vera essenza di un popolo.
    Sopratutto l'ultima nominata catturò l'attenzione della fanciulla: una rievocazione delle tradizioni dimenticate, ciò significava che loro possedessero un sentimento nazionale particolarmente forte.
    Solo deduzioni, certo, ma c'erano tutte le carte in regola per rendere ciò vero.

    《Da come me le hai superficialmente descritte... sembrano davvero magnifiche...》

    Affermò quasi sottovoce: a lei piacevano tutte le tradizioni, in particolare quelle in grado di unire il popolo e la bellezza.
    Un forte paese doveva esser composto anche da un popolo unito; se da un lato il desiderio espansionistico rendeva lo Stato inaccettabile, troppo "dittatoriale" agli occhi dei conquistati, da un altro lato questo cercava di rendere tutti cittadini di uno stesso impero.
    Era interdetta, non sapeva come definire Kou.
    Se qualcuno le avesse chiesto di raccontarle di Atermyra, non le sarebbe bastato un solo giorno ma, riassumendo, lo avrebbe definito quasi "incoerente".
    Il femminismo che tanto contraddistingueva il popolo femminile era conosciuto da chiunque; decantavano la loro eguale forza rispetto agli uomini, mentre nel loro impero l'unica impressione che aveva ricevuto era il loro concetto di superiorità nei confronti del sesso opposto.
    Un sorriso stizzito si disegnò sul volto della fanciulla, al solo ripensare ciò.
    Coloro che venivano a conoscenza del suo modo di pensare affermavano ogni singola volta "non dovresti pensarla così, sei una donna...".
    Perchè la gente ha questi pregiudizi?
    Avere dei privilegi significava condividerne il pensiero, solo uno stolto poteva avere pregiudizi così.
    Ripresa coscienza, potè notare come Huo, ostacolato dallo zio nell'evitare la propria proposta, lanciò un canovaccio verso quest'ultimo.
    Ci aveva provato, Alia sapeva ottenere quel che voleva... e apprezzava quella disponibilità che lo zio stava mostrando.
    Si girò verso la porta da cui egli si era affacciato, mostrando un sorriso e inclinando di poco la testa in segno di ringraziamento.

    《Grazie per la disponibilità!》

    Tornata a guardare il cameriere, lasciò passare alcuni secondi prima di rispondergli.

    《... si ci sarebbero...
    Ma preferisco parlarne in presenza di tuo zio, una conversazione a tre è più entusiasmante, no?》

    In attesa di una sua risposta, portò ogni oggetto all'interno del proprio sacco; non aveva alcun problema ad attendere, in fondo, se aveva la certezza di ottenere la "vittoria".
     
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  14. Huo Fuchou
     
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    Huo sapeva per certo di non riuscire a reggere il confronto emotivo che le domande della donna rievocavano caldamente in lui, istante dopo istante difatti i ricordi ri-affollavano la mente e la sensazione di vuoto e angoscia che da anni lo aveva abbandonato lo colpì improvvisamente come un fulmine improvviso.
    Da quando si erano nascosti in quell'umile villaggio, lo doveva ammettere, la loro vita non era stata semplice: suo zia era stato riconosciuto subito per le gesta despote di suo fratello, il quale portava con sé una fama davvero poco invidiabile, e per Huo fu dura.
    Ihro, lo zio, riuscì a integrarsi benissimo nella società, la sua innata saggezza e il suo attaccamento alle tradizioni erano sempre stati doti che Huo non possedeva, non percepiva le tradizioni di Kou come qualcosa che potesse unire il popolo in maniera così forte e risoluta, e a ciò doveva rendere grazia a suo padre, per averlo privato di crescere come tutti gli altri i suoi coetanei.
    Poteva dedurre ciò appunto dalla domanda a cui non seppe rispondere, riguardo i figli della luna, e il modo molto superficiale e sbrigativo nel quale si era limitato semplicemente ad elencare le uniche festività che si solevano apprezzare e festeggiare a Kou.
    Gozai era un uomo spaventoso, il sol ricordarsi il suo volto suscitava nel giovane corvino un sentimento di terrore misto a dolore, e i ricordi di quel giorno tornavano vividi e violenti.
    Un semplice gesto, un semplice desiderio di voler proteggere delle persone care: Huo si era battuto per l'onore dello zio, criticando i metodi barbarici e violenti del padre come inadatti a guidare un intero esercito con lo scopo di voler sottomettere delle popolazioni.
    E quel semplice atto di ribellione, gli costò quello che un tempo era un volto "normale", lindo, e sereno.
    Un sorriso che mai più sarebbe comparso nel volto del corvino, strappato violentemente dall'ardore delle fiamme che devastanti, divoravano ogni sua scintilla di speranza.
    Perfino all'arrivo in quel villaggio per lui fu difficile.
    "Sei il figlio di Gozai! L'uomo che ci ha portato via tutto" bofonchiava la gente "Non sei il bene accetto qui! Vattene!" continuavano le voci "Speri che ti venga data la nostra pietà?".
    Parole, parole e soltanto parole, che ferivano, che dolevano, che lo rendevano consapevole che ovunque egli osasse volgere lo sguardo non sarebbe mai stato al sicuro, non avrebbe mai riavuto indietro un posto da poter chiamare nuovamente casa.
    Col tempo le ingiustizie passarono, certo, sebbene più di qualche volta capiti che sguardi minatori e poco amichevoli venissero rivolti verso il ragazzo, prevalentemente da gente foresta al locale o al villaggio in cui esso era stato edificato.
    E queste sensazioni, le aveva rievocate tutte quella ragazza, senza alcun rimorso del dolore che aveva risollevato.
    « Scusami, sta entrando della clientela. Attendi qui, se vuoi ordinare altro non esitare a chiamarmi».
    Allacciò nuovamente il grembiule alla vita, e recitò un falso sorriso per intrattenere la clientela che stava entrando.
    Sorriso che non riusciva a trattenere lo sconforto decorato nelle iridi ambrate degli occhi, sorriso che nonostante tutto, portava con sé l'alone amaro delle lacrime, e della delusione.

    [Sera inoltrata]

    Il tempo che trascorse a correre avanti e indietro per il locale non ebbe paragoni, e la fatica cominciava a farsi sentire.
    Talvolta, sperando che i clienti non lo stessero osservando, poiché troppo impegnati a chiacchierare tra di loro, soleva appoggiarsi al muro dietro al bancone intento a rilassare un po' i muscoli tesi per l'eccessivo sforzo.
    Correre avanti e indietro con pesi non indifferenti non era semplice, specie se prolungato per tutto il tempo.
    Ormai ci stava facendo il callo a tutta quella fatica, e resistere al desiderio di sdraiarsi a riposare lo fortificava e lo aiutava a distrarsi.
    Ma l'orario di chiusura arrivò ugualmente, e Huo poté sospirare rasserenato sapendo che in quel momento avrebbe potuto rallentare un po' quei ritmi caotici e frenetici.
    Bussò alla porta della cucina, spalancondone una metà con un piede mentre tra le mani sorreggeva un vassoio colmo di tazzine sporche.
    « Zio! Esci pure, finisco io di lavare il resto».
    -Huo fatti aiutare-.
    « Hai una conversazione in attesa. Ho detto che finisco io!».
    Il vecchio uomo sospirò uscendo dalla cucina scambiandosi di posto col nipote con un sorrisetto furbo e diletto in volto.
    -Ha lo stesso caratteraccio burbero di suo padre- scherzò infine avviandosi verso il tavolo cui la bellezza bionda attendeva con impazienza la sua tanto amata sapienza.
    Nel frattempo Huo aveva chiuso le porte e lasciato uno spiraglio aperto sulla finestra delle comande, così da lasciare che l'aria che rinfrescava la sala da thé giungesse anche in corrispondenza della plonge cui la quantità di piatti sporchi si accumulava ogni sera.
    Cominciò a lavarli rapidamente uno ad uno, non avendo il lusso di elettrodomestici d'avanguardia che sottraessero numerosa mano d'opera al loro lavoro, avrebbe dovuto ricorrere ai classici vecchi metodi del lavaggio a mano perdendovi dietro un po' di ore.
    E intanto Ihro, si era affrettato a sedere al tavolo, cui non sfuggì un'attenta occhiata a quella bellissima fanciulla che per tutta la giornata aveva allietato con la sua presenza la loro umile sala.
    -Buona sera signorina- affermò l'ex-generale non un sorriso stampato in volto -Il vostro aspetto è molto singolare da queste parti, mi viene da dedurre che non siate di Kou. Simili tratti somatici li ho già visti in passato, singolari e fieri... Ad ogni modo, volevate delle risposte giusto? Quindi, perché non comincia subito con le domande? Risponderò ad ogni vostra richiesta, anche la più strana-.
    Educato e raffinato, l'efficiente abilità nella retorica dell'ormai spodestato generale Ihro era ineguagliabile e maestosa, rivelando improvvisamente quanto gli anni che solcavano la sua veneranda vita avessero contribuito a renderlo la persona che si presentava innanzi ad ella in tutta la sua vecchia saggezza.
    Huo uscì dalla stanza, un colorito paonazzo ad imperlare le gote a causa dell'eccessivo vapore formatosi durante il lavaggio, e si affrettò a spalancare una finestra permettendo alla brezza serale di giovare al calore che si accumulava facilmente in quelle quattro mura.
    Non interruppe la discussione, né dette intenzione di volervi prendere parte: semplicemente sedette tranquillamente in disparte sullo stipite della finestra fissando l'orizzonte verso est, la dove a miglia di distanza di ergeva l'imponente capitale che teneva stretta a sé la sua casa, la dimora in cui era cresciuto e aveva abbandonato gradevoli ricordi della sua esistenza.
    Fissava il vuoto senza proferire parole, distante, silente, rimembrando come di consueto la sua vita, il suo fato, ogni singolo errore che aveva dovuto scontare con il suo stesso orgoglio.
    Un sorriso compassionevole dipinse le labbra del vecchio, a fissare il nipote intento a svolgere quel gesto di routine che ormai per lui non era più una novità.
    -Fa così ogni sera finito il lavoro, è un rituale che non intendo spezzare. Interrompere il flusso dei pensieri o dei ricordi potrebbe essere alquanto indelicato- affermò Ihro con tranquillità -Ma sono qui per le signorina... come si chiama? Perdonatemi la scortesia nel non essermi presentato, il mio nome è Ihro-.
     
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    Di certo rimase sorpresa alla reazione che ebbe il ragazzo in seguito alla moltitudine di domande appena poste; nulla di fin troppo evidente, ma aveva percepito quella sensazione di sconforto che pian piano si era manifestata attraverso le sue iridi ambrate, nonostante il sorriso dipinto sul suo volto.
    Non si poteva sentire in colpa, non poteva saperlo.
    Non poteva aspettarselo.
    O forse era una sua impressione... però non era negabile un repentino cambiamento di umore.
    Sbuffò, non era roba che la riguardava e, mentre lui tornava ad indossare la maschera del cameriere, lei si affrettò a godersi la permanenza lì, aspettando la fine della loro giornata di lavoro.
    Con il sole che, lentamente, raggiungeva il suo punto più alto, rendendo la giornata soleggiata e gioiosa, aumentava il flusso di gente che varcava la soglia del locale, solitamente era possibile intravedere gruppetti di donne non impegnate in alcun lavoro casalingo oppure uomini in procinto di iniziare la loro giornata con un the rilassante.
    Quasi sembrava tradizione entrare e immediatamente lanciare un'occhiata alla propria figura, fin troppo diversa da una classica fanciulla di Kou. Ma quanto le poteva importare, le andava benissimo apparire diversa, la rendeva unica.

    Calato il sole...

    Le unghia picchiettavano sopra il ripiano ligneo che da tempo aveva occupato, oramai il sole aveva lasciato posto alla luna, quel satellite che da sempre aveva accompagnato la Terra nella sua orbita, quel piccolo corpo celeste amato dalla gente del luogo.
    Le stelle apparivano in tanti puntini luminosi alti nel cielo, chi più, chi meno; era una serata limpida e tranquilla, gli animali notturni erano pronti a vivere dopo una lunga dormita mattutina. Essendo un villaggio vicino alla foresta, non era difficile udire i diversi versi emessi dalle fiere che l'abitavano.
    Fortunatamente, oltre alla luna, c'erano divese fiaccole poste per la via principale ad illuminare; poca gente passeggiava la sera, magari in cerca di calma, per rilassarsi.
    E lei si trovava ancora seduta sulla stessa sedia da ore - concedendosi qualche camminata fuori ler sgranchirsi le gambe -.
    Finalmente, dopo che l'unico cliente rimasto aveva lasciato il piccolo edificio, recandosi nella propria umile dimora, potè seguire la figura di Huo fino alla porta della cucina che, con evidente disturbo, portava quei vassoi colmi di tazzine e piatti.
    Alia notava fin troppo bene i gesti e movimenti della gente, anni di allenamento nell'osservare l'ambiente attorno, e lui era un ragazzo poco bravo a nascondere le emozioni, o così parve a lei.
    Si chiamava "linguaggio del corpo", cosa che, sfortunatamente per lei, possedeva come ogni essere umano.
    Non passò troppo tempo quando apparve un'altro uomo, molto più anziano di aspetto: doveva essere obbligatoriamente lo zio, lo aveva riconosciuto anche dopo averlo intravisto con la coda dell'occhio ore fa.
    Molto più solare - non che ci volesse molto - rispetto ad Huo, l'uomo doveva possedere un'età piuttosto avanzata, specialmente per lunga barba e chioma dal colore argenteo.
    Arrivò esattamente vicino alla sedia che, attimi fa, era occupata dal nipote.

    《Buonasera a lei, signore.》

    Pronunciò con voce ferma e composta, accennando un inchino solo con il capo, per poi tornare ad incrociare il proprio sguardo roseo con il suo.
    Da come si era presentato, faceva intuire conoscesse le donne di Atermyra, o almeno era certo di aver incontrato persone di etnia diversa; era onorata di sentirsi dire di appartenere ad un popolo definito dallo stesso uomo "singolare e fiero", non ne aveva tutti i torti... peccato possedesse ovviamente difetti che alla stessa Alia non andavani a genio, poichè venivano spacciati per pregi.

    《Esattamente, sono originaria del Regno di Atermyra, credo sia abbastanza ovvio.》

    Affermò senza alcuna intonazione, non voleva lasciar uscire i propri pensieri riguardo la città natia, ci sarebbe voluto un papiro per spiegare, come giusto che fosse.
    Era pronta per riempirlo di domande riguardo l'Impero, prima di esser catturata dai comportamenti adottati dal ragazzo.
    Troppo quieto e chiuso.
    Quello che lo stesso zio aveva chiamato "rituale" che non aveva intenzione di spezzare, e Alia non era nessuno per farlo.
    Chissà quali pensieri lo tormentavano ogni giorno, per comportarsi così.

    《Non si preoccupi, è meglio non disturbarlo...》

    Spostò lo sguardo da Huo a colui che si presentò come Ihro, un nome che alla fanciulla dalla chioma dorata suonava quasi "aulico".
    Era sorpresa dalla diversità che legava i due: uno giovane, burbero, scontroso, l'altro decisamente più gaio e solare in confronto, saggio e colmo di esperienza.
    Con un parente così, difficilmente uno poteva crescere con una personalità simile o uguale a quella del fanciullo, ma era successo.
    Non erano affari suoi, alla fine, tranquillamente parlando, qualche indizio sarebbe sorto.
    A volte si picchiava mentalmente per quanto la curiosità fosse regnante in lei, prima o poi l'avrebbe portata a grossi guai... ma allo stesso tempo era stata in grado di evitarli, che male c'era, era umana no?

    《... comunque il mio nome è Alia Chandra e non si scusi, è fin troppo cortese già nel fornirmi il suo tempo.》

    Strinse nuovamente tra le mani quel blocchetto di fogli, di cui il primo coperto da linee e curve d'inchiostro, pronta a riempire il proprio bagaglio culturale.

    《Allora, parlando precedentemente con Huo, sono venuta a conoscenza del nome di questo territorio e dell'appellativo datosi: "figli della Luna".
    Ciò che volevo apprendere era il motivo per cui possiedano questo soprannome e se possedessero qualche tradizione.》

    Gli occhi della ragazza, forti e magnetici, scrutavano la figura, quasi sembrava un interrogatorio.
    Ma lo faceva per una buona causa.

    *È solo la prima domanda, non credo si schioderà dopo poco tempo da quella sedia.*
     
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26 replies since 7/5/2017, 19:50   158 views
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